“I grandi eventi di Casa Farnese” indagati da Andreoni in un volume
Una nuova interessante documentazione della vita e del potere politico esercitato negli antichi ducati emiliani del periodo farnesiano
Una nuova interessante documentazione della vita e del potere politico esercitato negli antichi ducati emiliani del periodo farnesiano, è fornita dal libro “I grandi eventi di Casa Farnese”. Il volume, nato dalle meticolose e appassionate ricerche del professor Mariano Andreoni, ha trovato nella Tip.Le.Co. il sostegno e la professionalità di una stampa adeguata all’importanza delle oltre 200 immagini che accompagnano le 248 pagine. Una rilevante attestazione del valore dell’opera è fornita dai patrocini e dai contributi di importante istituzioni quali Le famiglie storiche d’Italia, Le Famiglie storiche d’Europa, l’Istituto Araldico Genealogico Italiano e il sostegno da Ente Museo Palazzo Costa, Amici del libro d’Arte, Museo della Vite e del vino F. Pizzamiglio, La Tosa e QAS Consult ed Ente Farnese.
L’opera storica - da dicembre nelle librerie e subito premiata dall’interesse di studiosi e cultori di storia piacentina - mette a fuoco una serie di grandi eventi familiari di Casa Farnese, i cui membri, evidenzia l’autore nelle pagine iniziali, dopo qualche secolo di "vita di provincia", di professione militare, di anni d'anticamera, sono arrivati finalmente alla gloria e al potere grazie all'opera costante profamilia di Alessandro Farnese divenuto papa col nome di Paolo III, un personaggio di grande spessore culturale e diplomatico.
Matrimoni, battesimi, ingressi solenni, funerali di duchi e duchesse, furono occasioni per la rappresentazione della Corte Farnesiana che riuscì a costruire programmi celebrativi e culturali abbastanza diversificati a seconda della situazione politica ed economica del Ducato di Parma e Piacenza e soprattutto a seconda della personalità del Duca. Per la Corte farnesiana furono le nozze ducali e gli ingressi solenni le occasioni di maggiore espressione della capacità rappresentativa. Difatti qui i Farnese allestirono spettacoli messi in scena per dare di essi un’immagine di grande potenza e ricchezza, per arrivare alla glorificazione più sontuosa possibile e "scenografica" del potere e della dinastia.
Tutti i Farnese amavano in modo straordinario le feste, nelle quali gareggiarono con le altre corti italiane cercando di primeggiare nella grandiosità e nello sfarzo degli apparati e cercando di far giungere la fama dei loro spettacoli in tutta Europa.
Anche gli interventi di abbellimento delle città di Parma e Piacenza con le demolizioni o costruzione di nuovi edifici lungo il percorso prescelto per i cortei e gli ingressi solenni, le scenografie e gli addobbi per l'apparato servivano per la promozione della Corte.
Come consuetudine del tempo furono destinate ingenti somme per feste, sfilate, addobbi, macchine funerarie; uno sfarzo suggerito anche dalla ridondanza stilistica barocca.
All’inizio i grandi trattenimenti scenico-musicali erano rappresentati in ampie sale dei palazzi ducali tuttora esistenti, sia a Parma che a Piacenza, e in un secondo periodo nei teatri ducali: a Parma nel Nuovo Teatro Ducale, nel Teatro della Racchetta, nel Teatrino di Corte e soprattutto nel Teatro Farnese; a Piacenza nei teatri di Palazzo Gotico, delle Saline (nell’odierno viale Risorgimento) e della Cittadella. Si tratta di tipici teatri permanenti del Seicento, ove la musica era quasi sempre relegata a un ruolo marginale, e l'uso delle elaborate "macchine" teatrali e di sorprendenti invenzioni scenografiche voleva aggiungere suggestioni in omaggio all’estetica del "meraviglioso" per la gioia dell’occhio. Con questo intento, per esempio, Ranuccio II chiamò a corte i fratelli Bibiena, famosi architetti e scenografi, confermando così l'eccelso livello qualitativo raggiunto dagli intrattenimenti farnesiani.
E’ questo il terzo volume della ricerca/analisi di aspetti particolari della dinastia Farnese. In precedenza l’autore ha pubblicato sempre con la Tip.Le.Co i due tomi dallo stesso titolo: “I tesori dei Farnese a Parma, Piacenza, Caprarola, Roma”, che raccontano e analizzano i tesori d’arte delle collezioni farnesiane così come a noi pervenute attraverso trasferimenti o dispersioni di epoca e natura diverse. L’invitante progetto grafico è stato ideato da Adele Arrigoni, a Oreste Grana si deve il merito del fedele restauro di parte dell’apparato fotografico.