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«Green pass un disastro, nei ristoranti una persona si deve dedicare solo a quello»

Entra in vigore il certificato verde nei locali al chiuso. Draghi (Antica Osteria dei Mercanti): «I pass cartacei faticosi da “leggere”, si perde tempo». Garosi (Bar Cis): «Intanto che li controllo, chi fa i caffè?» Razzetti (Lago Nero): «Non è piacevole fare i controllori»

Se in città la gente rimasta non è tantissima, in agosto, a frequentare bar e ristoranti – in un periodo di ferie – nelle località più turistiche, in estate, la “fatica” del green pass è più evidente. Come, ad esempio, in Alta Valnure: il certificato verde è scattato proprio nel periodo più “caldo” dell’anno, dove l’afflusso di persone è massimo.

«Questo primo giorno è stato un casino – spiega Mimma Draghi, insieme al marito Paolo Lanfranchi titolare dell’Antica Osteria dei Mercanti a Ferriere –. Mi sono messa a controllare il green pass all’ingresso del ristorante, ho curato solo questo aspetto in pratica». Problemi? «A due clienti francesi non siamo riusciti a “leggere” il green pass con l’apposita app sul telefono. Era sicuramente valido, ma non risultava, non sappiamo perché. E per chi lo porta cartaceo, e sono in tanti, ci vuole pazienza: abbiamo perso anche 10 minuti per validare un green pass, si perde troppo tempo».

La giornata ha aiutato per mangiare all’aperto. «Tanti non avevano il certificato verde. Un po’ siamo riusciti a farli stare fuori, un po’ siamo stati costretti a rifiutarli, con dispiacere». Draghi poi evidenzia che tanti ragazzi stanno facendo il vaccino adesso e non riescono a mangiare con i genitori. «Abbiamo prenotati o vaccinati con una sola dose che stanno attendendo il certificato, ma intanto non possono mangiare con papà e mamma».

Un bilancio finale? «Per noi gestori è un disastro. Ci vuole una persona fissa a fare solo questa attività di controllo. Ed è dura anche spiegare che non possono mangiare. Si perde tempo, non vogliamo essere bruschi nel far capire che non c’è proprio modo di mangiare al chiuso senza green pass. Temiamo che prima o poi qualcuno darà in escandescenze di fronte a un rifiuto».

Intanto che la ristoratrice racconta i disagi del “primo giorno”, un turista del Monferrato, a Ferriere di passaggio, dice la sua: «Guardi, sono un ristoratore anch’io. Ho preferito chiudere il mio locale oggi e venire a fare un giro in moto. Proprio non ne avevo voglia di controllare i clienti».  

Giuseppe Garosi, titolare del bar “Da Cis” a Ferriere, non è per niente soddisfatto di questo debutto. «Ci si mette una vita. Se faccio il controllore, i caffè chi li fa al mio posto?  Sarà molto dura questo mese… Temo per il sabato sera, quando il bar solitamente si riempie di frequentatori. Per forza poi si creano assembramenti, se uno non può sedersi dentro avrò la gente tutta sulla porta. Sarà impossibile controllarli tutti se entrano, è un caos».

Anche all’albergo, ristorante e rifugio “Lago Nero”, al confine con il genovese, ci si è adeguati. «La giornata è stata bella – spiega Daniela Razzetti - quindi hanno tutti voluto mangiare all’aperto. Solo una coppia ha preferito pranzare al chiuso e aveva il green pass nel formato cartaceo. L’ho controllato ed era ok, nessun problema». Anche in questo caso la questione della privacy si fa sentire. «Non è piacevole chiedere alle persone i documenti. Non siamo ufficiali, non ci sentiamo tali. Però lo facciamo. Mi viene da dire: speriamo che ci sia sempre il sole».

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