Collettivo Cesura Lab di Pianello, il fotografo Gabriele Micalizzi ferito in Siria

Sirte, Kobane, il Donbass, Atene, Il Cairo e oggi Deir Ezzor, dove si combatte l'ultima offensiva dei curdi contro l'Isis. Milanese, 34 anni, cresciuto nella periferia di cascina Gobba, l'obiettivo di Gabriele Micalizzi, il fotografo ferito in Siria, ha attraversato, fissandoli in immagini, i più importanti punti di crisi degli ultimi anni. Micalizzi, che a Deir Ezzor lavorava per La Stampa, viene fuori da 'Cesura', laboratorio di Pianello, lo stesso in cui si era formato Andy Rocchelli, rimasto ucciso in Ucraina nel 2014. «Lui laureato, più lineare, ma eravamo affini - ha raccontato Micalizzi a Esquire - siamo arrivati insieme a Cesura. Andy seguiva i Balcani e io il Medioriente. Lo avevo visto con il suo traduttore il giorno prima. Tra noi c'era sana competizione e in Ucraina aveva fatto delle grandi foto. Era un amico vero». Vincitore del Master of Photography di Sky, Micalizzi ha raccontato di essere rimasto più volte ferito nel corso della propria carriera: anche da una scheggia di mortaio, che lo colpì al fianco invece che, come è accaduto oggi, al volto a Deir Ezzor. Non sarebbe in pericolo di vita. Micalizzi è noto a livello internazionale per i suoi reportage di guerra. Diplomato all'Accademia di Belle Arti - si legge sulla sua biografia online - ha iniziato coprendo notizie locali a Milano e successivamente ha focalizzato la sua attenzione sul Medio Oriente ed altre aree di crisi. Le sue foto sono state pubblicate da New York Times, New Yorker, Newsweek, Wall Street Journal e, in Italia, da Espresso, Repubblica, Internazionale e Corriere della Sera. E' stato il fondatore del collettivo di fotografia 'Cesura Lab' insieme a Luca Santese e Andrea Rocchelli.