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La storia / San Giorgio Piacentino

Il legno restituito dal Nure è design da esportazione: «Nulla si distrugge, tutto si trasforma»

Le lampade di Eric Jean Marie Bertola, 60 anni, artigiano sangiorgino: «"Porto il Nure in giro”, perché questi oggetti finiscono in Germania, Austria, Svizzera»

Recupera dal Nure il legno che il torrente restituisce. Questi materiali di scarto, tra le sue mani sapienti, in poco tempo diventano lampade per illuminare case e ambienti. Il sangiorgino Eric Jean Marie Bertola, 60 anni, ha una grande passione per il recupero di aceri, castagni, querce, pioppi, faggi che il torrente trascina a valle.

Il nome tradisce un’origine francese. «Sono nato a Marsiglia - spiega lui stesso - mio padre emigrò da San Giorgio per fare il gruista nei cantieri, poi conobbe mia madre, francese». Fino a 11 anni è cresciuto in Costa Azzurra, a Bandol, poi la prematura scomparsa della madre costrinse il padre a tornare a San Giorgio. «Mio nonno aveva un’attività edile in Valnure, così prima mio padre e poi io ci siamo impegnati nell’impresa». Eric fino al 2019 ha portato avanti l’azienda di famiglia, prima di ritirarsi in pensione.

E il legno? «Ho sempre avuto questa passione, nel tempo libero già da bambino lo lavoravo, il mio nonno francese Henry d’altronde realizzava i mobili con il legno d’ulivo, a dieci anni “paciugavo” un po’ dietro a lui. Una cicatrice che mi è rimasta sulla mano lo conferma: volevo forare un legno, ma non andò benissimo…».

Vent’anni fa diventa un vero hobby: Eric realizza le prime lampade. «Giravo nel Nure qua a San Giorgio - racconta - e vedevo il tanto legname abbandonato, così lo raccoglievo e portavo a casa. Ho sempre avuto il “pallino” di non buttare via niente. Recuperavo da tempo i bancali e ridavo vita a qualsiasi cosa fatta di legno, come le travi delle case demolite. Perché buttare via le cose quando possono avere una seconda vita? “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” è il mio motto».

Quando è andato in pensione l’artigiano sangiorgino, per le sue creazioni, si è inventato il marchio “Le radici del Nure”. «In Lombardia vanno a ruba, sono molto apprezzati. Si può dire che “porto il Nure in giro”, perché questi oggetti finiscono in Germania, Austria, Svizzera. Quasi tutti non conoscono il nostro corso d’acqua, qualcuno invece conosce il Trebbia. Andrò controcorrente, però per me non c’è gara: mi piace più la Valnure rispetto alla Valtrebbia».

Eric fa tutto da solo. «Ci vogliono 3-4 giorni di lavoro per ogni singola lampada, la ripasso cinque volte quando l’ho modellata. La particolarità di questi oggetti è che non vedi mai i cavi scoperti».

Quando va a raccogliere il materiale? «D’estate, in particolare, quando il torrente è in secca e si vedono cumuli di rifiuti e materiali abbandonati. A San Giorgio purtroppo il Nure non esiste più con la siccità, l’acqua arrivava al massimo fino ad Albarola di Vigolzone».

Nel Piacentino espone poco - «sono poco conosciuto, però a fine marzo sarò in città, nell’ex chiesa del Carmine» - e i suoi oggetti destano curiosità. Quando è partito con questo hobby, vent’anni fa, il riciclo e il recupero di materiali di scarto erano un’attività di nicchia. «Sta cambiando rapidamente la mentalità. A Milano c’è un’alta cultura di riciclo per ogni cosa, che si sta diffondendo ovunque. Ovviamente sono felice di ciò, è una cosa alla quale ho sempre tenuto. L’ho già detto, no? Nulla si distrugge, tutto si trasforma…».

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