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Concluso a Ferriere il ritiro del club di Qwan Ki Do, kung fu cinovietnamita

I praticanti si sono allenati nei funzionali spazi attrezzati nella struttura Ferriere Sport Camp, nel rispetto delle normative contro il coronavirus togliendo la mascherina solo sul “tatami”

Si è svolto a Ferriere dal 9 al 15 agosto, il ritiro tecnico di Qwan Ki Do, kung fu cinovietnamita di una folta squadra di atleti arrivati da molte regioni d‘Italia e dall’estero, diretto dal Maestro Roberto Vismara.

I praticanti si sono allenati nei funzionali spazi attrezzati nella struttura Ferriere Sport Camp, nel rispetto delle normative contro il coronavirus togliendo la mascherina solo sul “tatami” ed assaporando dopo tanti mesi di inattività l’allenamento intenso, la pratica e la condivisione con i propri compagni dei segreti di questa bella ed affascinante arte marziale. Hanno potuto confrontarsi con altri atleti e sotto la direzione tecnica del Maestro Vismara hanno potuto affinare le loro tecniche marziali.

Molti anche gli istruttori partecipanti, tra cui alcuni della nostra provincia, come il maestro Davide Materassi che tiene un corso a Piacenza ed a Fiorenzuola D’Arda.

Già a giugno la struttura era stata sede di uno stage di allenamento e perfezionamento per bambini dai 7 ai 12 anni, con applaudito saggio finale presentato pubblicamente in piazza delle Miniere.

Gli atleti di Qwan Ki Do saranno ancora presenti a Ferriere per un aggiornamento tecnico che verrà fatto in ottobre dal maestro Roberto Vismara, direttore tecnico Italiano.

LA SPECIFICITÀ TECNICA

Vista la sua doppia origine (Cina e Vietnam), il Qwan Ki Do, offre una grande ricchezza tecnica. Nel programma troviamo: gli attacchi di pugni, di piedi, le parate, le proiezioni, le tecniche di presa e di percussione comuni a tutte le arti marziali. Ma l'originalità del Qwan Ki Do è sull'applicazione di due principi: - La teoria dell'avvicinamento "Thuât Cân Chiên" e - Principio delle polarità AM e DUONG o "Cuong Nhu Tuong Thôi" l'armonia continua tra la forza e la morbidezza.

Un vecchio manoscritto dell'arte guerriera vietnamita illustra questa tecnica che privilegia la mobilità, i movimenti circolari, la velocità dei movimenti e degli spostamenti rispetto alla forza diretta. Concretamente si traduce: al momento dell'attacco, con dei movimenti furtivi e spesso impercettibili, accompagnati da tecniche di mani, miranti ad abbassare il livello di vigilanza dell'avversario; al momento del contrattacco, attraverso la ricezione dell'attacco precedente ogni tecnica di difesa.

Il praticante dispone così di un ventaglio di tecniche di pugni, di piedi, di spazzate, di proiezione, di prese e d'immobilizzazione, autorizzandolo ad una rapida conclusione dell'attacco.

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