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Martedì, 23 Aprile 2024
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Don Paolo Miraglia, un eretico a Piacenza

Lo scisma del 1896 ripercorso da Carmelo Sciascia nella “Giornata della Dante"

La “Società Dante Alighieri” ha concluso l’Anno Sociale 2022 con la celebrazione della “Giornata della Dante” iniziata nella Basilica di Sant’Antonino dove il Vicario Generale Vescovile Mons. Giuseppe Basini ha officiato una S. Messa in memoria di tutti i soci scomparsi della “Dante” di Piacenza e il presidente Roberto Laurenzano ha illustrato dettagliatamente arte e storia della Basilica. E’ seguita all’Auditorium della Galleria Ricci Oddi, la conferenza di Carmelo Sciascia “Un eretico a Piacenza: lo scisma del 1896” nella quale l’oratore ha efficacemente rievocato una grave vicenda vissuta dalla città a fine secolo XIX, forse sconosciuta a molti, accompagnata da eccellente lettura da parte di Gian Pietro Taìna di documentazioni storiche sulla vicenda.

In quei pluridecenni i rapporti Stato-Chiesa erano oggetto di grossa tensione, con una politica statuale vòlta a sottrarre prerogative ecclesiastiche e far prevalere il potere laico e gli inalienabili diritti dello Stato. Nel gennaio 1895 a Roma mons. Isidoro Carini, docente di paleografia e Prefetto della Biblioteca Vaticana, aveva chiamato a collaborare nel periodico “Rivista delle nuove scienze ecclesiastiche” l’amico don Antonino Paolo Miraglia-Gullotti, di Utrìa (Messina), di nobile famiglia cattolica romana e giovane insegnante di filosofia; entrambi manifestarono una linea conciliativa tra Stato e Chiesa, ma per pressioni della Francia, timorosa di un conseguente maggior grado di prestigio del Regno, si  fece sì che Papa Leone XIII interrompesse quella collaborazione. Dopo pochi mesi, nel giugno, il Carini morì improvvisamente (avvelenamento?)  e ciò portò anche alla chiusura del periodico.

In più, la situazione pubblica era ulteriormente aggravata dai problemi sociali dalle tendenze laiciste connesse alla rivoluzione industriale e da un razionalismo antireligioso, tanto da essersi formate tra gli stessi cattolici due correnti: gli “intransigenti” e i “liberal- progressisti”. Un contesto che rese sempre più impensabile ogni spazio di teorico dialogo tra Papato e Governo (concordia che si sarebbe realizzato solo ben 70 anni dopo, con i Patti Lateranensi del 1929).

Fu in tale clima che nel maggio 1895 (invitato dal piacentino avv. Circenzio Bertucci (che aveva presenziato all’elogio funebre di Isidoro Carini, il cui padre era stato eletto deputato coi voti anche di Piacenza), venne nella nostra città per predicare per il mese mariano nella basilica di san Savino quel Paolo Miraglia che sarebbe stato poi definito l’eretico di Piacenza, e che fu “causa-prima” dello scisma del 1896. Sacerdote a 22 anni, già in Sicilia non aveva manifestato gran linearità con l’autorità ecclesiastica, ed era stato censurato. Dopo il mese mariano rimase a Piacenza, e, oratore popolare, nelle sue prediche esprimeva ampia simpatia per la “nuova” Italia e per Gerolamo Savonarola (il noto monaco nel 1497 condannato al rogo dall’Inquisizione nel 1497, ma oggi in odore di beatificazione, e già dichiarato “servo di Dio”). Ciò oltre al poco gradimento da parte del clero piacentino accusato di varie insufficienze da don Miraglia, procurò serie conseguenze al sacerdote: infatti il Can. Giambattista Rossi fece pubblico uso con astioso furore di un “volantino” incitante ad un’opportuna violenza contro di lui; e altri preti plaudirono al Rossi con una lettera pubblicata su un giornale diocesano. Il Miraglia denunciò il Rossi e gli autori della lettera, e a nulla valse l’invito del vescovo Scalabrini a ritirare la querela, e a rivolgersi al competente Tribunale Ecclesiastico. Si celebrò il processo civile, e don Rossi fu condannato. Inoltre Miraglia fece pubblicare il 1° numero del settimanale “Girolamo Savonarola” (redatto da Giovanni Bianchi), quale organo divulgativo a fini riformisti liberisti, ed appoggiato, in sostanza, da quella parte cittadina cattolica, progressista e di spicco, consapevole delle giuste esigenze di operai e contadini. Si formarono così due correnti contrapposte, e tale contrasto portò il 15 Aprile 1896 alla pubblicazione di un decreto del Sant’Uffizio approvato da papa Leone XIII, con in quale don Miraglia veniva dichiarato “eretico” e scomunicato “per gli scandali e la sua predicazione audace e ostinata che a lungo aveva turbato” la locale diocesi cattolica-romana. Ma nell’ “Oratorio di San Paolo”, da lui steso creato in alcuni locali di Palazzo Costa (in via Roma), più di 700 parrocchiani dell’Oratorio in adunanza proclamarono l’Oratorio “Chiesa Autonoma Italo-Internazionale”, ed elessero come loro vescovo don Miraglia.

Ormai, lo scisma si era consumato. E a Piacenza oltre 2.000 saranno gli adepti (su 45.000 abitanti). Ovviamente per la Chiesa cattolica romana tutto ciò era nullo: Miraglia era solo un “episcopus vagans”, cioè “vescovo randagio, clandestino ed irregolare, al di fuori dalle strutture e del diritto canonico” della Chiesa. Certa stampa lo definì (sarcasticamente) “un moderno Savonarola”; la denominazione di Chiesa Italo-internazionale si trasformò in “Chiesa vetero-cattolica”, chiese sparse dal 1873 variamente in Europa, non dipendenti giuridicamente dallo Chiesa cattolica romana, e contrarie soprattutto al dogma dell'infallibilità papale promosso da Pio IX e definito dal Concilio Vaticano I°.  Pio IX le definì con un’enciclica «Figli delle tenebre», condannandone la dottrina. Miraglia, scomunicato, e condannato anche a tre anni di reclusione per antecedenti vicende, fuggì in Svizzera, indi in Inghilterra, tenendovi conferenze fino al 1901, anno in cui la sua chiesa a Piacenza fu sciolta. Passò infine negli Stati Uniti, ove operò presso comunità di emigranti italiani, e dove morì di miocardite nel 1918 a 61 anni.

Roberto Laurenzano

Presidente società Dante Alighieri Comitato Piacenza

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