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Venerdì, 19 Aprile 2024
Diga del Molato / Pianello Val Tidone

Eventi climatici estremi e siccità: servono prevenzione, stoccaggio e lungimiranza

Cento anni dalla posa della prima pietra di una struttura ancora perfettamente funzionante dopo i recenti restauri, presidio indispensabile per l’ambiente e l’economia di tutta la Valtidone

Per battere siccità ed eventi climatici estremi serve prevenzione, stoccaggio delle acque, tecnologia e lungimiranza, la stessa che ha spinto cento anni fa uomini saggi e previdenti a costruire la diga del Molato. Proprio quest’anno peraltro si celebra la posa della prima pietra di una struttura ancora perfettamente funzionante dopo i recenti restauri, presidio indispensabile per l’ambiente e l’economia di tutta la Valtidone.

Per celebrare questo avvenimento si è svolto al teatro di Pianello un convegno a cui è seguita una visita all’impianto e l’inaugurazione degli interventi realizzati sul sentiero del Tidone. « La grave crisi idrica che stiamo affrontando, la peggiore degli ultimi 70 anni - ha chiarito il presidente del Consorzio Luigi Bisi -  impone di trasformare questa occasione in un momento di riflessione e di condivisione». Il filo conduttore è stato dunque la siccità e le misure per fronteggiare una condizione che sta mettendo a rischio un intero sistema economico alla cui base c’è il comparto agroalimentare con il cibo che arriva sulle nostre tavole ma anche un’articolata filiera produttiva e occupazionale.

«Questa del Molato - ha ribadito - è stata una delle più grandi intuizioni del periodo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Allora la necessità di produrre alimenti per la popolazione aveva indotto il sistema Piacenza a governare le acque per poter dare risorsa idrica ai territori sottostanti. Da qui nasce la diga del Molato, un bacino importante di risorsa idrica per le valli che sono sottostanti ma anche far sicurezza quando ci sono piene straordinarie e il Consorzio chiude le paratoie trattenendo all’interno dell’invaso l’acqua in sovrabbondanza sulla portata del torrente Tidone».

Da poco sono stati ultimati alcuni lavori di ristrutturazione della diga, il quinto di cinque stralci avviati alla fine degli anni, quest’ultimo ha visto la realizzazione di un sistema di dissipazione, a valle dello scarico di superficie, per proteggere l’alveo ai piedi della diga. «Questi lavori di ristrutturazione ordinaria ci permetteranno – dice - di ricollaudare l’opera, non appena riusciremo a riempire nuovamente la diga, aumentando la capacità di invaso di circa 400 mila metri cubi. Questo vuol dire che potremo passare dall’attuale volume autorizzato di 7,6 milioni di metri cubi a circa 8 milioni di metri cubi rafforzando le funzioni irrigue, di laminazione delle piene, di produzione di energia idroelettrica in aggiunta alla consolidata attrattività turistica per famiglie, scolaresche e sportivi».

Bisi ha voluto ricordare il fondamentale contributo alla soluzione dei problemi idrici da parte del Commissario Carlo Brunelli, di Sandro Calza e da ultimo di Fausto Zermani. «La diga consente di conciliarle distribuzioni, perdendo solo il 12% dell’acqua grazie ad una gestione oculata. Oggi - ha detto - il mondo agricolo grazie alla tecnologia (irrigazione a goccia e sonde) è il comparto più virtuoso e quello strategico, eppure spesso c’è disinformazione e preclusione ideologica che non fanno comprendere l’importanza del nostro lavoro. Servono investimenti ed infrastrutture per conservare e gestire l’acqua». In apertura dell’incontro, dopo il saluto del sindaco di Pianello Gianpaolo Fornasari e del vicepresidente della Provincia (e sindaco di Alta Valtidone) Franco Albertini, è stato diffuso un filmato nel quale la professoressa Valeria Poli ripercorre la storia della gestione delle risorse idriche e formazione del territorio piacentino fino alla costituzione dei Consorzi di Bonifica, alle dighe e sbarramenti fluviali.

Guido Mazza vicepresidente nazionale del Comitato Nazionale Italiano per le Grandi Dighe ha spiegato le finalità dell’associazione ricordando che la metà delle 50mila grandi dighe che ci sono nel mondo, la metà si trovano in Cina ed India con il 35% di acqua invasata, nella Ue 6mila con solo il 5% di acqua invasata ed in Italia 532, terzi in Europa ma per la maggior parte con problemi di vetustà. «C’è - ha detto - scarsa informazione sul ruolo delle dighe per le “rinnovabili”; bisogna puntare su sistemi integrati». Carlo Cacciamani direttore di Italiameteo ha ricordato che «è piovuto solo a novembre, poi un inverno senza neve, con i ghiacciai in ritirata, quindi mesi molto caldi e susseguente intensa evaporazione; ne consegue una desertificazione dei territori; servirebbero piogge non troppo intense, che possano penetrare nei terreni senza ruscellare, ma le previsioni a breve non sono per nulla confortanti».

«Il valore economico dell’acqua - ha sostenuto Paolo Sckockai direttore del Dipartimento di Economia agro-alimentare dell’Università Cattolica di Piacenza - vale tre volte rispetto a quella che paghiamo. Bisogna governare qualità e prezzo ricordando che la Bonifica serve solo il 50%, mentre il resto attinge ai pozzi quando la normativa Ue prescrive l’uso di acqua di superficie. Quella “profonda” ha costi maggiori economici ed ambientali. Bisogna pertanto aumentare gli stoccaggi, incentivare la subirrigazione e non lavorazione, con un ruolo fondamentale esercitato in questo dalla ricerca; ed oltre agli stoccaggi bisogna evitare la dispersione in rete». Concetti pienamente condivisi da Marco Gardella funzionario dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po che ha illustrato le misure emergenziali adottate per fronteggiare le crisi idriche nei territori attraversati dal Po, soprattutto nel Delta, crisi sempre più ricorrenti «verso le quali sarebbe necessaria la stessa lungimiranza di chi ha voluto cento anni fa questa diga».

Sulla necessità di creare infrastrutture si è detto completamente d’accordo anche il presidente nazionale ANBI (Consorzi di bonifica) Francesco Vincenzi secondo cui «si ragiona troppo sulle emergenze e poco sulla prevenzione, ricerca ed innovazione, essenziali per aumentare la nostra resilienza, perché il ruolo dell’irrigazione ha una valenza sociale». Infine l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo per la quale «per arginare la crisi idrica servono forti investimenti in infrastrutture, ma prima ancora serve rallentare il cambiamento climatico, vanno superate le frammentazioni a favore di un sistema idrico integrato. Ci sono le risorse, 68 milioni a Piacenza ed ancora parte dei soldi stanziati per gli eventi del 2017, ma quelli del Pnrr non sono compatibili con la creazione di grandi invasi perché queste grandi opere non sono in grado di rispettare i tempi previsti dal Piano». «L’efficientamento delle reti - ha ribadito - si può fare subito unitamente a strategie per la qualità dell’aria, con sistemi di riscaldamento con energie alternative. Sono tutte problematiche, compresa quella dei rifiuti, collegate tra di loro per risolvere le quali serve una forte alleanza con i cittadini che vanno sensibilizzati, altrimenti rischiamo una spirale negativa da cui sarà problematico poi uscirne».

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