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Disegni e domande per Elio delle Storie tese: «Anch’io un po' “impanicato” dal palco»

Il cantante in videocollegamento con Piacenza per la presentazione di “Casa Aut” si è messo a disposizione dei ragazzi, «Spero sia il primo di una lunga serie di progetti per aiutare tutti i papà come me»

«Anche io sono un po' impanicato dal palco». Una risposta piuttosto inattesa dato che a parlare è Elio, da tutti conosciuto come leader della band Elio e le storie tese, musicista e giudice di talent show, da X-Factor a Italia's got talent. Il cantante ieri mattina si è collegato con Piacenza per prendere parte alla conferenza di presentazione di “Casa Aut”, progetto volto a dare più autonomia, in ambito domestico, ai ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico.

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«Grazie per questa bellissima iniziativa, significa tanto, innanzitutto che l’attenzione sull’autismo va aumentando, non è mai abbastanza, ma intanto accadono cose come questa» ha esordito Elio. «Spero che questo sia il primo di una lunga serie di progetti che vengono attuati per aiutare tutti i papà come me, che affrontano questa montagna senza armi». L’artista si è poi concesso ai “fan”, in questo caso alcuni dei giovani presenti alla conferenza e coinvolti nel progetto, che hanno presentato alcuni omaggi realizzati per l’occasione: un ritratto dell’artista e una strip ispirata alla canzone Shpalman (nelle foto). Poi sono iniziate le domande, dalla sua esperienza a X-Factor - «All’inizio molto eccitante, poi come in tutte le cose ci si abitua e quindi mi sono un po' stancato» - al suo strumento preferito, quesito rivolto da un appassionato di musica, a sua volta alle prese con la chitarra. «Io suono il flauto - ha risposto Elio - ma me ne piacciono anche molto altri, ad esempio l’organo con le canne, che ha un suono bellissimo e la chitarra elettrica distorta, dal suono rock, come anche la batteria: mi piace un po’ tutto».

Soprattutto leggere libri, come ha chiarito rispondendo ad una successiva domanda, mentre l’idea di “fare il cantante” lo ha accompagnato sin da bambino. «Ho sempre voluto fare un gruppo ispirato dai “grandi” che c’erano quando ero piccolo, come i Beatles, ma sul palco mi sono accorto che era davvero dura, perché ero molto timido» assicura il cantante all’emozionato – e «impanicato» - autore della domanda. «Anch’io sono ancora un po' impanicato – scherza il musicista - ho usato il palco come una “terapia personale autoindotta” per provare a togliermi tutte queste ansie, e in parte ha funzionato; l’idea era di mettermi alla prova là dove ero molto debole».

Prima dei saluti - «Verrei immediatamente a Piacenza, fosse anche solo per mangiare un piatto di pisarei e bere un bicchiere di Gutturnio» - l’artista, impegnato a breve in spettacoli dedicati a Giorgio Gaber e Iannacci, ha voluto ringraziare tutti i presenti. «Va molto bene che si parli sempre più di autismo, ancora meglio se si iniziano a mettere in campo aiuti concreti: è in velocissima crescita, le stime dicono che siamo arrivati a 1 caso ogni 60 nati, una cifra mostruosa e nei prossimi anni sarà un tema che interesserà tutti quanti. Grazie ancora e insistete».

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