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Devozione alla Madonna di Campagna: il Ballo dei bambini ebbe origine da un’indulgenza concessa da Urbano II

In Sala del Duca interessante conferenza di don Franco Fernandi

Papa Urbano II nel 1095, oltre a indire a Piacenza il Concilio da cui scaturì la prima Crociata, concesse l’indulgenza a tutte le mamme che avessero ascoltato - in Campagna - la messa dopo il parto. Molto probabilmente fu l’origine del Ballo dei bambini, quel rito tanto caro ai piacentini diventato tradizione: ogni 25 marzo (prima del calendario gregoriano, in quel giorno iniziava l’anno, oltre che la primavera, e quindi simbolicamente iniziava anche la vita) i bambini vengono affidati alla mamma celeste, innalzati dai frati verso la statua della Madonna con un movimento simile ad un ballo ma che è in realtà un segno della Croce.

Questa è solo una delle tante curiosità che il pubblico presente ha potuto ascoltare dal diacono don Franco Fernandi che ha parlato - in Sala del Duca, nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla Salita (natalizia) al Pordenone - della devozione alla Madonna di Campagna partendo dal libro di padre Corna. Don Fernandi - presentato dal presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Sforza Fogliani - ha iniziato il suo documentatissimo racconto sulla devozione mariana dall’anno 303: le truppe di Diocleziano rastrellarono un certo numero di cristiani, decapitandoli e gettandoli in quel pozzo dei martiri dove sorse ben presto un piccolo sacello dedicato a Maria Santissima. «Il primo documento ufficiale che ci parla della devozione alla Madonna di Campagna è del 1030 - ha spiegato don Fernandi -: il notaio Adalberto ci racconta del sacerdote Valfredo che officiava in una piccola cappella, Santa Maria in Campagnola, che poi vendette ai Benedettini di San Savino». Il punto di svolta della devozione mariana ci fu con il Concilio del già citato Urbano II. Durante una celebrazione in quella piccola chiesetta che già vedeva un culto molto sviluppato dell’immagine mariana, il Pontefice recitò per la prima volta il prefazio della Beata Vergine Maria. Non solo: andò nella vicina chiesa di S. Vittoria, prese un sacchetto di sabbia, lo lanciò davanti a sé e disse che coloro che avessero visitato le chiese di S. Maria in Campagnola e di S. Vittoria avrebbero lucrato indulgenze pari al numero dei granelli di sabbia rovesciati. Le indulgenze con l’andare dei decenni aumentarono. L’attuale statua della Madonna risale alla metà - ha detto l’oratore - del XIV secolo. «E’ in legno di pioppo - ha specificato il diacono piacentino - ma pochi sanno che la parte posteriore è vuota. Veniva vestita il 25 marzo nella sacrestia della Basilica, dove è conservato il corredo della statua, formato da tutti i vestiti che le nobil donne dell’epoca donavano ai frati». Il culto della Madonna di Campagna coinvolse sempre più fedeli e la chiesetta diventò insufficiente. I piacentini allora si mobilitarono e fecero costruire l’attuale Basilica (1522-1528). Nel 1531 la statua venne trasferita nella nuova chiesa con una solenne cerimonia. Grazie a Pier Luigi Farnese, il 10 luglio del 1547 i francescani fecero il loro ingresso in S. Maria di Campagna. Di lì a poco la fama della Basilica esplose. Nel 1602 i piacentini vollero donare alla statua della Madonna di Campagna due corone d’oro impreziosite da 22 diamanti, 12 smeraldi e 11 rubini: «Le corone furono portate in processione dalla Cattedrale: Piacenza aveva la sua regina ed era la Madonna di Campagna». Alla fine del ‘700 le preziose corone caddero vittime della razzia napoleonica. Si dovette attendere il 1954 (16 maggio) per ridare due corone d’oro alla Madonna di Campagna (l’occasione, la proclamazione del 1953 primo anno mariano da parte di Pio XII). L’incoronazione, in nome del sacro Pontefice, avvenne con una celebrazione molto partecipata, nonostante la pioggia torrenziale. Don Fernandi ha chiuso il suo intervento con le parole finali del libro di padre Corna: ...I frati nel ritiro, nella preghiera, nel servizio del Tempio, vivono colla dolce speranza, che l’avvenire sarà migliore per essi, e che il loro santuario, fulgida gemma di Piacenza, un giorno fra i primi d’Italia e così caro ai nostri padri, risorgerà a vita novella, se nel cuore dei Piacentini s’accenderà rinnovata fiamma di amore e di devozione verso la Beatissima Vergine di Campagna da cui trassero lieti auspici i primi Crociati.

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