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Cronache dalle vestigia farnesiane piacentine: le ragioni del “Castello”

Nel maggio 1545 la posa della prima pietra, poi subito il via al grandioso cantiere della cittadella fortificata

La cerimonia di presentazione del nuovo Castello per il quale era stato chiamato l’architetto senese Domenico Giannelli, fu fatta il 15 maggio del 1545.  Il cronista Villa, testimone dell’evento, tramanda che in quel giorno il duca Pier Luigi Farnese, accompagnato dal IMG_5930-2cardinale di Napoli e seguito da una «gran comitiva di signori et gentilomini» assisteva agli scavi delle fondazioni. Dopo alcuni giorni assicurato l'approvvigionamento dei primi contingenti di materiali, si dava l'avvio, in forma solenne, alla costruzione della fortezza. Tra i primi provvedimenti la cosiddetta “tagliata” che, come visto in precedenti articoli, era una servitù militare entrata in vigore nel 1546, che aveva imposto, nel raggio di un miglio all'esterno delle mura cittadine, la demolizione delle case ed il taglio di alberi d'ogni sorta. La necessità di realizzare l'opera in breve tempo, imponeva una rilevante aliquota di maestranze il cui numero variava tra 1500 e 2000 unità, (700 uomini venivano dal parmense). Ben presto però le scorte di mattoni si erano notevolmente assottigliate e, per far fronte alle necessità, si provvedeva a farne affluire in gran quantità ai principali centri del Ducato recuperandoli anche da un buon numero di case fatte appositamente demolire tra il grande malcontento nei proprietari che ritenevano esigui gli indennizzi liquidati. Per il legname furono tagliati parecchi boschi “senza niuna considerazione de dano, né in generale né particolarmente”. I.Spolverini castello di Pc-2

Il Duca assillava il padre di richieste di denaro per accelerare i lavori, ma con il loro progredire le casse ducali raggiungevano il limite del dissesto. Le retribuzioni alle maestranze e i pagamenti delle forniture subivano dilazioni sempre più lunghe e, unite a nuove imposizioni fiscali, erano causa di malcontento generale, tanto che la nuova costruzione fu soprannominata “Il castello del diavolo”.

Nel 1547, in occasione di una visita effettuata dal figlio del Duca Ottavio Farnese ai cinque baluardi, già delineati nelle forme e completati fino al livello della cordonatura di scarpa, venivano imposte le denominazioni augurali; il bastione “del Duca” era quello orientato verso la città, “Franesio” era quello rivolto verso la zona dell’attuale Ospedale Civile. “Confalono” e “Alicorno” invece i bastioni impostati rispettivamente sulle direttrici di Strada Levata e di Porta San Raimondo. Al quinto bastione infine, che già esisteva in quanto faceva parte delle mura, era riservato il nome “Gilio” in onore al caratteristico emblema nobiliare di Casa Farnese.

L’assassinio del Duca

Il 10 settembre 1547 Pier Luigi Farnese cadeva assassinato in Cittadella per mano di alcuni nobili piacentini con l'appoggio di Ferrante Gonzaga Governatore di Milano, le cui mire su Piacenza non erano mai venute meno. S.Ricci Paolo III-2

Nel fatal giorno 10 settembre 1547, trovandosi Pierluigi nella vecchia cittadella di Piacenza, furono presi i posti, trattenute le poche guardie tedesche, ed alcune uccise dai congiurati. Il conte Anguissola entrò risoluto nella stanza ov'era il duca, a cui tante pugnalate si calarono sinché dié segno di vita. Aperta la finestra che più riguarda verso la piazza egli, l'Anguissola, ed il Landi mostrarono il cadavere al popolo gridando libertà e Impero, e quindi lo piombarono giù nella fossa. Questa tragedia compiuta, furono introdotti in città i soldati imperiali che stavano in aspetto nelle vicinanze, e il giorno di poi Don Ferrante Gonzaga venne a prenderne possesso per Cesare”. L. Molossi, Vocabolario topografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, 1832-1834, pp. 317-318.)

Appena ucciso il Duca i congiurati incitarono la plebe al saccheggio del Castello “già rigurgitante di biade, vino, legna ed olio: e fornito di gran copia d’armi… fecero a chi piglia, e in un baleno fu sparecchiato”.

L’assassinio del duca Pier Luigi costituì un duro colpo alle ambizioni dinastiche dei Farnese e alle loro finanze, ma fu senza ombra di dubbio ancor più deleterio per il futuro di Piacenza e avvantaggiò Parma, anche se nelle indicazione di Paolo III le due città erano perfettamente gemellate nei diritti e nei doveri.

Nei patti segreti intercorsi tra i congiurati ed il Gonzaga figurava pure quello della demolizione della fortezza del Duca, ma il governatore di Milano nel marzo del 1548 cambiò le insegne farnesiane nelle imperiali e ordinò la prosecuzione dei lavori che, nel volgere di pochi mesi, presentavano il Castello impostato sul classico schema di poligono regolare sviluppato su un perimetro lungo 1350 metri contro i 6500 metri dell'intera cerchia murata cittadina e circondato da un ampio fosso alimentato dal Rio Beverora.

Paolo III-2

Guide di riferimento di questa nostra cronaca: “Ristretto di Storia Patria ad uso de’ Piacentini”, di Anton Domenico Rossi, 1831 e “Storia di Piacenza, dalle origini ai nostri giorni” edito da porta nel 1889 e ristampata nel 1984 dalla Banca di Piacenza.

Le immagini: I protagonisti del ducato di Piacenza e Parma e la città in una pianta datata 1881 che ben evidenzia l’estensione del Castello Farnesiano in rapporto alla città. Bib. Com. Passeriini-Landi, Fondo antico.

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