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Martedì, 23 Aprile 2024
Carcere di Piacenza

«Chiude reparto salute mentale del carcere, la Regione risparmia sulla pelle degli ultimi»

Rancan, Murelli e Stragliati (Lega): «L'azienda sanitaria di Piacenza non apre bocca sulla vicenda»

«È notizia ormai ufficiale che la Regione, con il consenso della Asl locale, ha deciso la chiusura della articolazione di Salute Mentale, comunemente chiamato Rop, della Casa Circondariale di Piacenza». Ne danno la notizia il capogruppo in Regione della Lega Salvini Premier e commissario Lega Emilia Matteo Rancan, la senatrice Elena Murelli capogruppo Lega in Commissione Sanità al Senato e la consigliera regionale e componente della commissione Sanità Valentina Stragliati, che da sempre hanno raccolto la difficoltà del personale nella gestione ed in generale del sistema carcerario.

«Tutti i giorni - sottolineano i leghisti - assistiamo a episodi di cronaca che hanno al centro persone disturbate ed affette da patologie psichiatriche anche connesse all’uso di sostanze stupefacenti di fatto abbandonate ed in stato di evidente pericolosità. Ne sentiamo parlare per reati efferati o per comportamenti pericolosi e omicidi che non hanno trovato un adeguato contenimento. Tutti lamentano la mancanza di strutture e di risposte per pazienti psichiatrici con gravi ripercussioni nelle cronache di tutti i giorni che vedono persone evidentemente non curate ed abbandonate a loro stesse al centro di gravi delitti. L’omicidio della psichiatra, i delitti della stazione Termini o di Milano, la morte delle due donne al casello di Milano tamponate da un ex detenuto di Piacenza ora messo dal giudice in misura di sorveglianza al locale reparto di Diagnosi e cura dell'ospedale. A fronte di tutto questo la Regione decide di chiudere un presidio ad alta specializzazione».    

«Pare risibile poi - proseguono - la scusa adottata che vorrebbe le stesse funzioni di osservazione e cura del Rop svolte in ciascun carcere. Non si capisce come un carcere che ha uno psichiatra una volta alla settimana possa prendersi cura, fare diagnosi e decidere anche sul futuro giudiziario di persone con gravi problemi. Proprio ai fautori dei diritti o della droga libera, non importa se avremo dei carcerati curati peggio o che non avranno un giusto trattamento anche per le misure di libertà e non si arriverà a garantire delle cure e diagnosi giuste».

«Il risultato - chiudono gli esponenti della Lega - sarà che i detenuti con disturbi di tipo psichiatrico saranno scaricati sui già pieni servizi di Diagnosi e cura, che soprattutto dopo il Covid sono costantemente sotto pressione, e già oggi occupati per un terzo da persone oggetto di misure di restrizione delle libertà (3 su 15 posti). Ancora oggi poi non sono stati assunti operatori importanti per la riabilitazione, educatori e psicologi. La Regione anche in questo caso risparmia sulla pelle degli ultimi infischiandosene anche dei lavoratori. E tutto per risparmiare poche migliaia di euro, senza che l’attuale direzione della Azienda apra bocca. Aspettiamo risposte e la marcia indietro della Regione».

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