rotate-mobile
Al Quirinale

Gli arazzi di Parma e Piacenza che impreziosiscono lo studio del Presidente della Repubblica

Il contributo di Marco Horak: «Possiamo ritenerci orgogliosi di come parte della prestigiosa collezione farnesiana, costituisca uno dei principali apparati decorativi del palazzo forse più importante della nazione»

Parte degli arazzi delle collezioni ducali di Parma e Piacenza impreziosisce il Palazzo Quirinale, in particolare lo studio del Presidente. A ricostruirne in breve la storia e a sottolinearne l'importanza, il piacentino Marco Horak. 

«Non sappiamo da quale stanza del Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolgerà, il 31 dicembre, il suo ultimo discorso augurale. Si tratta di un appuntamento molto atteso dagli italiani e che è divenuto, da molti decenni, una tradizione che segna la fine dell’anno e l’arrivo dell’anno nuovo: tempo di bilanci e riflessioni sul passato e di speranze e previsioni sul futuro. Uno degli ambienti che più frequentemente ha ospitato il discorso di fine anno (che nel 2021 coinciderà con la fine del mandato di Sergio Mattarella) è sicuramente lo studio del Presidente della Repubblica». «Si tratta di un ambiente - spiega Horak - che ospita la scrivania presidenziale, una “diplomatica” di elegante manifattura francese in stile Luigi XV del XVIII secolo (e che in Francia viene chiamata “bureau plat”), alle cui spalle si trova collocato a parete uno splendido arazzo fiammingo raffigurante “Le Driadi”, episodio mitologico tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio. L’opera faceva parte della straordinaria collezione Farnese, la quale comprendeva dipinti (Tiziano, Correggio, Parmigianino e molti altri protagonisti di primo piano nell’ambito della grande stagione della pittura italiana) oggi esposti al Museo di Capodimonte, straordinarie statue antiche (Ercole Farnese, Toro Farnese e tantissime altre) collocate al museo Archeologico nazionale di Napoli e una grande raccolta di arti minori. Fra queste ultime una delle più cospicue, per precise ragioni storiche, è certamente quella dei grandi arazzi che, se si contano pure le sovrapporte, le soprafinestre e le portiere, arriva a contare centinaia di pezzi e costituisce una fra le più importanti collezioni europee del genere. Dicevo che la genesi di tale raccolta ha precisi riferimenti storici: in effetti la principale collezionista di arazzi nell’ambito della famiglia Farnese fu la duchessa Margherita d’Austria, figlia illegittima di Carlo V e sposa di Ottavio Farnese, il celebre condottiero delle Fiandre e secondo duca di Parma e Piacenza, la quale nasceva da parte di madre da una stirpe di tessitori di arazzi fiamminghi ed era quindi in grado di apprezzare la buona qualità di questa espressione d’arte. Oggi il nucleo più significativo della grande raccolta farnesiana di arazzi è collocato a Roma nel Palazzo del Quirinale, ma altri pezzi molto pregiati li troviamo pure ai Musei Vaticani, nel palazzo vescovile di Parma, a Napoli nel Museo di Capodimonte, nel Rijksmuseum di Amsterdam, nella villa medicea della Petraia, nel Castello Reale di Wawel a Cracovia e in altri siti ancora».

«La collezione di arazzi della dotazione del palazzo presidenziale - prosegue - è oggi composta da 261 pezzi che documentano l'attività delle principali manifatture e centri di produzione tra il XVI e il XIX secolo. La raccolta è una tra le più considerevoli a livello internazionale non solo numericamente; infatti, la sua importanza risiede anche nell'alta qualità che ne contraddistingue le singole componenti, dovuta alla loro precedente appartenenza alle collezioni degli Stati preunitari. Gli arazzi giunsero infatti al Quirinale per la massima parte negli anni Ottanta del secolo XIX quando, volendo trasformare il palazzo in fastosa reggia, furono utilizzati arredi e opere d'arte all'uopo prelevati dalle regge delle case regnanti in Italia prima dell'unificazione sotto la corona Sabauda. Molti pezzi erano già stati impiegati a Firenze nel breve periodo in cui la storica città toscana fu capitale (1865-1870) e furono solo successivamente portati a Roma. Comprendono, fra gli altri, i due Pergolati con scene mitologiche (Bruxelles 1559-1560); le otto Storie di Scipione l'Africano (Bruxelles 1650-1665 ca.); le undici Portiere degli dei (Parigi, 1743-1747) tessute nella manifattura dei Gobelins; le quattro Storie di Amore e Psiche (Beauvais, 1748-1750 ca.) e i quattro Amori degli dei (Beauvais, 1750-1752) due serie, queste ultime, per le quali aveva eseguito i cartoni François Boucher. Le Storie di Amore e Psiche, così come gli Amori degli dei sono stati collocati in una fastosa sala appositamente allestita nel 1877 dal pugliese Ignazio Perricci, che progettò una sontuosa decorazione in legno dorato e specchi intorno a quattro magnifici arazzi di manifattura francese. Detta sala viene tuttora definita “Sala degli Arazzi” e utilizzata per incontri di rappresentanza fra personalità di prestigio internazionale».

«Gli arazzi, tratti come riferito in precedenza da disegni del celebre pittore francese François Boucher - sottolinea -  mettono in scena leggiadre scene mitologiche dedicate agli Amori degli dei e alle Storie di Amore e Psiche. La volta, dipinta da Cesare Maccari sempre nel 1877, è ispirata allo stile sensuale di Boucher e alle tematiche leggere degli arazzi: il pittore senese vi raffigurò, in un vasto cielo azzurro, Amore che incorona le tre Grazie.  Il mobilio tardo-ottocentesco fu realizzato appositamente per questo ambiente ed è perfettamente in stile con il gusto rococò della stanza; osservando bene gli schienali dei divani si può scorgere, al centro, il monogramma VE di re Vittorio Emanuele II. L’unico elemento dissonante rispetto alle caratteristiche della sala sono gli affreschi delle quattro finestre, dipinti nel 1610 con grottesche e imprese di papa Paolo V. Al centro delle grottesche è ripetuta l’immagine di uno specchio che riflette in un bosco la luce del sole, a simboleggiare il ruolo del pontefice, chiamato a riflettere la grazia divina nel mondo». 

«Per rendere l’idea dell’importanza della raccolta di arazzi del Quirinale basti ricordare che dal 1995 presso il Palazzo è attivo un “Centro Operativo per la Manutenzione e il Restauro degli Arazzi” che in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha realizzato e coordinato, attraverso due laboratori attrezzati e personale interno altamente specializzato, il recupero di un consistente nucleo di arazzi (i primi 120 restauri sono stati completati cinque anni fa). Oltre ai laboratori è stato inoltre allestito un deposito attrezzato per la conservazione degli arazzi in attesa dei restauri, che sono attuati secondo una definita programmazione». «Come piacentini - conclude Horak - possiamo dunque ritenerci orgogliosi di come una parte della prestigiosa collezione farnesiana costituisca uno dei principali apparati decorativi del palazzo forse più importante della nazione: il Palazzo del Quirinale, sede del Presidente della Repubblica, un edificio che viene definito come la “casa degli italiani”».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gli arazzi di Parma e Piacenza che impreziosiscono lo studio del Presidente della Repubblica

IlPiacenza è in caricamento