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Lo storico negozio di sport

«Voglio tenere aperto “Bianchi Sport” fino a cento anni»

A 87 anni, il ragioniere Corrado Bianchi, lo storico commerciante piacentino di via Taverna, racconta il suo negozio "Bianchi Sport", fondato insieme ai fratelli nel 1957: «Decathlon mi fa concorrenza, ma non voglio abbassare la serranda, punto sui prodotti ortopedici»

Bussole per l’orientamento, racchette da tennis in legno, guantoni da boxe e da portiere, kimono, freccette, aghi per gonfiare i palloni, amache, braccioli per nuotare, boccagli, maglie e canotte, costumi per tutte le età. Un “Decathlon” tutto piacentino con alcuni decenni d’anticipo rispetto allo sviluppo del colosso francese che si occupa di articoli sportivi. Per chi rimane affezionato all’abbigliamento e alle attrezzature sportive un po’ “vintage” - il negozio “Bianchi Sport” di via Taverna è il posto giusto. Qua dentro il tempo si è fermato. Qualunque piacentino doc, almeno una volta, è entrato in questo "bazar", che ancora oggi fa concorrenza alla grande distribuzione e non teme il confronto con Amazon. 

Al bancone c’è sempre lui, il titolare, l’87enne Corrado Bianchi. Nato a Piacenza, dopo il diploma ha lavorato come ragioniere per un anno nella ditta dei Fratelli Casella, che vendeva carburanti. Nel 1957, insieme al fratello Mario (scomparso) e alla sorella Anna Maria, acquisì un negozio di accessori di ricambi auto in largo Matteotti. Nel 1965 si trasferirono in via Taverna, ad un altro numero civico. Dal 1968 si trova nei locali attuali, all'angolo con Cantone del Cristo. I nomi, nel tempo, sono cambiaracchetta da tennis-2ti: da “Casa dell’auto” a “Casa dell’auto e sport” e, in seguito, “Bianchi Sport”.

Il negozio si è occupato di tutti gli sport, ma da qualche anno ha aggiunto anche articoli ortopedici, vista la vicinanza con l’ospedale. «Mi fa concorrenza il Decathlon - spiega il titolare - sono concorrenti troppo forti, per questo vorrei specializzarmi ancora di più nei prodotti ortopedici».

Signor Bianchi - proviamo a chiedere - ma quanti articoli sportivi ancora tiene in negozio? «E chi lo sa? Forse mille», risponde lui. Nonostante il Covid, la crisi del commercio e del centro storico, non molla. «Sono in pensione, non saprei cos’altro fare, mi piace stare in negozio. Adoro sistemare le mie cose». Rappresenta un esempio incredibile di attaccamento al lavoro e al commercio. Nonostante la crisi degli ultimi anni e il dominio della grande distribuzione, in particolare online, tiene duro e prosegue il suo mestiere.

Bianchi ha sempre apprezzato la posizione del negozio. «Si trova davanti alla scuola elementare Taverna e poco distante dal vecchio ospedale». Nel 2020 e 2021 il negozio ha osservato lunghi periodo di chiusura. «Avevo paura del Covid, infatti quando ho riaperto ho deciso di tenere chiusa la porta. Per entrare in negozio, bisogna suonare il campanello e attendere che io venga ad aprire».

Da ragazzo il commerciante piacentino seguiva molto il ciclismo. «Tifavo per Gino Bartali, lo preferivo a Fausto Coppi, mi stava più simpatico». Il ragioniere - al titolo tiene particolarmente - giocava anche a calcio nei tornei parrocchiali, negli anni ’50. «Giocavo per la parrocchia di San Giovanni, per la Domus e per la squadra del Duomo. C’erano tornei durante tutto l’anno. Sono interista, seguivo con affetto la grande Inter degli anni ’60, quella costruita da Angelo Moratti, che stimavo molto». Non lo segue più il calcio? «No - risponde laconico - ci sono dentro troppi soldi oggi».

Il signor Corrado diventa ancora più polemico quando si parla del nuovo ospedale. È fortemente contrario alla costruzione del nosocomio alla Farnesiana. Non l’unico, ovviamente, lungo via Taverna. «Abbiamo già un ospedale – tuona dal suo bancone - che bisogno c’è di farlo altrove? Non è neanche vecchio, ha tutti i padiglioni. Basta solo realizzare un buon parcheggio, nell’area dell’ex Acna». Sull’argomento è molto combattivo. «Calerà ulteriormente il livello commerciale dell’area di via Taverna, lavoreranno tutti meno. Qualcuno si sposterà e chiuderà per forza».

Il titolare va per gli 88 anni, ma si preoccupa ancora per il futuro del suo negozio e degli altri commercianti del quartiere. Tanto da esporre, in vetrina, un volantino di protesta contro il nuovo ospedale. Ma quanto pensa di lavorare ancora? «Ah - confida il ragioniere - io vado avanti. Vorrei tenere aperto fino a cento anni. Non è assolutamente in programma alcuna chiusura».  

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