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Il medico veterinario “sentinella” della farmaco-vigilanza

La fondamentale presenza dei medici veterinari sul territorio è indispensabile non solo per la cura della patologie degli animali da reddito, ma è basilare per instaurare una sinergia operativa con gli allevatori

La fondamentale presenza dei medici veterinari sul territorio è indispensabile non solo per la cura della patologie degli animali da reddito, ma è basilare per instaurare una sinergia operativa con gli allevatori; il professionista come “sentinella” della farmaco-vigilanza, per porre un freno al problema dell’instaurarsi dell’antibiotico- resistenza. Questo comporta un uso mirato del farmaco che solo un medico preparato ed aggiornato è in grado di valutare. Di questi aspetti, come delle terapie, si è trattato nel corso di un incontro di aggiornamento che si è svolto alla Volta del Vescovo organizzato dall’Ordine dei medici veterinari di Piacenza.

Relatore il professor Giovanni Re dell’Università di Torino e responsabile del Centro di referenza regionale (Piemonte e Liguria) per la farmaco-vigilanza veterinaria.

Dopo il saluto del presidente Medardo Cammi (antibiotico non da bandire, ma da utilizzare sempre al meglio), ha preso la parola il prof. Re che ha ricordato come il  fenomeno della resistenza agli antimicrobici è attualmente rilevante per frequenza e per rapidità di diffusione, con sempre più frequenti problemi di scelta ed efficacia della terapia antibiotica.

Negli ultimi decenni anche in medicina veterinaria, a fronte di un utilizzo estensivo delle stesse molecole o di molecole di classe o struttura analoghe a quelle usate in medicina umana, si è assistito all’emergenza di fenomeni di antibioticoresistenza in batteri patogeni animali.

«Ciò che facciamo noi- ha chiosato il prof. Re- finisce nel piatto della gente. Per porre un freno all’antibiotico-resistenza, considerando che i microorganismi si evolvono troppo velocemente e che da anni mancano nuove classi di antibiotici, bisogna porre una forte limitazione a profilassi e metafilassi, con il veterinario chiamato a decidere quando vanno utilizzati e come».

Nel convegno si è trattato prima di modelli PK/PD, cioè la relazione fra il dosaggio, la concentrazione e l'efficacia di un farmaco. La modellazione farmacocinetica /farmacodinamica (PK/PD), componente integrante del processo di sviluppo dei farmaci, è una tecnica matematica per predire l'effetto e l'efficacia nel tempo del dosaggio di un farmaco. 

In generale, tali modelli descrivono il modo in cui il corpo reagisce a un farmaco, in termini di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione. I modelli farmacodinamici descrivono il modo in cui un farmaco influisce sul corpo, collegando la concentrazione del farmaco a una metrica di efficacia (o di sicurezza). Un modello PK/PD ben caratterizzato è uno strumento importante per indirizzare la progettazione di esperimenti e sperimentazioni futuri.

«La ricerca, in assenza di disponibilità di nuove classi di antibiotici, ha sfruttato molecole disponibili o ne ha sviluppato di nuove, ma appartenenti a classi già esistenti, in modo razionale per ottenere i maggiori risultati limitando possibili pressioni sui microorganismi al fine di non creare o selezionare ceppi resistenti. A questo proposito- ha detto Re- bisogna comunque sempre ricordare che l’uso corretto e razionale degli antibiotici non può prescindere da una puntuale diagnosi clinica e microbiologica (antibiogramma e isolamento), cui devono essere applicate le conoscenze di cinetica e dinamica del farmaco. L’utilizzo di molecole registrate a solo uso veterinario “nuove”, di molecole “vecchie” comuni con la medicina umana, di molecole a spettro d’azione ristretto e mirato per l’agente eziologico causa della malattia, può costituire un punto di partenza per evitare ulteriori attribuzioni di insorgenza di fenomeni di farmacoresistenza all’uso degli antibiotici in medicina veterinaria».

Il professor Re ha trattato delle varie classi di antibiotici ricordando che, per il loro spettro di azione, negli ultimi anni quelli che riscuotono maggior successo appartengono alle famiglie dei macrolidi, dei fenicoli e dei fluorochinoloni. I più moderni rappresentanti di tali famiglie posseggono caratteristiche di elevata liposolubililtà dal punto di vista cinetico e di potente azione nei confronti dei microorganismi responsabili delle patologie. Ha trattato poi delle cefalosporine fino a quelle di 4 generazione, degli aminoglicosi naturali e semisintetici e dei loro meccanismi di azione e della attività antibatterica della tetraciclina. 

I farmaci batteriostatici (es.macrolidi e fenicoli) si differenziano da alcuni battericidi (fluorochinoloni) poiché agiscono con un meccanismo di azione tempo- dipendente , mentre i secondi con un meccanismo di azione concentrazione-dipendente.  Le più recenti formulazioni, consentono di raggiungere elevate concentrazioni per un periodo relativamente breve permettendo all’antibiotico di svolgere la sua azione di tipo concentrazione dipendente. Tali antibiotici sono inoltre dotati di effetto post-antibiotico, grazie al quale il loro meccanismo d’azione permette la persistenza del loro effetto per un periodo di tempo significativo. I sulfamidici si possono utilizzare tutti, ma si istaura resistenza abbastanza facilmente. 

Quando si sbaglia? «Per sottodosaggio, mancato rispetto degli intervalli dose o per sovradosaggio. E’ fondamentale conoscere- ha ricordato- il tempo post-antibiotico per evitare gli eccessi. Le associazioni possono dare luogo a sinergismo, antagonismo o indifferenza”»

Sono state poste poi numerose domande da parte dei professionisti presenti, un aggiornamento importante (con il contributo di Fatro) per porre un freno al grave problema dell’antibiotico- resistenza anche per l’uomo, per  risolvere il quale si deve sviluppare sinergia in tutta la sanità pubblica e privata.

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