Il vescovo alle autorità: «Senza la concordia non si può costruire nulla nella società»
Il tradizionale scambio di auguri tra mons. Gianni Ambrosio, gli amministratori e le autorità locali, è anche un momento di riflessione
3. Tutti denunciano la crescita nel nostro Paese di frustrazioni, di disillusioni mescolate a rabbia e rancori. La nostra convivenza risulta difficile per le troppe situazioni di precarietà, di esclusione, di povertà, in particolare (ma non solo) per le fasce più deboli della popolazione. I desideri di mutamento della situazione sembrano non trovare vie di realizzazione, accrescendo così il senso d’impotenza di molti cittadini di fronte ai mali denunciati: illegalità, corruzione, inconcludenza.
Risulta poi faticoso trovare convergenze e visioni condivise dell’avvenire sociale: viene progressivamente a mancare la fiducia negli altri e la speranza nell’edificazione di una buona convivenza. L’ultimo Rapporto del Censis (il 53°) descrive una situazione piuttosto inquietante del nostro Paese. Se è vero che il Censis ricorre volentieri alle tinte forti, è anche vero che l’esperienza quotidiana ci attesta una notevole mancanza di fiducia.
Spesso si attribuisce questa mancanza di fiducia alla politica e ai politici, a coloro che hanno il compito di vigilare sul bene comune e sull’interesse generale. Si dimentica però che la crisi della politica, che ha molte motivazioni, è anche dovuta all’enorme potere che l’economia e soprattutto la grande finanza hanno ottenuto: un potere che può decidere le sorti di intere nazioni e del mondo intero. Questo è un cambiamento epocale che dovrebbe sollecitare un serio dibattito.
4. Ma la crisi della politica – non solo in Italia e in Europa, ma anche in altre parti del mondo - è pure dovuta all’affievolirsi del bene comune e dell’interesse generale da parte dei politici e da parte dei cittadini. Se vi sono ambizioni personali smisurate, se si procede su calcoli elettorali, se si fanno promesse che non possono essere mantenute, allora la politica si allontana dalla vita reale dei cittadini, si priva di quelle necessarie visioni a lungo termine, si riduce a comportamenti demagogici insopportabili.
Tuttavia occorre ricordare che non sono pochi quelli che vivono la politica come servizio. E soprattutto ricordare che una società non può fare a meno della politica, la quale è l’affermazione di un ‘noi’ societario, di un ‘insieme’ che trascende i particolarismi, gli interessi individuali e che definisce le condizioni di una vita condivisa.
Certo, non è facile svolgere questo compito della politica in un contesto individualistico che attraversa l’Italia, l’Europa e non solo. Oggi ci si nutre dell’affermazione dell’io individuale, ignorando l’altro o anche a scapito dell’altro. Questo è il fiato terribilmente corto di una visione culturale individualistica, che vede l’uomo solo come un individuo, anzi come un consumatore, la cui felicità consisterebbe nel profitto, nel guadagno e nel consumo.
Abbiamo bisogno di un respiro più profondo e di un orizzonte sociale più aperto per fare spazio alla politica. Questo lavoro di ricostituzione dell’orizzonte del bene comune sarà lungo, richiederà fatica e pazienza. Ma è il necessario impegno per il nostro futuro e in particolare per il futuro delle nuove generazioni.