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Sabato, 20 Aprile 2024
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Il piacentino Cordani tra i fondatori di un Consorzio indipendente di farmacisti

Nasce il Cfi, consorzio farmacisti italiani. L’obiettivo è creare prodotti a proprio marchio, riportando al centro l’indipendenza del farmacista. Aderenti da tutta Italia, il tesoriere è Paolo Cordani (Farmacia Fiorani)

Associarsi per produrre una vera marca privata della farmacia italiana. L’idea del Consorzio Farmacisti Italiani (CFI) è nata da alcuni farmacisti provenienti da varie regioni d’Italia. Tra i tre fondatori – che hanno dato vita al Consorzio davanti al notaio Massimo Toscani - c’è anche il piacentino Paolo Cordani, titolare della Farmacia Fiorani di piazza Borgo. Oltre a lui anche i farmacisti Lorenzo Checchia (Lucca) e Alice Diena (Recco, Genova). Il tratto comune che li unisce è la visione di una farmacia che sia moderna ed al passo con i tempi. Una farmacia nella quale il farmacista possa essere un professionista e nella quale il titolare sia competitivo sul mercato. Il gruppo di farmacisti vuole dare una risposta alla necessità di creare dei prodotti che siano unici ed incomparabili in un mercato dove, volenti o nolenti, le politiche del prezzo la fanno da padrona.

Il consorzio è partecipato dalle aziende in parti uguali ed ha la finalità di dividere i costi fissi e poter produrre un vero “private label” (marca privata) di qualità made in Italy, tramite terzisti attentamente selezionati. La selezione dei terzisti è già in corso e l’obiettivo è quello di uscire con le prime referenze in primavera. La marca di Cfi verrà distribuita in esclusiva soltanto dai soci del Consorzio, le cui porte sono aperte a tutti i farmacisti titolari. Ovviamente c’è l’impegno a non rivendere ad altri distributori la marca del Consorzio, mentre non ci sono cfi-2restrizioni per la vendita online.

«Ci sono state molte esperienze infruttuose o fallimentari di consorzi negli anni in Italia è vero – spiega Cordani, che ricopre il ruolo di tesoriere, insieme al presidente Checchia - ma ce ne sono state anche di successo. Quelle di successo hanno come fattore comune quello di essere nate “dal basso” e non calate dall’alto dal grossista o cooperativa di turno. La scelta stessa della formula del consorzio (e non di una vera e propria azienda che produca prodotti) è stata fatta per avere un sistema democratico in cui ogni azienda è parte attiva del processo. Una formula per cui non si debba essere clienti ma proprietari, tramite la partecipazione al consorzio, del prodotto stesso».

Cordani si è lanciato in questa esperienza con convinzione. «La trasparenza nei confronti dei farmacisti – osserva il farmacista piacentino - ha fatto il resto, troppe volte i farmacisti sono rimasti delusi da realtà che miravano solo al guadagno nel breve termine: il consorzio al contrario non divide utili ma questi possono solo essere reinvestiti nel consorzio stesso. Il consorzio di fatto non guadagna sui prodotti ma sono le aziende che vi partecipano a trarne i benefici tramite una riduzione dei costi. Tante volte queste realtà sono servite solo a drenare soldi verso gli amministratori». Pensare ad aggregazioni del genere tra farmacisti solo dieci anni fa era quasi un’eresia. «Noi vogliamo essere una nuova generazione che cambia le regole del gioco. Crediamo fortemente che nel 2020 la farmacia debba usare bene queste opportunità che ci sono per le aziende per guardare al futuro con fiducia. L’Italia è ricca di farmacisti-imprenditori che hanno il nostro spirito. Se vogliono migliorare il futuro della loro azienda devono alzarsi e combattere per prenderlo».

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