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Chiesetta e musica alta, i residenti a sindaco e opposizione: «Rispondete alle nostre domande»

Lunga lettera del comitato del quartiere San Lazzaro al sindaco e all'opposizione: «Rispondete alle nostre domande»

«Come si legge in questi giorni, l’annosa questione del locale “La Chiesetta” si è riaperta. E’ ormai una questione che si trascina dall’inizio dell’estate del 2017, quando sono iniziate le segnalazioni e le lamentele dei numerosi residenti per il rumore che proveniva dal ristorante che, nelle serate estive, il mercoledì, venerdì e domenica, svolgeva (e pubblicizzava) l’attività di discoteca all’aperto, in una chiesa sconsacrata di proprietà di un’Opera Pia, dove oggi sorge, al posto dell’altare, un bancone da bar, per cocktails e super-alcoolici. Come è noto, le autorità comunali di Piacenza, dal settembre 2017 (data in cui fu siglato un protocollo di intesa in Prefettura, che coinvolgeva Sindaco e associazione dei gestori di discoteche, nella figura del suo rappresentante) hanno disposto la chiusura di una dozzina di locali (anche senza rilevazioni acustiche ARPAE) per varie motivazioni: dalle ragioni di ordine pubblico, alle emissioni acustiche, stando a quanto riportato dai media locali». A scriverlo in una lunga lettera il comitato del quartiere San Lazzaro guidato da Marco Mazzoli: hanno stilato una serie di domande "bipartisan" rivolte al sindaco, ma anche 
all'opposizione in Consiglio Comunale e alla precedente giunta.

«Molti dei residenti  - prosegue - nelle numerose abitazioni adiacenti (che esistevano da molti anni prima dell’apertura del locale) osservano che se, da un lato, è positivo che ci sia “movimento” a Piacenza, dall’altro, questo non deve avvenire a danno dei residenti che, al mattino devono alzarsi e andare a lavorare. Sempre secondo i residenti il problema non si porrebbe se i rumori si verificassero fino a mezzanotte, mentre, nella realtà, è proprio da mezzanotte (fino alle 2 di notte e, spesso, oltre) che si svolgono le attività di discoteca. Nel giugno 2018 si verificò una rilevazione ARPAE che registrò forti sforamenti dei limiti di rumore consentiti. A seguito di tale rilevazione gli uffici comunali disposero la cessazione dell’uso “di impianti elettroamplificati che dispiegano i propri effetti in spazi aperti del pubblico esercizio” finché i dispositivi di amplificazione non avessero avuti opportuni adeguamenti per il rumore. I residenti segnalarono tuttavia alla Polizia Municipale, che tale disposizione fu disattesa. In seguito, nonostante gli “adeguamenti” approntati dal locale, una successiva rilevazione ARPAE (settembre 2018) rilevò sforamenti dei limiti consentiti di rumore ancora superiori di quelli rilevati nel giugno 2018. Il sindaco non dispose la chiusura del locale (nonostante fossero stati chiusi dal settembre 2017 molti altri locali per vari motivi) ma il semplice divieto di diffondere musica all’aperto. Successivamente molti residenti lamentarono forti emissioni acustiche, dovute al fatto che il locale, nel fare musica all’interno, teneva le finestre aperte, con risultato che le stanze del locale generavano una sorta di “effetto cassa di risonanza”. Come è noto, successivamente, il Questore (non il sindaco) dispose la chiusura per un mese del locale. A seguito di un ricorso dei gestori, il TAR dispose la riapertura anticipata del locale, anche se (a quanto riportato dai media) non contestò la legittimità in sé della chiusura. Molti residenti vogliono ora rivolgere (in modo “bipartisan”, per non essere strumentalizzati in vista delle prossime elezioni regionali) alcune domande a sindaco ed opposizione (a cui è rivolta la prima domanda)». Ecco le domande

  1. Perché la precedente amministrazione, all’inizio dell’estate 2017, alla fine del suo mandato, quando sono iniziate le segnalazioni e le lamentele dei residenti, consentiva al locale l’attività di discoteca all’aperto in una zona abitata e, per di più sotto le finestre delle case? Ha disposto controlli e verifiche sulle autorizzazioni?
  2. Perché, dopo aver disposto la chiusura di una dozzina di locali tra il settembre 2017 e il settembre 2018, dopo ben 2 rilevazioni ARPAE che rilevavano forti sforamenti alla “Chiesetta” delle soglie di rumore consentite, la sindaca di Piacenza non ha disposto (unico caso in Emilia Romagna) una chiusura temporanea, anche solo breve, del locale? Non era stata siglata una convenzione in Prefettura in proposito? Chi era garante di questa convenzione?
  3. A giudizio della Sindaca, chiudere una dozzina di locali (anche senza rilevazioni ARPAE) e lasciarne aperto uno (dopo ben due rilevazioni ARPAE), non altera la concorrenza tra locali e gestori di locali?
  4. Perché la sindaca non ha mai risposto (e l’opposizione non ha mai chiesto specifici e precisi chiarimenti) alle domande dei residenti di verificare (limitatamente all'estate 2017 e 2018, in cui furono effettuate le richieste) della regolarità dei permessi del locale? La questione era contenuta anche in una denuncia contro ignoti presentata nel luglio 2018 presso i Carabinieri (e successive integrazioni). Più in generale (non in riferimento allo specifico locale “La Chiesetta”), sul tema della regolarità dei permessi e delle modalità delle procedure con cui sono stati concessi, furono sollevate (a fine luglio 2018) molte obiezioni (ampiamente documentate) sia da consiglieri di maggioranza (l'on. Foti) che di opposizione (Buscarini).

«Ad onor del vero,  - spiega - i residenti tengono a precisare che, da dopo la recentissima riapertura del locale, non hanno nessuna informazione (e nulla possono dire) circa la validità dei permessi, così come non hanno informazioni sul rispetto delle norme anti-incendio, sul rispetto della capienza massima del locale, sulle norme riguardanti la dimensione del parcheggio e le norme sanitarie. Molti residenti hanno tuttavia riscontrato, pur nel breve periodo di riapertura, livelli di rumore molto alti (probabilmente causati dal fatto che il locale fa musica con dj con le finestre aperte), schiamazzi notturni, disturbi ai residenti arrecati da avventori del locale che suonano i citofoni dopo la mezzanotte, in alcuni casi dopo l'una di notte, degrado generale, con bottiglie, lattine e spazzatura per strada, difficoltà di circolazione causata da numerose auto in divieto di sosta (quest'ultimo dettaglio è stato in passato segnalato senza successo alla Polizia Municipale, in un incontro con il Sindaco nel luglio 2018). Resta da domandarsi se e perché vengano concessi permessi e autorizzazioni per attività di discoteca in un locale adiacente ad abitazioni private, con tutti i precedenti che si sono già verificati. Resta da domandarci che cosa pensi l’Opera Pia proprietaria dell’ex chiesa sconsacrata del degrado riscontrabile in zona dopo le serate di discoteca».

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