«Il medico di famiglia è ancora la trave portante del sistema territoriale»
Il direttivo Fimmg (medici di medicina generale): «Ausl e Regione non vogliono confrontarsi con noi, forse hanno paura che emergano le criticità sotto agli occhi di tutti»
Il 7 maggio si è svolto un convegno organizzato dall'Ausl di Piacenza dedicato alla “Riorganizzazione delle cure territoriali” (pubblicizzato anche da questo giornale). «I medici di medicina generale – interviene il direttivo Fimmg Piacenza che riunisce i medici di medicina generale - sono stati invitati in qualità di uditori. Nessun rappresentante è stato coinvolto né nella organizzazione dell'evento né nella presentazione del punto di vista di chi, quotidianamente in prima linea, è stato liberamente scelto dai cittadini come medico di fiducia. La Regione e di conseguenza la nostra Ausl, non ritiene evidentemente importante confrontarsi con le figure professionali che sono da sempre al centro dell'attività del sistema sanitario nazionale. Forse per paura che emergano criticità che sono però sotto gli occhi di tutti (vedi ad esempio il problema delle liste di attesa)».
«Il medico di medicina generale, lavorando a stretto contatto con la cittadinanza ed essendone interlocutore preferenziale, conosce bene le criticità del sistema ed è il portavoce dei bisogni assistenziali riferiti dalla popolazione. Se fossimo stati interpellati avremmo posto alcune domande. Continuerà a esistere la medicina generale faticosamente ma imperfettamente costruita negli ultimi decenni? Ci sarà ancora la rete distribuita sul territorio (prossimità) e il rapporto con il cittadino legato alla sua scelta libera, ma revocabile, del proprio medico di famiglia?».
«Il decisore politico spiegherà perché è disposto ad assumere qualche decina di migliaia di infermieri di famiglia e non è disposto a fornire qualche decina di infermieri ai team di medici di famiglia? Qualcuno ci spiegherà perché ci aspettiamo un miglioramento di efficienza attraverso i nuovi distretti da 100 mila abitanti e da Case di Comunità di 40 mila abitanti e non attraverso un investimento su unità territoriali più leggere di prossimità come le medicine ben organizzate dei medici di famiglia? E in sede locale, quando verranno discussi gli accordi sulla gestione della cronicità ormai scaduti da tempo?».
«'Divide et impera' antico motto sempre valido specie quando un'azienda vuole imporre nuove regole. Il sindacato Fimmg si augura che la evidente frattura non sia insanabile. È indispensabile l'integrazione tra tutte le figure operanti nel sistema sanitario ma il medico dovrà essere ancora trave portante dell'organizzazione sanitaria territoriale. Ne va del sistema sanitario nazionale».
Il direttivo Fimmg Piacenza