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Martedì, 16 Aprile 2024
Coltivatori a Roncolo Bosco / Farini

La casa nel bosco dove rivive la lavanda piacentina: «Un posto solo nostro per costruire qualcosa»

Davide Codara e Domenico Alfarone diversi anni fa hanno lasciato la città per approdare oltre Groppallo: «Più facile zappare che occuparsi della burocrazia». Alla base della loro filosofia la biodiversità

Hanno recuperato una casa isolata in mezzo al bosco, dove vivono e lavorano. Da giardinieri sono diventati coltivatori di lavanda e altre piante aromatiche. Davide Codara e Domenico Alfarone, coppia nel lavoro e nella vita da quindici anni, diverso tempo fa hanno lasciato la città per approdare a Roncolo Bosco, un’abitazione davvero circondata da boschi e campi, lontana qualche chilometro da Groppallo.

Siamo nel territorio di Farini, quasi al confine con Bardi e la provincia parmense. Davide ha 35 anni ed è originario di Arena Po (Pavia). Dopo aver preso il diploma all’artistico, ha sempre lavorato a contatto con la natura, facendo il giardiniere. Domenico ha 40 anni ed è di Piacenza, ma si è trasferito da giovanissimo nell’hinterland milanese, dove ha studiato. Dopo una laurea in Lettere e Filosofia alla Statale, aveva iniziato la carriera accademica. «Poi ho abbandonato un dottorato di ricerca - racconta lui stesso - incominciando a lavorare con Davide. Mi ha insegnato molte cose, ha un’idea di giardinaggio ecologica, lontana da quella classica, l’ho subito condivisa».

Dopo un po’ i due hanno preso una decisione drastica. «Qualche delusione di troppo nel lavoro – ricorda Davide – ci ha fatto prendere un’altra strada. Non mi piace come viene gestito il verde in molte realtà, soprattutto pubbliche, la gente tratta e sposta le piante come se fossero arredi domestici. Volevamo vivere a contatto con la natura, trovare un posto solo nostro per costruire qualcosa». Più di così, rimanendo nel Piacentino, era difficile. Per raggiungerli, dopo Groppallo, occorre fare qualche chilometro di strada sterrata.

Davide Codara e Domenico Alfarone-2

AI CONFINI DEL TERRITORIO: RONCOLO BOSCO

Domenico era più titubante, ma si è fatto convincere. Così la coppia nel 2012 ha cercato casa nelle aree più rurali del Piacentino e dell’Oltrepò pavese. Per caso scoprono Roncolo Bosco («stavamo cercando verso Rigolo e siamo finiti qui») una casa abbandonata da una ventina d’anni. «Ci abitavano due fratelli, avevano mucche e caprette, facevano il formaggio e un po’ d’orto. Ce l’hanno venduta nel 2014».

Il tetto era in buone condizioni. Tutto il resto, così così. «Però una casa in pietra - riflette Davide - è una piccola opera d’arte agricola che va preservata. Un ragazzo della zona ci ha insegnato come recuperarla, preservandone l’originalità». Dopo due anni di fatiche, nel gennaio 2016 finalmente iniziano a vivere qui in pianta stabile. I due giovani scoprono di avere una grande manualità. «In questi luoghi bisogna imparare a fare di tutto. Tranne l’impianto elettrico, ci siamo arrangiati noi». Anche la natura andava “domata”: la casa era davvero circondata da un bosco impenetrabile.

Roncolo Bosco-2

PARTE L’AZIENDA AGRICOLA

La casa c’è. Che fare ora? Domenico inizia a lanciare la proposta: coltivare piante aromatiche. Come mai? «Era un’attività coerente con il luogo, con il clima e la condizione del terreno. Abbiamo fatto un paio d’anni di prove, mentre facevamo ancora i giardinieri in pianura». La coppia mette a dimora un numero limitato di piantine di lavanda, per vedere l’adattamento. «Eravamo curiosi - prosegue Domenico -, aspettavamo di scorgere la reazione del terreno. Non si può piantare quello che si vuole ovunque».

La base della loro filosofia è la biodiversità. Ora sono arrivati ad avere 5mila piantine di lavanda, ma intendono allargarsi. «È una lavanda “angustifolia”, era presente nei cataloghi della flora piacentina di fine ‘800, cresceva spontaneamente in qualche luogo dell’Appennino. Abbiamo pensato di recuperarla».

«Una lavanda d’altitudine - precisa Davide - contiene un quantitativo di canfora, può essere usata a livello alimentare o è adatta alla profumazione». Le altre aromatiche della loro azienda sono rosmarino, alloro, pino silvestre, salvia («ma non è il suo territorio giusto, servono altri tentativi»), più alcune erbe: achillea e menta (della zona, spontanea). Producono essiccati, tisane e chips di verdure, oltre ad oli essenziali e acque floreali.

lavanda-2

L’azienda si chiama come il luogo: “Roncolo Bosco”. Ora s’impegnano anche in un maxi orto. «Quando scelsi Lettere all’università – scherza Domenico – gli amici mi dissero: finirai a zappare. Ed eccomi qua, avevano ragione loro!». Anche Davide crede molto nell’orto sinergico. Ovvero la consociazione tra piante. «Tra loro si aiutano a vicenda - osserva Domenico - ognuna emette delle sostanze, funzionali alla presenza dell’altra. Alcune vivono bene assieme, altre no. Alcune allontanano insetti senza l’intervento umano, altre fertilizzano il terreno da sole».

Fanno tutto loro, dalla coltivazione nel campo alla raccolta, la trasformazione, l’impacchettatura e la vendita. “Roncolo Bosco” è iscritta a Coldiretti e fa parte del gruppo dei “Contadini Resistenti”: Domenico e Davide si possono trovare sui mercati in giro per il Piacentino. All’interno dell’azienda hanno anche un piccolo angolo dedicato alla vendita. Da poco si sono messi in squadra con altri produttori di lavanda della provincia in un’associazione. A breve a Grazzano Visconti, nello store che verrà attrezzato all’ufficio turistico dell’Unione Valnure e Valchero dedicato ai produttori, si potranno trovare anche i loro prodotti. Ma si può comunque contattarli al telefono o online, sui social. I più volenterosi possono andare direttamente a casa loro. «A noi fa piacere mostrare i nostri luoghi, dove coltiviamo, non siamo gelosi di quello che facciamo. Basta avvertirci per tempo e accogliamo la gente volentieri».

Riflettendo su quello che stanno facendo, convergono sul fatto che «è più semplice zappare che occuparsi delle procedure burocratiche». Riuscite a vivere di questa attività? «Le vendite dell’anno passato hanno coperto più delle spese vive dell’azienda – spiegano - per la burocrazia e per le tasse. Per ora non riusciamo ancora a vivere di questo». Davide prosegue a fare il giardiniere e Domenico potrebbe dedicarsi all’insegnamento. «Vogliamo andare per gradi con la produzione. Non tutte le lavande impiantate sono già pronte, il pieno lo avremo tra un paio d’anni, per ora siamo contenti così».

La noia della vita in montagna è un cliché ormai sfatato. «Ci diamo noi i tempi, quello sì, però le cose da fare sono infinite. Abbiamo fatto amicizie con le altre imprese agricole della zona e con i commercianti di Groppallo, purtroppo non abbiamo tanto tempo libero per coltivare ancora di più le relazioni». Domenico e Davide ormai sono due veri montanari. «Nel 2020 siamo rimasti bloccati a casa per due settimane, a causa delle abbondanti nevicate. Avevamo ed abbiamo sempre le scorte di cibo e lasciamo l’auto a un paio di chilometri da qui quando le previsioni non sono belle, spostandoci con le ciaspole».

A Davide la città non manca per niente: «Gli amici so di averli, per loro ci sono quando hanno bisogno e viceversa, non ho la necessità di fare l’aperitivo tutte le sere». A Domenico dispiace un po’ rinunciare alla vivacità culturale di una città come Milano, con le sue mostre, i suoi musei, gli eventi. «È il prezzo da pagare per questa scelta, l’altra faccia della medaglia. Se prendi una decisione del genere, a qualcosa devi pur rinunciare. Tutto non si può avere e questa non è una vita per tutti».

(fine)

Davide e Domenico-2

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