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«Ci rimettono sempre bar e ristoranti: non siamo noi ad incrementare i contagi»

Il duro intervento della Fipe dopo il Dpcm: «Denaro e risorse per mettere in sicurezza i nostri esercizi, non può essere questa la ricompensa per il duro lavoro. Senza locali aperti il controllo sui comportamenti sarà ancora più difficile da attuare»

«Comprendiamo che debbano porsi in essere delle azioni di prevenzione e contenimento del contagio, tuttavia non capiamo perché debba essere sempre la nostra categoria ad essere presa di mira - interviene il Presidente della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) di Piacenza, Cristian Lertora -  commentando il nuovo Dpcm adottato dal Governo Conte. Veramente non capisco perché un locale dovrebbe chiudere alle 24 se rispetta tutte le misure per prevenire il contagio stabilite dal Governo».

«Non siamo nella fiaba di Cenerentola, a mezzanotte non ci trasformiamo. Se siamo in regola prima, lo siamo anche dopo la mezzanotte. Per non parlare poi di quella assurda disposizione che consente a duecento persone di entrare in teatro ma pone un limite a trenta per i ricevimenti post cerimonie civili o religiose. Quindi, se faccio un ricevimento in teatro posso chiamare le restanti centosettanta? La possibilità di ospitare invitati deve dipendere dallo spazio non da una regola a priori stabilita. Il Governo deve sapere che se proseguirà sulla strada tracciata, si assumerà la responsabilità di decretare la morte di 2mila imprese che operano nel catering e banqueting e la creazione di 100mila nuovi disoccupati. Siamo di fronte a prospettive drammatiche». 

«Perché poi dobbiamo essere noi responsabili della movida, per cui, se fuori dai nostri locali, anche a metri di distanza, si muovono i ragazzi siamo chiamati a disperderli? Ribadisco, come ho sempre fatto, massima collaborazione con le forze pubbliche chiamate a far rispettare le norme, ma non chiedete di sostituirci ad esse, non ne saremmo capaci, e faremmo probabilmente solo dei danni.  I ristoranti e i bar non sono tra i luoghi più pericolosi per eventuali contagi. A dirlo non è la Fipe, ma l’Istituto superiore di Sanità nel suo monitoraggio settimanale, secondo cui il 77,6% dei contagi, attualmente, avviene in ambito domestico. Un dato riproposto dal dottor Luca Richeldi, membro del Comitato tecnico scientifico, nel corso della puntata di venerdì sera di Otto e Mezzo su la7. La stragrande maggioranza dei contagi avviene in luoghi privati, ha detto lo pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, incalzato dalla conduttrice del programma, io non credo che ridurre di un paio d’ore l’apertura degli esercizi pubblici, quando siano ben regolamentati, possa fare una grande differenza».

«In questi mesi - prosegue Lertora - io e i miei colleghi abbiamo investito denaro e risorse per mettere in sicurezza i nostri locali, non può essere questa la ricompensa per il duro lavoro e le spese sostenute. Non sono certo i ristoranti e le sale di ricevimento a creare l’incremento del Covid. Questi sono locali in cui ci sono controlli rigorosi su distanziamento e dispositivi di protezione. Chiediamo, come fatto anche dal presidente della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo, che si consenta ad una categoria già duramente colpita di chiudere in serenità la stagione, e soprattutto di effettuare i controlli nelle strade e nei luoghi di assembramenti».

«Mi auguro che sia il Governo sia le Regioni tengano conto di come queste misure possano mettere in seria difficoltà questi comparti - interviene il presidente dell’Unione Commercianti Raffaele Chiappa -, prima che si generi l’effetto della morte di settori cruciali per l’economia italiana». «Sono consapevole - prosegue il presidente Chiappa - della necessità di fermare questo aumento di contagi prima che la situazione sfugga al controllo. Tuttavia serve anche oculatezza nelle scelte. Auspichiamo che questi provvedimenti abbiano una durata fortemente limitata nel tempo e siano sostituiti da controlli ad opera dei soggetti preposti con i quali ci dichiariamo fin da subito pronti a collaborare. Se invece si continuerà a parlare, con poco senso, di chiusure, vogliamo che vengano a prevedersi veri sostegni economici e non fantomatiche promesse alle imprese interessate. Non possono essere sempre le nostre attività a rimetterci». «È impensabile - conclude Lertora - che il popolo della notte torni a casa alle 24 per Decreto. Queste persone, questi ragazzi rimarranno comunque fuori di casa. Senza locali aperti il controllo sui comportamenti sarà ancora più difficile da attuare. Senza locali il numero dei ritrovamenti in casa crescerà e anche questo sarà impossibile per le forze dell’ordine da controllare».

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