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Identità di genere, Cgil: «Bene la scelta del Comune di torna nella rete-antidiscriminazioni»

Il sindacato: «Anacronistica la scelta dell’Amministrazione Barbieri di uscire dalla rete. Ancora oggi, purtroppo, odio e discriminazione che non possiamo e vogliamo tollerare»

La Cgil di Piacenza plaude alla scelta della Giunta di Piacenza di ritornare a far parte della rete “Re.a.dy”, lo strumento che le Pubbliche amministrazioni si sono date per contrastare gli episodi e gli atteggiamenti antidiscriminatori di cui sono oggetto le persone con orientamenti sessuali differenti e verso le identità di genere.

«E’ del tutto convincente l’intento dell’assessore alle Pari opportunità, Serena Groppelli – si legge in una nota del sindacato -, che ha promosso l’adesione alla rete, in quanto in questo modo il Comune aderisce e sostiene un ideale manifesto di intenti, atto a promuove iniziative concrete contro le discriminazioni sia legate al genere e all’identità sessuale, al fine di prevenire, contrastare e superare le discriminazioni stesse e per quanto riguarda l’identità e l’orientamento sessuale come per il genere, ma anche al tempo stesso è possibile agire in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione – sesso, disabilità, origine etnica, orientamento religioso, età – riconosciuti dalla Costituzione, dal diritto comunitario e internazionale con e per un disegno complessivo a sostegno dei diritti».

Per Cgil «appariva davvero anacronistico la scelta dell’Amministrazione Barbieri che scelse di uscire dalla rete, quando il Comune ne faceva già parte, risultando allora così l’unico capoluogo di provincia della Regione Emilia-Romagna a non partecipare a questo spazio di incontro e scambio di idee. Ancora oggi, purtroppo, siamo in presenza di un clima culturale che alimenta odio e discriminazione (e purtroppo gli esempi non mancano) che non possiamo e vogliamo tollerare».

Il sindacato poi spiega l’impegno «per favorire la coesione sociale e perché siano garantiti i diritti universali a tutte le persone senza discriminazione alcuna. Proseguiremo certo questo impegno verso tali temi nella difesa dei diritti delle donne e degli uomini e contro qualsiasi discriminazione. Dai luoghi di lavoro alla scuola, dalle famiglie alla società, le persone e i giovani gay, lesbiche, bisessuali e trans subiscono comportamenti ostili e tanti sono vittime di episodi di violenza fisica e psicologica, o di atteggiamenti discriminatori e/o di scherno e di disprezzo, che dietro ad una malevola ironia, non sono per questo meno dolorosi ed offensivi per chi li subisce».

Prosegue Cgil: «L’articolo 3 della Costituzione italiana sancisce che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, ma nonostante ciò ci sono stati anche passi indietro, in particolare resi possibili da una retorica antiquata e conservatrice di alcune forze politiche che anche hanno portato alla non approvazione del Ddl Zan nella scorsa legislatura, mancando così l’obiettivo di una legislazione più appropriata su questi temi. Ma vorrei dire mancando pure un reale arrivo ad e per una più amplia sociale inclusione – scrive nella nota il responsabile dell’Ufficio antidiscriminazioni di Cgil, Bruno Carrà -, un allargamento dei diritti per tutte e tutti, come a convincimenti ed ad una visione culturale più consona ai giorni nostri, come davvero in realtà più in generale è approdata nella diffusa maggioranza dei cittadini la nostra attuale società».

«La Camera del Lavoro per quanto riguarda il proprio impegno quotidiano in particolare su queste tematiche, continua attraverso il proprio ufficio anti discriminazioni, attivo sia nel mondo del lavoro e nella società, ad operare nella sede di via XXIV Maggio prendendosi in carico le persone che necessitano tutela sindacale e legale rispetto ad episodi o fatti di discriminazione subiti, in quanto queste azioni malauguratamente non mancano neanche a Piacenza soprattutto verso soggetti, spesso i più vulnerabili e fragili, che non riescono da soli a difendersi».

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