Erba medica, l'importante è partire da una buona semente
L’erba medica rimane sempre la "regina delle foraggere" in particolare per la per la produzione di fieno e per l’ arricchimento della fertilità del suolo tramite, l’azoto atmosferico, fissato dai simbionti radicali; inoltre il buon fieno di erba medica sarà sempre presente nella razione alimentare delle lattifere dell’ area del Grana padano.
Per ottenere un buon fieno, bisogna ricorre all’ impiego di mediche note, provate e certificate che ben si adattano all’ ambiente. Oggi, alle vecchie varietà, quali “Du Puis”,”Lodigiana”, di grande sviluppo, “Romagnola” adatta per situazioni più difficili e di collina, si sono affiancati nuovi tipi: “Azzurra” resistente al freddo, “Garisenda” più rustica, “Delta”, molto longeva, “Robot” con un buon rapporto steli- foglie. Trattasi per lo più di varietà sintetiche ottenute con il concorso di più mediche locali od ecotipi, ognuno rispondente a determinate caratteristiche: precocità, resa, rapporto steli foglie, longevità. Ricerche in corso stanno lavorando sul loro miglioramento e sulla loro conservazione che si perde per l’impollinazione entomofila. Proprio in questo momento di fine inverno, in imminenza della semina, ci piace riportare alla attualità l’ importanza della medica come punto d’ inizio della rotazione di qualsiasi durata. Il medicaio, deve stare in piedi almeno 3/ 4 anni: si riducono così le spese d’ impianto e di acquisto del seme. La semina va fatta a file e con seminatrice predisposta impiegando 30/ 35 kg ad ettaro (circa 3 kg. p.p.) in modo da assicurare un buon investimento pari a 800– 1000 piante per mq al primo anno, che diventeranno successivamente 200 - 300 fino a raggiungere quota 100 - 80 termine dei 4/ 5 di vegetazione. E’ proponibile la semina specializzata, rispetto alla consociazione. Gli erbai, se in un primo tempo, agevolano la copertura favorevole alla nascita delle giovani plantule, ne limitano poi il regolare accrescimento.
Per i medicai già affermati è bene ricorrere ad un buon intervento di risveglio, con una mano di ternario o di urea 5/ 6 - 10 kg p. p. in modo da accelerare la crescita dei nuovi germogli che raggiungeranno tanta massa verde, anticipando di qualche giorno il primo sfalcio. La medica, per la sua rusticità, sopperisce bene anche alle carenze idriche per le caratteristiche del-l’ apparato radicale ed è in grado di assicurare una regolare produzione di foraggio, anche con siccità estiva, da maggio a fino al novembre inoltrato e trovare l’ acqua disponibile esplorando gli strati più profondi del terreno. Si raccomanda, mi si consenta, solo un eccezionale ricorso alla irrigazione, quando indispensabile, perché il medicaio, con varietà idonee e buone tecniche colturali, si autogoverna: i ristagni di acqua e la conseguente asfissia radicale, favoriscono l’insorgenza malattie parassitarie e sono occasione di diradamento ed invecchiamento precoce. Per l’efficienza produttiva del medicaio, si abbia riguardo ad anticipare il taglio nella fase del medicaio con capolini fiorali appassiti. I nuovi ricacci, quiescenti, che emergeranno dopo la fienagione, produrranno un buon sfalcio successivo ed eviteranno la concorrenza delle male erbe, e della cuscuta, il ben noto “ grengol“ , sempre pronte ad occupare le aree sfalciate. Quando il medicaio si avvia alla conclusione, si può proporre una trasemina autunnale con erba mazzolina o altra graminacea nella dose di 70 chili la cui produzione foraggera arricchirà nella primavera successiva l’ ultimo sfalcio del prato, giunto al termine del proprio ciclo, per cedere il posto ad una coltura da rinnovo. Così facendo la medica è ancora la “ regina delle foraggere “: assicura buon fieno e risponde al ruolo di sostenibilità.