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«Il recesso dall'Unione? Un salto nel buio: nessuna idea sul futuro di sociale e polizia Locale»

Il gruppo “La Corte che cambia” si è espresso in merito alla decisione che l’Amministrazione di recedere dall’Unione dei Comuni della Bassa: «Un fallimento politico e amministrativo: inconsapevoli dell’enormità dei problemi che vi attendono»

Il Consiglio comunale di Cortemaggiore ha votato «il risultato di un fallimento politico ed amministrativo». Così il gruppo “La Corte che cambia” si è espresso in merito alla decisione che l’Amministrazione ha posto al voto del parlamentino magiostrino: il recesso dall’Unione dei Comuni della Bassa Valdarda-Fiume Po. «Fin dall’inizio – si legge in una nota - avete costruito questa Unione con l’intenzione di non farla funzionare e lo Statuto di Fondazione che avete approvato lo dimostra: un’organizzazione che prevede la rotazione annuale di Presidente, Segretario e Ragioniere così che appena si entri nel merito delle questioni è ora di passare la mano, è fatta per non funzionare e per non impegnare nessuno a farla davvero funzionare».

Si chiedono i consiglieri di minoranza: «Tra di voi ci sono pure degli imprenditori, chi di voi gestirebbe la propria azienda avvicendando annualmente il gruppo dirigente? Che obiettivo avevano, le Unioni dei Comuni nelle intenzioni del Legislatore? Le Unioni sono nate per consentire ai piccoli Comuni, omogenei per territorio, demografia e tessuto economico, di fornire servizi di qualità ai propri cittadini facendo economie di scala; mettere in sinergia i Servizi Sociali e di Polizia Locale, costruire bandi comuni per l’acquisto di servizi (mensa scolastica, trasporto locale, gestione del verde), condividere strategie territoriali di sviluppo».

Secondo il gruppo “La Corte che cambia” «un progetto così va pensato, riempito di contenuti, bisogna investire in risorse (che pure vi sono state date dalla Regione) e personale». Poi attaccano l’Amministrazione: «Non ne siete stati capaci, avete fallito ed ora scappate con un salto nel buio, senza ancora avere idea del futuro degli unici servizi davvero in Unione (quelli obbligatori per accedere ai finanziamenti), quello Sociale e quello della polizia Locale».

Tanti gli interrogativi dei consiglieri: «Come pensate di organizzare, da qui al 1° gennaio prossimo, i servizi ai minori, ai disabili, agli anziani e alle famiglie di Cortemaggiore? Come pensate di rispondere ai lavoratori dell’Unione, diretti e indiretti, che aspettano di sapere cosa sarà del loro futuro? Dire che avete ben quattro mesi davanti per farlo, dimostra l’inconsapevolezza dell’enormità dei problemi che vi attendono; la riorganizzazione dei Servizi che, inseriti oggi in un sistema integrato, dovranno essere ricostituiti in ognuno dei Comuni con risvolti non solo tecnici, ma anche economico-finanziario, di gestione del Personale, di riassegnazione dei bandi e di sostegno immediato alla popolazione fragile in carico è un elenco che fa tremare le vene ai polsi a chiunque». Conclude la nota: «Non provate a dire che le Unioni, così come sono state pensate, non possono funzionare; molte Unioni funzionano bene e hanno portato benefici a vantaggio dei loro cittadini. Non ne siete stati capaci, non avete voluto, ed il risultato è il peggiore possibile».

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