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«Con 6mila euro in più non ci sarebbero stati riflessi sulla teca del Klimt»

L’assessore alla cultura Papamarenghi sul caso del vetro del quadro che riflette: «Fu la stessa ditta incaricata a suggerire all’ex presidente della galleria Ferrari di mettere una lastra anti-riflettente, con 6mila euro di spesa in più». Intanto già 1400 ingressi alla galleria

Il Klimt non si può vedere bene per un risparmio di 6mila euro. E' quanto emerso durante il Consiglio comunale, tornato sull’argomento, dopo che il centrosinistra aveva presentato un’interrogazione volta a chiedere chiarimenti alla Giunta sul caso del vetro riflettente, che impedisce una perfetta visibilità del "Ritratto di Signora".  L’assessore alla cultura Jonathan Papamarenghi dopo un accesso agli atti della Ricci Oddi – che è una fondazione privata – ha ricordato che «non è compito diretto del Comune occuparsi delle spese e delle scelte della galleria».

Chi ha approvato la teca che riflette? «Il progetto – ha sottolineato l’assessore - è stato firmato dal committente, ovvero l’ex presidente della galleria Massimo Ferrari, nello scorso ottobre. Era una teca anti sfondamento, il cui preventivo di 61mila e 400 euro (che comprende anche la base e i costi di spedizione e allestimento) è ben lontano dalla cifra resa nota dal quotidiano Libertà, che ha parlato di soli 14mila euro».

Cosa è successo? «La stessa ditta incaricata per la teca - "Plotini" di Brescia - suggerì alla galleria di mettere una lastra anti riflesso, che avrebbe avuto un costo aggiuntivo di soli 6mila e 480 euro rispetto ai 61mila del preventivo. Ma l’allora guida della galleria decise di non ascoltare il suggerimento». E il 30 novembre scorso vennejonathan papamarenghi-16 saldata la fattura.

Chi sapeva del possibile problema? «Di certo non l’Amministrazione, né formalmente, né informalmente. La teca è stata pagata al 50% da Fondazione di Piacenza e Vigevano e per l’altra metà dalla Banca di Piacenza. Se fossimo stati coinvolti noi del Comune, avremmo potuto sapere le cose per tempo e intervenire».

E i rappresentanti del Comune nel Cda? «Lo stesso Cda non era aggiornato sul progetto. Che è stato sottoposto ai consiglieri della Galleria a cose già fatte».

Il Comune inoltre aveva suggerito all’allora presidente un’altra soluzione, avviando una collaborazione con la società “Artemisia”, nota nell’ambiente culturale, che intendeva ottenere dalla galleria soltanto il 50% di finanziamenti. Il resto dell'investimento per il nuovo allestimento a favore del ritorno Klimt l’avrebbe recuperato con i biglietti. «Ma il presidente Ferrari disse che era tardi…». E poi, rivolgendosi all’ex numero uno della galleria – con cui l’Amministrazione si è scontrata più volte dal 2017 – l’assessore gli ha fatto notare durante la seduta di Consiglio che «quando si esce dal ruolo e ci si rivolge con arroganza all’Amministrazione, questo denota una mancanza di senso del ruolo e delle istituzioni». Il Cda attuale, è il suggerimento dell'assessore, potrebbe «rivalersi con chi firmò quel progetto. Bisognerebbe rispondere di quel che si fa».Massimo Ferrari-5

«Dal giorno della riapertura – è la chiosa di Papamarenghi, contro chi ha parlato di “flop” del Klimt - il 27 aprile, sono stati registrati 1400 ingressi alla Ricci Oddi. La prima domenica di apertura l’incasso è stato il doppio del record degli ultimi vent’anni».

«Papamarenghi – è stata l’aggiunta del capogruppo dem Stefano Cugini - ha colto l’importanza di questa interrogazione, non strumentale. Da cittadino, alla luce di queste risposte documentate, si rimane sbalorditi dai numeri così diversi dalla versione ufficiale usciti sulla stampa (su Libertà, nda) in merito al costo della teca. Ritengo clamoroso non essere intervenuti subito per risolvere il problema. Qualsiasi piacentino sarebbe intervenuto subito scegliendo il vetro anti-riflesso».

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