rotate-mobile
Attualità

Guareschi e il Po: al suo funerale una benna di terra scavata dal greto del Grande Fiume

Il Grande Fiume e Giovannino Guareschi: nel cinquantesimo della sua scomparsa lo scrittore bassaiolo è stato ricordato in tanti modi nella sua terra. Nel “Mondo piccolo” è evidente il suo legame: tanto che qua decide di passare gli ultimi anni della sua vita. Quarta e ultima puntata del viaggio guareschiano lungo il Po

Ma l’acqua, in Mondo piccolo, non è rappresentata solo da quella del bacino del Po. È anche proveniente da torrenti, canali, pozzi, serbatoi. È soprattutto un pozzo d’acqua a destare meraviglia: il pozzo di “Bacchi”.

Peppone allargò le braccia: «Allora significa che l’acqua non proviene dalla terra ma dallo Spirito Santo. Perché, se venisse dalla terra, da qualche vena dovrebbe pure arrivare». «Qui, in questo punto, l’acqua c’è» affermò il professore. «Può darsi che io non senta la vena perché passa profondissima. Può darsi che si tratti di una vera d’acqua saliente che qui, in questo, ha trovato terreno poroso ed è filtrata verso l’alto. Fate conto che una tubatura dell’acquedotto passi a tre o quattrocento metri sottoterra e qui, in questo punto, abbiamo innestato un tubetto che porta l’acqua in su, fino a pochi metri dalla superficie. Comunque, sia quel che sia, io dico che qui sotto, a pochi metri, l’acqua c’è». (…)…ora Peppone, si levò e incominciò a gridare: «L’acqua! L’acqua! Presto! Presto». (…) Alle quattro su trovarono in parecchi attorno all’olmo. Il Bacchi coi figli, Peppone coi suoi tre aiutanti, gli spesati del podere, gli affittuari dei poderi confinanti. (…) Il terreno era sasso: grossi ciottoli affioravano e, prima di far lavorare il mazzapicchio, fu necessario togliere lo strato di sassi. (…) Il professore continuò: «Era lui che sentivo violentemente. Però l’acqua c’è. Non a pochi metri come dicevo. A pochi metri c’era lui…l’acqua c’è verso i duecento metri…chi ha fede la trova»[11].

Aveva fede e poi capiva che era necessario trovare l’acqua: non per l’irrigazione, ma per qualcosa d’altro che egli non riusciva a spiegarsi ma che era molto importante. L’acqua fu trovata a centonovanta metri  (…) La gente – e c’era tutto il paese – stava lì a guardare trattenendo il fiato, e si udiva soltanto lo scrosciare dell’acqua, ma pareva una musica. (…) L’acqua uscì con violenza. Un torrente di acqua limpida e fresca, e appena la vide, il Bacchi capì qual era la cosa importante e fece il discorso inaugurale. «Ecco l’acqua che purifica tutto e lava la terra dalle macchie di sangue e, assieme alle macchie di sangue della terra, va via l’odio degli animi. Amen». (…) Don Camillo andava spesso a guardare lo spettacolo dell’acqua che sgorgava dal pozzo del Bacchi[12].

Numerosi sono gli idronimi presenti in «Mondo piccolo». Non solo il fiume Po, tra i protagonisti delle vicende, fa parte del paesaggio della Bassa guareschiana. Il Canalaccio (n. 34, 87, 88, 112, 141, 194, 208, 228, 235, 236, 256, 304); Canale (n. 156); Canaletto (n. 67, 234, 298); Canalnuovo (n. 225);  Canalone (n. 147); Fiumetto (n. 34, 42); Fondone (n. 257); Fossalto (n. 6); Fossetto (n. 230);  Fossone (n. 5, 125). Il Grande fiume è nei racconti n. 19, 21a, 27, 29, 32, 39, 41, 43, 46, 55 60, 63, 67, 70, 73, 74, 76, 78, 81, 82b, 84, 87, 90, 114, 116, 118, 124b, 125, 129, 132, 137, 139, 141, 144, 147, 149, 156, 157, 171, 174, 178, 182, 190, 207, 212, 214, 216, 219, 227, 230, 231, 237, 238, 256, 257, 261, 264, 275, 279, 280, 296, 310, 314, 315, 318-319, 328, 330, 341, 343, 345. Viene citato invece come fiume Po nel racconto n. 9, 29, 54, 7, 214, 219, 232, 250, 295, 307, 314, 328, 330, 332, 338, 339. Rigola (ovvero il Rigosa) (n. 201); Rovaccia (Rovacchia) n. 164, 177; Stivone (Stirone) nel n. 182, 210, 216, 217, 236, 260, 267, 276, 277, 279, 289, 300, 314, 315, 335); Tincone (Taro) nel n. 82b.

Ovviamente, non solo il grande fiume si gonfia in caso di incessanti piogge. Anche i corsi d’acqua minori creano problemi e meritano attenzioni costanti da parte della popolazione:

Il fiume era gonfio in quei giorni e l’acqua premeva contro gli argini, e gonfi erano anche tutti i fiumiciattoli che segavano la piana e andavano a buttarsi nel fiume grosso. Questi fiumiciattoli da quattro soldi, a vederli in tempi normali, fanno ridere perché sono secchi oppure portano a spasso sì e no quattro bigonce d’acqua e uno si domanda come della gente che la testa sulle spalle abbia potuto buttar via montagne di quattrini per tirar su dei grossi argini lungo le rive di queste sassaie. Ma sono fiumicelli balenghi: come gli uomini che bevono si e no un bicchiere di vino al giorno e poi, la volta che perdono l’indirizzo di casa e prendono la sbornia, la prendono così grossa che a chiamarla «ciclone» è ancora poco per rendere l’idea. Ogni tanto questi fiumiciattoli si gonfiano e allora diventano peggio del Mississippi e riempiono non soltanto tutto il letto, ma arrivano fino a metà dell’argine e anche di più.  In quei giorni anche i fiumi piccoli erano gonfi da far paura e gente cominciava a gironzolare sugli argini misurando col bastone l’acqua per vedere se fosse salita ancora. E l’acqua continuava a salire. Fontanile era divisa dal territorio della capitale morale da uno di questi fiumi che correva fra due robusti argini e da almeno vent’anni non si era mai vista tant’acqua[13].

Vane sono le ricerche lungo le rive del fiume e del Canalaccio[14].

Non s’era mai visto un aprile così maledetto: i canali si gonfiarono e, ben presto, l’acqua tracimò, o ruppe gli arginelli, o scavò grotte sotto la muratura delle chiuse e coperse le strade basse e migliaia di biolche di terra coltivata[15].

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Guareschi e il Po: al suo funerale una benna di terra scavata dal greto del Grande Fiume

IlPiacenza è in caricamento