Dall’A.I. al clima, Piacenza pensa contemporaneo con 100 ospiti: «Siamo partiti dai giovani»
Presentata in Regione la prima edizione della quattro giorni dedicata al pensiero del nostro tempo, in calendario a Piacenza dal 21 al 24 settembre con oltre 50 eventi gratuiti: «Stimolo a immaginare la società di domani»
Dall’intelligenza artificiale al cambiamento climatico, passando per le lezioni di storia, il futuro della città, la logistica, i laboratori con le scuole e i dialoghi volti a creare una nuova alchimia, come quello in programma tra Sabina Guzzanti e Marco Cappato. Argomenti da trattare in oltre 50 eventi gratuiti e con 100 ospiti, attesi a Piacenza dal 21 al 24 settembre 2023, per la prima edizione del “Festival del Pensare Contemporaneo”. Un fitto programma di appuntamenti previsto in undici luoghi della città, con l’obiettivo di «imparare a pensare e immaginare».
La quattro giorni, sorta sulla scia dall’esperienza pluriennale del Festival del Diritto – come sottolineano gli organizzatori – è stata presentata ufficialmente questa mattina a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna. Al tavolo dei relatori la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, il curatore del festival, Alessandro Fusacchia, il presidente del Comitato Promotore e rappresentante della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Mario Magnelli e gli assessori regionali a Turismo e Cultura, Andrea Corsini e Mauro Felicori. Costo complessivo circa 400mila euro, finanziati da Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune di Piacenza e sponsor privati.
«Quando abbiamo iniziato a parlare di un evento in città di richiamo internazionale ci siamo interrogati sui temi che potessero portare dei giovani a partecipare - siamo partiti da loro - e siamo arrivati al tema del pensare - spiega Tarasconi, dopo i ringraziamenti agli altri enti coinvolti nel progetto - «ma ci sono iniziative interessanti per tutti. Corriamo troppo e difficilmente ci soffermiamo a pensare e a prendere in considerazione il nostro tempo rispetto al futuro; credo che il programma che sono riusciti a comporre sia davvero unico e che porterà visitatori e turisti a Piacenza».
«Siamo in un’epoca straordinaria in negativo e positivo: negativo perché ogni giorno esce fuori una nuova crisi che non ha soluzione immediata, positivo perché le crisi danno anche opportunità» sottolinea Fusacchia, che si sofferma sugli obiettivi del festival, in particolare offrire ai presenti «uno strumento in più per leggere quello che ci sta accadendo attorno». Relatori da mondi diversi, invitati a ragionare sulle nuove “sfide”, e a «restituire una rotondità di prospettiva». «Ogni giorno ci sono dibattiti e notizie, il contemporaneo è un atto di coraggio, che vuole stimolare a ragionare diversamente dal passato. Noi vogliamo aiutare le persone a immaginare anche un futuro diverso e a pensare come potrebbe essere la società domani. Qual è la nuova utopia che vogliamo creare, come cittadini?».
«Negli ultimi anni la Fondazione ha promosso diverse iniziative dedicate ai linguaggi artistici contemporanei - osserva Magnelli - e gli artisti hanno la capacità di prevedere le cose che succedono e suscitare interrogativi. Questo festival nasce proprio con l’idea di dare alcune risposte alle urgenze che ci vengono presentate dalla contemporaneità, un’iniziativa che s’inserisce in una rete istituzionale molto larga – che comprende anche Diocesi, Camera di Commercio, Provincia e altri. Una rete battezzata dall’assessore Felicori e che lavorerà anche in futuro».
Un format che anche strumento di marketing urbano, ricorda l’assessore Felicori. «È un programma molto intrigante in una competizione molto forte. Una bella sfida, perché si entra in un mondo molto ricco di proposte. Piacenza è in pieno risveglio, non solo ha una grandissima storia, ma negli ultimi anni ha fatto cose molte interessanti: dai novecento anni della Cattedrale a Xnl, ma anche la mostra dedicata a Klimt, o l’apertura della sezione archeologica dei Musei Civici di Palazzo Farnese. Penso che molti guardando a questi festival diranno “vado a Piacenza, non ci sono mai stato».
«Rispetto alla declinazione turistica di eventi di alto contenuto, come questo festival – aggiunge l’assessore Corsini - parto da una considerazione; il turismo sta cambiando, lo abbiamo visto soprattutto quest’anno, non solo perché gli eventi avversi dal punto di vista climatico hanno generato un cambiamento della domanda, di cui dovremo tener conto per prepararci ad essere sempre più reattivi, ma anche nel modo con cui il consumatore-turista di oggi è sempre più in cerca di esperienze. Anche nelle località simbolo del turismo di massa, come la riviera adriatica, i contenuti sono sempre di più quelli che fanno la differenza, con eventi di contenuto alto e di spessore, ma comprensibili a tutti.
«Vuol dire che c’è un cambiamento - continua Corsini - e che sempre di più dobbiamo sostenere iniziative che offrano dei contenuti, rispetto ai quali il pubblico può nutrire un interesse particolare e di approfondimento. Le città d’arte stanno vivendo un momento particolarmente favorevole rispetto ai flussi turistici e Piacenza si sta affermando come una nuova meta, dove scoprire delle bellezze artistiche, storiche, paesaggistiche che mantengono ancora un tratto di “verginità”, che va preservato. Sono contento perché con Piacenza, dall’ormai lontano 2015, abbiamo fatto un percorso di avanzamento e di crescita; i turisti del festival scopriranno le bellezze culturali e artistiche della città e dal punto di vista del marketing può segnare un momento di ulteriore crescita».