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Giovedì, 28 Marzo 2024
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«Le grandi opere aiutano la crescita ma è fondamentale la fase di progettazione»

Per cercare di fornirne adeguata risposta è in corso alla Cattolica di Piacenza un Focus dedicato ai grandi progetti

I progetti di grandi dimensioni come Expo o la ricostruzione del Ponte Morandi o le Olimpiadi sono utili alla società nella quale vengono realizzati? Quali sono gli aspetti postivi e quelli negativi? Per cercare di fornirne adeguata risposta è in corso presso la Cattolica di Piacenza un Focus dedicato ai grandi progetti spiega Franca Cantoni, docente di organizzazione aziendale della facoltà di Economia e Giurisprudenza, che insieme ad altri colleghi di Cattolica e Politecnico ha dato vita nel 2019 a MeRIT gruppo di studi multidisciplinare sui megaprogetti, un approccio multidisciplinare che possono esaminarne la complessità.

Essi infatti coinvolgono partner pubblici e privati, modificano radicalmente l’ambiente in cui vengono insediati e hanno un imponente impatto su una molteplicità di persone. «Parliamo- rileva la Cantoni- di alta velocità ferroviaria, linee metropolitane, autostradali. Ma anche di attività legate all’organizzazione di eventi come le Olimpiadi, allo smantellamento di infrastrutture nate per ospitare grandi eventi come l’EXPO, alla ricostruzione del Ponte Morandi di Genova. Sono progetti- chiarisce la Cantoni- che contribuiscono a modellare la società, affrontando le sue esigenze e potenzialmente facilitando le condizioni pubbliche in questioni specifiche. Indagheremo i Large Engineering Projects-LEP, da diversi punti di vista e con il contributo di diverse discipline: ingegneria, economia, organizzazione aziendale, gestione delle risorse umane, giurisprudenza, sociologia con un occhio vigile e attendo alla gestione dei temi relativi alla sostenibilità e alla complessità. In questo sta il valore aggiunto delle due giornate».

La prima, più “accademica”, prevedeva alle 11.45 la Lectio Magistralis di  uno dei massimo esperti mondiali di megaprogetti, Donald Roy Lessar del MIT Sloan School of Management di Boston, cui faranno seguito affondi su tematiche specifiche legate ai LEP.  La seconda giornata, domani, venerdì, vedrà il coinvolgimento attivo degli studenti della facoltà di Economia che presenteranno al Politecnico, sede di Piacenza, alcuni lavori sviluppati sul tema dei megaprogetti. La mattina si chiuderà con una tavola rotonda tra esperti di diversi settori «un tavolo degli stakeholders dei megaprogetti – conclude la prof.ssa Cantoni - in cui i protagonisti del settore si confronteranno al fine di trovare punti di incontro».

Dopo il saluto del vicesindaco Elena Baio (solo lavorando in squadra si raggiungono risultati), del professor Francesco Timpano (a nome del Preside della Facoltà di Economia Annamaria Fellegara), è seguito quello della professor Cantoni che ha ribadito come «questo evento rappresenti un'opportunità unica per incontrare studiosi di diverse discipline e professionisti di diversi lavori in diversi settori, ma con un interesse comune: Megaprojects. Significa - ha detto- riunire diversi gradi, ma punti di vista complementari, per essere in bilancio e in tempo, rispettando le regole, leggi e regolamenti. Essere sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale. L'obiettivo del seminario di due giorni è quello di aprire un dibattito e un confronto tra diverse posizioni e discipline e cercare di individuare strumenti utili per affrontare la complessità tipica dei megaprogetti».

Sono seguiti gli interventi di Giorgio Locatelli e Mauro Mancini, rispettivamente dell'Università di Leeds e del Politecnico di Milano e dell’ing. Edoardo Favari, quindi la lectio magistralis del professor Donald Lessard (Massachusset Massachusetts Institute of Technology). Rispondendo ad alcune domande poste dai giornalisti presenti, il docente ha sottolineato come i “megaprogetti” siano complessi perché coinvolgono diversi settori politici, sociali ed economici e quindi è difficile far dialogare tanti “attori” diversi, tre mondi che non sempre coesistono, che li considerano nella loro globalità senza un approccio “modulare”.

Anche la loro sostenibilità deve scaturire da un attenta selezione e studio preliminare del progetto stesso e se deve rendere la qualità di vita delle popolazioni coinvolte, deve partire dal “designin” iniziale. Così come per le Olimpiadi invernali del 2026 o il Ponte Morandi  è necessario comprendere quali sistemi verranno attratti e quali lasciati da parte. Diventa un vantaggio per il territorio se è ben gestito, ma ci sono da considerare sia aspetti positivi che negativi per le persone; quindi il coinvolgimento delle popolazioni locali deve essere preparato, perché non è detto che le infrastrutture predisposte migliorino le condizioni di vita della gente. E’ stato un evento positivo per Londra, un po’ meno per Los Angeles, negativo per Rio. Quindi bisogna procedere attentamente con step di valutazione.

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