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Tegamini, l'influencer che consiglia libri: «Non sono un critico, ma una lettrice molto appassionata»

La piacentina Francesca Crescentini, traduttrice e creatrice del sito letterario "Tegamini", con 131mila seguaci su Instagram, è considerata una delle più influenti bookblogger d'Italia. «I libri sono la mia isola felice»

«L’unico mio racconto pubblicato è uscito sul “Ficcanaso” della scuola media Dante Alighieri» risponde Francesca. Non in questa intervista, ma alla domanda di un follower apparsa nelle sue stories di Instagram, un aggancio perfetto per introdurre biografia e chiave del successo di Francesca Crescentini, meglio nota come “Tegamini”, alias sito letterario (prodotto più social annessi), alias traduttrice con un passato nell’editoria e “top” bookblogger, considerata tra le più influenti d'Italia. La scuola di cui parla è infatti quella della nostra città, dove Francesca è nata e cresciuta prima di trasferirsi a Milano - passando dal liceo Gioia al pendolarismo con l’università Bocconi – e dove tuttora torna, quando possibile, a trovare la sua famiglia. Sempre da qui, fin dall’adolescenza, ha iniziato a scrivere quel diario digitale - «un esercizio di autorappresentazione» come racconta Francesca al telefono – confluito oltre dieci anni fa nell’ormai celebre blog Tegamini, luogo virtuale di narrazione personale volta al prossimo, condotta tra riflessioni sul quotidiano, spunti professionali, entusiasmi per film o mete di viaggio, ma soprattutto recensioni e consigli di lettura. Ed ecco il punto: attorno a Tegamini gravita una numerosa e attiva community (131mila i seguaci del suo profilo Instagram) che a libri & co. pare interessata eccome, a dispetto dei periodici ragguagli sulla crescente indifferenza degli italiani per il tema. Forse anche perché il sapere stampato sulle pagine o le doti da coltivare per un possibile futuro nell’editoria appaiono meno lontani, quando si ha anche la possibilità di chiedere all'interlocutrice se da piccola scrivesse per il giornalino scolastico (vedi responso iniziale).

«Sono blogger da sempre» racconta Francesca. «Ho iniziato in maniera ludica, per trovare qualcuno con cui parlare delle cose che amo e condividerle – i libri sono la mia isola felice -, in un periodo in cui non era ancora previsto che si potesse lavorare con i social e farne anche una professione. Su Snapchat le persone con cui interagivo hanno iniziato a chiedermi cosa potessero leggere di bello; ho iniziato a dare consigli e la risposta è stata incredibile, per me è stata una sorpresa». Gli studi - una specializzazione in Economics for Arts, Culture, Media and Entertainment – e le esperienze maturate nel lavoro non sono certo fondamenta trascurabili, ma è la nota personale, secondo Francesca, a fare in primis la differenza. «Non sono un critico, ma una lettrice molto appassionata che nel tempo ha accumulato un bagaglio forse un po' più grande di quello “medio”. Parlo di quel che leggo in modo normale, come parte del mio quotidiano e credo che questo accorci le distanze e faccia sentire meno respinto chi magari non guarderebbe mai un inserto o un profilo del settore. Sono felice di aver mantenuto il mio spirito iniziale e di aver continuato anche a parlare dei fatti miei, magari mi seguono perché trovano divertente la foto del gatto (che si chiama Ottone, vera dimostrazione di piacentinità, nda) ma nel mentre s’imbattono anche nei libri, scrivendomi poi “grazie per averlo consigliato, è una cosa che non avrei mai letto da sola”». Una cerchia di utenti cresciuta gradualmente - «fatta da persone intelligenti e di discussioni preziose e costruttive, sono molto fortunata» - da cui continua a trarre spunti e divertimento.

«Finché ho questo spirito sono felicissima di continuare senza particolari traguardi, anche se mi piacerebbe avere tempo per dedicarmi a qualcosa di più creativo. Vorrei collaborare in modo strutturale con il settore culturale, provando a proporre una comunicazione diversa da quella tradizionale e usando la piattaforma per darle spazio, sostenendola e restituendo un po' di quel che ho ricevuto». Piacenza è già stata menzionata. Chiamata a parlare in una story di un’opera d’arte perduta ha infatti scelto Ritratto di Signora. «Ho subito pensato alla Galleria Ricci Oddi, alla incredibile storia di questo dipinto e alla possibilità di farla conoscere a più persone». Impossibile non domandarle se tra le traduzioni di romanzi dall’inglese all’italiano e i suggerimenti di lettura (gli ultimi sono “Steve Jobs non abita più qui” di Michele Masneri e “Ragazza, donna, altro” di Bernardine Evaristo) non possa comparire anche un suo libro. «Mi piacerebbe farlo, ho delle idee, sono un po' terrorizzata, ma è un grande obiettivo», ancora tutto da definire. «Sarà quello che sono capace di fare, se mai sarò capace».

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