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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“Dante” a più voci all’Auditorium della Fondazione

Grande partecipazione per il “Dante-Di” dedicato al Sommo poeta

La Lectura Dantis per le voci soliste di Edoardo Bavagnoli - Gian Pietro Taina - Roberto Laurenzano, le “performances” di Patrizia Bernelich al pianoforte e direttrice delle esecuzioni - di Gaetano Galli e Luciano Cortellini (rispettivamente all’oboe e alla fisarmonica) e gli emozionanti canti delle voci femminili “Coro Consonanze”. Questi gli eccellenti protagonisti dell’evento Dante-Di 2022, che all’Auditorium della “Fondazione”, nel giorno calendariale del 25 Marzo, u.s, ha celebrato la giornata annualmente istituita dal Consiglio dei  Ministri dall’anno 2020 dedicata a Dante Alighieri, quale padre della Lingua Italiana.

Le letture sono state aperte da Roberto Laurenzano col Canto VI dell’Inferno, dedicato ai “golosi” puniti, e in particolare a Ciacco, soprannome fiorentino dato ad un uomo ignoto, beone, ma tutto sommato motivo di dialogo col Poeta: al quale lo Spirito chiarisce che i mali di Firenze sono  l’invidia, la superbia e l’avarizia, e che “giusti sono due, ma non  vi sono intesi”: chi siano i due non è detto; ma non è escluso che il Poeta abbia alluso anche a sè stesso.  Edoardo Bavagnoli ha poi dato valida lettura del Canto XV dell’Inferno, l’incontro di Dante col suo ex-maestro ed educatore Brunetto Latini, un incontro denso di reciproca stima e di affetti, ma turbato purtroppo dalla condanna di Brunetto per (forse calunniosa) sodomia. E parimenti Gian Pietro Taina ha proposto il Canto III del Purgatorio e dell’incontro di Dante con Manfredi (figlio del re Federico II di Svevia, pentitosi “in limine mortis” nel nome di Maria, riconoscendo quanto “Orribil furon li peccati miei”, ma il cui pentimento proprio un attimo prima di morire ucciso ha mosso la grande misericordia di Dio, evitandogli la eterna dannazione. Pietro Taina ha fatto “avvertire” la tragica fine in battaglia a Benevento (1266) del già ricordato Manfredi, il cui corpo fu miseramente abbandonato sul Garigliano.

Tra le successive letture il canto V del Purgatorio, ove Dante incontra nell’AntiPurgatorio i morti “per morte violenta”, fra cui Bonconte da Montefeltro (ucciso nella battaglia di Campaldino, nel 1289, e il cui corpo mai fu ritrovato, essendo stato trascinato dalle acque dell’Arno) e, a fine Canto, Pia de’Tolomei, i cui soli sei versi delicatissimi e splendidi quali il “Ricorditi di me che son la Pìa/, Siena mi fé, disfécemi Maremma” riescono ad esprimere  una  universale  dolcezza e nel contempo profonda amarezza.

Il felice connubio e la sinergia dei testi poetici e dei brani musicali è proseguito con la lettura di tre parti della prima opera di Dante “Vita Nova”: Donne ch’avete intelletto d’amore -“Amore e ‘l còr gentìl sono una-cosa” e il notissimo “Tanto gentile e tanto onesta pare”; brani tutti ad esaltazione della nobiltà d’animo e gentil tratto della donna, secondo la visione della poetica del “Dolce Stil Novo”.

Il tutto intervallato dalle intense coinvolgenti esecuzioni musicali dei maestri della Grande Musica quali sono Bernelich, Galli e Cortellini nei rispettivi ruoli strumentali e che, unitamente al Coro Consonanze, hanno inanellato un filo continuo di contributi musicali articolato su un calzante repertorio: dallo “Schlinders list” (di Jhon Williams) di forte impatto emotivo, alla turca “Ballata Kumrù” (di F. Say), alle eccelse composizioni di B. Restelli Ecce sacerdos magnum”, “Jesu mitis”, “O qual pulchra”, “Domine non sum dignus”; a seguire “Da pacem, domine” di A. Concesa e “Ave Maria” di G. Caccini. Poi sei composizioni della stessa Bernelich: “Delirio pagano”, “Habanera”, “Inferno alato”, “Luce d’inverno”, “Fantasmi” e “Oltre le nuvole”.

A conclusione della coinvolgente celebrazione-spettacolo  organizzato dal Comitato piacentino della Dante Alighieri, “Après un rêve” di Fauré, l’affascinante “Hindu lied” del russo Rimsky-Korsakow e l’ulteriore regalo degli artisti che hanno concesso alcuni bis richiesti dal plaudente pubblico che ha gremito la sala.

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