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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Don Ciotti in Cattolica: «Siamo davanti ad un olocausto. Serve un nuovo umanesimo»

Non si trincera dietro sterili perifrasi per manifestare il suo pensiero don Luigi Ciotti, presidente di Libera e fondatore del Gruppo Abele, ospite della Giornata del Dono in Cattolica a Piacenza, occasione per stimolare negli studenti una riflessione sui valori della solidarietà e della fraternità

«Un nuovo umanesimo che superi paure e fragilità, che travalichi il timore degli altri e del diverso, mettendo insieme proprio queste Ciotti1-2diversità in nuovi valori, diventando lottatori di vita e di speranza. E' necessaria una conversione ecologica integrale che superi i disastri ambientali e sociali, frutto di un’unica crisi di valori. E il Papa sta dalla parte dei più deboli, lo testimonia ogni giorno e vive il Vangelo in modo radicale per combattere questa grande crisi socio ambientale». Non si trincera dietro sterili perifrasi per manifestare il suo pensieri don Luigi Ciotti, presidente di Libera e fondatore del Gruppo Abele, ospite della Giornata del Dono in Cattolica a Piacenza, occasione per stimolare negli studenti una riflessione sui valori della solidarietà e della fraternità, creando un’opportunità diretta di essere a contatto con diverse associazioni  che vivono in prima persona alcune esperienze di dono come volontariato, donazione, sangue, tempo libero. Dopo l’intervento di don Mazzi lo scorso anno, quest’anno è stato invitato don Ciotti prete tutt’altro che “comodo” che vive senza incertezze la sua vocazione al servizio degli ultimi. «Bisogna sentire dentro gli altri - ha commentato - la vita che accoglie la vita, essere attenti al creato che ci circonda, guardare avanti per un nuovo umanesimo, con al centro la persona. Dobbiamo essere lottatori per la vita e per la speranza. Accoglienza è fare ciò che è scritto: “porti aperti” non deve essere solo uno slogan. Lo verificheremo nei fatti senza perdere tempo per fermare una volta per tutte questo che è un vero e proprio olocausto e che coinvolge la politica mondiale, europea e italiana. Il problema dell’emigrazione esiste da sempre, i continui conflitti impongono tutto questo. E', come ha detto il Papa, una terza guerra mondiale combattuta a pezzi».

ciotti2-2«Tre sono i grandi problemi da risolvere: il razzismo strisciante, la perdita di democrazia nel mondo ed una vera e propria catastrofe ecologica. E non  ci sono solo i poveri migranti: ci sono i giovani senza lavoro, e questa è una società che non scommette sul proprio futuro. Il terrorismo è alimentato non solo da una crisi economica, ma soprattutto di valori, dalla fragilità, dalla paura degli altri, del diverso. L’Italia non è razzista, semmai è la fragilità delle persone ad alimentare questa tendenza e la violenza verbale». E contro la mafia presente da 163 anni in Italia, don Ciotti chiede «nuove politiche, lavoro, servizi sociali, cultura ed un deciso rafforzamento delle forze di polizia su cui è indispensabile investire. Noi con la nostra testimonianza vogliamo stare sempre dalla parte dei più deboli per costruire una società nuova, a misura d’uomo, in sintonia con tutto il creato che ci circonda». Don Ciotti prima del suo intervento nell’Auditorium Mazzocchi, ha visitato gli stand allestiti nella piazzetta di Economia, dedicati al dono del cibo, all’economia del dono, al sostegno alla solidarietà, alla vocazione alla cooperazione e al dono della cittadinanza attiva.

«I giovani - ha ricordato Ciotti - chiedono delle cose concrete: poter studiare ed avere prospettive di lavoro. Le tre grandi emergenze Ciotti5-2del nostro Paese sono i poveri, i migranti e i giovani, che vengono impoveriti». «Non perdete mai l’umanità  - ha detto - non bisogna limitarsi ad assecondare il corso della storia, occorre assumersi la responsabilità di cambiarla, se serve. E bisogna combattere le ingiustizie, non rimanerne indifferenti». Sulla mafia don Ciotti ha ribadito che «oggi la si trova sui tavoli della finanza, nei nuovi business e con nuove strategie. C’è una continua commistione tra legale e illegale. Per combatterla è necessario avere voglia di conoscere, creare buone relazioni e aiutare chi si impegna nella lotta. Anche i nostri comportamenti con le scelte e i linguaggi che adottiamo possono fare la differenza».

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