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Attualità Cortemaggiore

«Con l'uscita dall'Unione bisogni dei cittadini più complessi da affrontare per i singoli Comuni»

I consiglieri di minoranza del gruppo "La Corte che cambia", preoccupati per la gestione dei servizi sociali dopo il recesso di Cortemaggiore dall'Unione della Bassa, annunciano la presentazione di un'interpellanza rivolta al sindaco Merli: «Come intende affrontare la situazione?»

«Il sindaco di Cortemaggiore Luigi Merli come intende affrontare la situazione nelle poche settimane che lo separano dall’abbandono dell’Unione? Con quali strumenti la nuova Amministrazione intende affrontare la riorganizzazione dei Servizi Sociali? Si sta pensando di attivare Convenzioni con altri Comuni o l’assunzione di nuovo personale come stanno facendo altri Comuni?». Lo chiedono i consiglieri comunali Claudio Colombi e Raman Deep del gruppo di minoranza “La Corte che cambia”, in un’interpellanza rivolta al neo primo cittadino del Comune della Bassa. «La Giunta Comunale del precedente mandato, di cui l’attuale sindaco è stato autorevole esponente – scrivono i consiglieri in una nota che annuncia la presentazione in Comune dell’interpellanza - , ha deciso l’uscita dall’Unione dei Comuni Bassa Valdarda-fiume Po. La mancanza di una vera volontà politica di investire sull’Unione, di cui l’organizzazione era figlia, ha generato criticità che, invece di essere affrontate, sono diventate l’alibi per il ritiro».

Fanno notare i consiglieri: «L’80% dei Comuni dell’Emilia Romagna aderisce ad Unioni, dimostrando di essere la forma di gestione dei servizi largamente prevalente in relazione alle possibilità di accesso ai finanziamenti dedicati ed il ruolo da protagonista che avranno per ottenere e gestire direttamente i finanziamenti del PNRR. Nel nostro territorio l’organizzazione in Unione si è rivelata in questi anni fondamentale per gestire la complessità delle problematiche da affrontare e l’evoluzione dei bisogni. Pur senza ignorare le forti criticità in cui, soprattutto negli ultimi tempi, si è trovata la nostra Unione, dovute in particolare a problematiche organizzative connesse alla carenza di personale dedicato e alla mancanza di una struttura di gestione amministrativa fissa, riteniamo che lo scioglimento e la conseguente frammentazione di quanto costruito rappresenti un forte rischio in termini di riduzione della qualità dei Servizi, perdita delle professionalità maturate ed aumento di costi».

A preoccupare Colombi e Deep è «il Servizio Sociale dell’Unione che ha in carico 1.200 persone (minori, disabili, anziani, fragili) con un’evoluzione dei bisogni che si è fatta via via più complessa e articolata. In questi anni, l’Unione ha applicato un modello di “presa in carico globale” degli utenti, mettendo a frutto professionalità trasversali sui 7 Comuni, riuscendo a rispondere a bisogni sempre più complessi impossibili da affrontare per singoli, piccoli Comuni. Noi riteniamo prioritario ricercare la continuità degli interventi , evitando la sospensione di servizi essenziali in essere per un’utenza di per se fragile, affrontandone la complessità. Speriamo che le risposte che ci attediamo seguano questa direzione».

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