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«Diete taumaturgiche o prodotti costruiti miracolosi non esistono»

Un recente studio chiarisce l’apporto salutare fra omega3 e diversi acidi linolenici: vince ancora una volta la biodiversità alimentare e una dieta misurata e molto varia. Il pensiero di Giampietro Comolli

E’ normale, oramai da oltre 20-30 anni, leggere spessissimo non di studi alimentari ma di studi dietologici da tutte le parti e fonti. Sempre legate a indicare la migliore dieta per dimagrire, non per una alimentazione corretta. Spessissimo lanciate da medici, da industrie alimentari e da strutture universitarie nel mondo dedicate alla ricerca e alle indagini attraverso notevoli processi di analisi e di controllo. Poi sul mercato entrano da anni diversi integratori alimentari, soluzioni miracolose più o meno costruite in laboratorio che propongono dei “toccasana” per tutte le problematiche cardiovascolari che purtroppo la vita moderna e lo stress (ricordo la famosa pubblicità di Carosello) creano. Problematiche salutari individuali che nel tempo sono aumentate. Leggo, oggi 2018, sulla prestigiosa rivista The Cochrane Collaboration e su altre riviste europee legate al pianeta salute umana, di una ricerca durata diversi anni, basata su 79 studi clinici separati e tenuti sotto controllo ufficiale da strutture sanitarie e pubbliche esterne svolto più di 112 mila persone le quali sono state alimentate con una dieta che prevedeva un aumento costante e continuo nel tempo di alimenti a base di omega3 derivati da pesce e vegetali diversi al fine di controllare in un tempo lungo l’insorgenza o meno di problemi cardiovascolari, ictus e irregolarità del cuore.

E’ noto da anni il famoso paradosso del vino rosso che vedeva gli abitanti della Bourgogne, bevitori esclusivi di vino rosso da generazioni, avere un minor numero di infarti rispetto alla media calcolata fra tutti gli altri abitanti. Come è nota la deduzione di ricercatori medici che individuavano  nella quasi monodieta di salmoni e pesci azzurri fortemente ricchi di omega3 il fattore determinante un riscontro bassissimo di cardiopatie della popolazione Inuit della Groenlandia. Ebbene il risultato del recente studio sembra dimostrare che la crescente assunzione di acidi polinsaturi animali abbia pochissimi se non nessun effetto sulla protezione cardiovascolare.  In poche parole la ricerca riportata dalla rivista The Cochrane non nega l’importanza del pesce nella dieta, ma non è un alimento magico, anche se apporta preziosi oligominerali fondamentali come il selenio, zinco, iodio, calcio, rimarca che diete taumaturgiche o prodotti costruiti miracolosi non esistono, che una alimentazione monoprodotto non sono la soluzione perché creano altri problemi salutari. Emerge quindi ancora una volta che è nella biodiversità alimentare, nella discontinuità, nella diversità anche quotidiana di alimenti, con assunzioni piccole e più volte al giorno, che si può individuare non solo un metodo per prevenire ma anche per tentare di combattere l’insorgenza di problemi cardiovascolari. Ricordo quanto già la scuola di Salerno (Regimen Sanitatis) nel XII°sec avesse evidenziato come una dieta diversificata fosse fondamentale, e da quelle considerazioni possiamo far nascere la importanza della “dieta mediterranea”, oggi riconosciuta dall’Unesco.

Lo studio chiarisce e ci ricorda anche, però, che un forte aumento e un eccesso di consumo di acidi benigni non equivale ad aumentare o a migliorare una prevenzione salutistica e a diventare immuni da certe cardiopatie, e individua nell’acido linolenico e nell’acido alfa-linolenico i due elementi naturali più protettivi in assoluto, che l’organismo umano non produce e che deve assumere con regolarità, insieme anche agli acidi gamma-linolenici e stearidonici ottimi supporti naturali contro infiammazioni di tutto l’organismo umano. Lo studio ha provato, dopo anni di ricerca, che una sana dieta preventiva e una nutrizione che sia coadiuvante terapeutica per la sanità di tutto il sistema circolatorio e di tutto il sistema organico ad esso collegato nel corpo umano contempli l’assunzione di verdure fresche a foglia verde e rossa, in primis spinaci e radicchio, rape rosse e sedano verde, verze e cavoli, di diversi semi oleosi di lino e noci, e altri, inoltre i semi e l’olio di canapa, utilissimi perché possiedo naturalmente tutti gli acidi gassi polinsaturi linolenici e sono alimenti alcalini. Allora bene un consumo saltuario di pesce azzurro, ma molto più frequenti, diciamo giornalieri, così indicano gli studi più affidabili e certi, fuori da ogni co-interessenza, devono essere i consumi di verdure e semi oleosi che abbassano anche il colesterolo cattivo LDL a vantaggio di quello buono HDL.

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