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Ervi: è pronto il Gutturnio direttamente dalla pianta

E’ stato il protagonista di una degustazione promossa dalla Fisar di Piacenza nell’agriturismo Casa Nuova di Niviano di Rivergaro

C’è voluto un tempo adeguato - più di 30 anni - perché le cose fatte bene non amano la fretta: incroci, produzione poi micro- vinificazioni e finalmente è arrivato l’Ervi, il vino derivato da una varietà sperimentata dalla facoltà di agraria di Piacenza (professor Fregoni) nel 1970 incrociando Barbera e Croatina (Bonarda). Ora è pronto e qualche azienda ha cominciato a produrlo.

E’ stato il protagonista di una degustazione promossa dalla Fisar di Piacenza (con Massimo Ghezzi ed Alberta Tiramani) nell’agriturismo Casa Nuova di Niviano di Rivergaro di proprietà di Carlo Pontini. Ospiti della serata il docente professore Roberto Miravalle, l’agronomo e giornalista Matteo Marenghi che hanno illustrato la storia e le potenzialità di marketing di questo vino innovativo ed il titolare dell’azienda vitivinicola Villa Rosa di Vernasca Andrea Illari.

Miravalle ha ripercorso con una puntuale presentazione la tecnica dei miglioramenti con incroci o selezione clonale. Il miglioramento genetico è iniziato dopo la fillossera; oggi ci sono 370 varietà di cui 118 hanno anche i cloni.

«L’Ervi - ha spiegato - è nata da un’idea del professore Mario Fregoni, ordinario di viticoltura presso la Cattolica di Piacenza, per far fronte alla necessità, tuttora attuale, di sostituire una quota di Barbera nell’uvaggio del Gutturnio. Questo perché nel piacentino la Barbera non in tutte le zone matura bene, rimanendo spesso eccessivamente acida e tannica, caratteri che il consumatore oggi nel vino non tollera più preferendo vini morbidi e rotondi. Per questo già nel 1970 Fregoni ed i suoi collaboratori produssero una serie di incroci tra Croatina (Bonarda) e Barbera con lo scopo di migliorare le caratteristiche dei genitori. Nel 1995 la selezione tra i nuovi incroci si è conclusa con l’identificazione dell’Incrocio 108 e la nuova varietà identificata è stata denominata Ervi (che in aramaico significa ‘vite’ma sono anche le iniziali di nome e cognome di Ernesto Vigevani, un amico vitivinicoltore di Rivergaro che ha ospitato Fregoni per le numerosissime prove di riproduzione e ricerca che sono state necessarie per arrivare al risultato) e iscritta al registro europeo delle varietà coltivate. Contemporaneamente è stata inserita nella lista delle varietà ammesse alla coltivazione in provincia di Piacenza e poi in quelle autorizzate nella regione Emilia-Romagna».

«In pratica- ha spiegato Miravalle- si è preso il polline di Croatina e messo su fiori di Barbera. Dai vinaccioli - i semi - prodotti da quel primo incrocio,sono nate moltissime piantine da cui si sono ricavate delle talee; poi, di selezione in selezione, è stato ristretto il gruppo fino ad arrivare alla singola pianta con le caratteristiche ideali. Pianta che poi è stata riprodotta nei Vivai Cooperativi di Rauscedo ed oggi è anche esportata. E’ una bella pianta- ha chiarito Miravalle- produce sulle gemme basali, con un grappolo lungo e spargolo, con bacca piccola che asciuga bene dall’umidità, matura prima evitando le piogge di fine settembre. Ha un’acidità media, colore inteso, caldo ed è adatta alla raccolta meccanica. C’è un forte interesse dei produttori».

Matteo Marenghi esperto nel marketing vitivinicolo ha detto che si sta giustamente pensando ad una sua valorizzazione. «Oggi la filiera enologica si confronta con molti problemi, fra cui l’eccedenza produttiva, la competizione globale ed i mutamenti nei gusti e nelle abitudini di consumo. I vitivinicoltori piacentini devono rendersi conto che il mondo è cambiato; chi non scommette sulla specializzazione, la meccanizzazione, l’aumento delle dimensioni aziendali e soprattutto la maggiore attenzione al mercato (anche con la costituzione di organizzazioni commerciali e reti di vendita) avrà sempre meno chances. L’Ervi è un vino straordinariamente morbido e quasi ‘meridionale’ nelle sembianze;  potrebbe quindi proficuamente coprire un segmento di mercato non sufficientemente presidiato dall’offerta attuale. Diversi vitivinicoltori non sanno nemmeno che, da diversi anni, esiste un vitigno che potrebbe rivelarsi il vero asso nella manica del territorio piacentino. Possiamo scommettere sull’Ervi come vino-identità territoriale. C’è una storia da raccontare vera, un percorso che nasce da un’idea di Fregoni. Con ‘una buona operazione di marketing potrebbe essere una novità vincente perché questo vino ha veramente dei numeri».

E’ seguita poi la degustazione con i sommelier che hanno commentato le peculiarità organolettiche davvero significative dell’Ervi pronto ormai alla sfida dei mercati.

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