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Venerdì, 19 Aprile 2024
Eccellenze piacentine / Castel San Giovanni

In Valtidone e Valluretta il primo frantoio del Piacentino

Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra l’associazione LaValtidone e la sede castellana dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Agraria e Alberghiera “Raineri – Marcora”.

La provincia di Piacenza, soprattutto nella parte della Val Tidone e in Val Luretta, è conosciuta per i fertili vigneti e i vini d’eccellenza. Ma le colline del nostro territorio offrono anche un altro prodotto, certamente più di nicchia ma allo stesso tempo di elevatissima qualità: l’olio. Trattandosi, però, di una coltura circoscritta, i pochi produttori hanno sempre incontrato difficoltà a lavorare i frutti delle proprie piante, spesso trovandosi costretti a “lasciar cadere” le proprie olive giunte a maturazione. Fino a oggi.

Già perché a Castel San Giovanni è ufficialmente entrato in funzione il primo frantoio della provincia piacentina. Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra l’associazione LaValtidone e la sede castellana dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Agraria e Alberghiera “Raineri – Marcora”. E’ stata l’associazione LaValtidone ad acquistare il frantoio e le attrezzature necessarie, per poi dare il tutto in comodato d’uso gratuito proprio all’istituto agrario di Castel San Giovanni. A contribuire al progetto sono intervenuti anche Fondazione Piacenza e Vigevano, Provincia di Piacenza Banca di Piacenza, Banca San Paolo agenzia di Borgonovo, Olimpia Inox, Edilvaltidone, Gianesi Edilio, Gimar Srl, Sagit Srl, Valtidone Spa, Valentini Germano e le amministrazioni di Castel San Giovanni, Alta Val Tidone e Ziano Piacentino.

Fino ad ora, per frangere le proprie olive, i piccoli produttori dovevano raggiungere la Liguria o le sponde del Lago di Garda, dove si trovano i frantoi più “vicini”. Ma oltre alla distanza, e quindi alle spese notevoli, sussisteva un secondo problema: la maturazione delle olive della nostra zona avviene in periodi differenti rispetto a quei territori, motivo per cui molto spesso i coltivatori si trovavano a dover lavorare i propri prodotti in periodi dell’anno in cui quelle strutture non erano in funzione. Per far fronte a queste due problematiche, i coltivatori erano costretti dunque a unire le forze e condividere le spese, effettuando una spedizione unica: in questo modo però venivano portate ai frantoi lombardi e liguri olive di varie tipologie oppure a livelli di maturazione differenti, e l’olio che derivava da questo mix non poteva di certo esprimere le migliori qualità. Ecco allora la decisione di creare finalmente un frantoio locale. L’idea prende corpo durante l’incontro tra Marco Francolini, docente dell’istituto agrario castellano, e Valentino Matti, dell’associazione LaValtidone.

«In questo progetto ho intravisto notevoli potenzialità anche dal punto di vista didattico, pensando agli studenti dell’istituto dove insegno - spiega Francolini -. Il Marcora, infatti, è una scuola agraria con una curvatura sul settore vitivinicolo, ma con questo nuovo strumento avremmo potuto affiancare anche il comparto oleario, importante per la nostra ». Unendo la necessità di ampliare l’offerta didattica dell’istituto all’esigenza di offrire uno strumento ai produttori locali, Matti e Francolini hanno concretizzato questa idea.

«Recarsi in Liguria per spremere 30 o 50 chili di olive non conviene dal punto di vista finanziario: per questo motivo i nostri agricoltori, nella maggior parte dei casi piccoli produttori, avevano ormai smesso di raccogliere i frutti delle loro piante. Grazie a questo frantoio, invece, oggi siamo in grado di trasformare anche quantità esigue, restituendo a ogni singolo coltivatore il frutto delle sue olive, pur poche che siano. Tanto per dare un’idea, in questi mesi siamo passati dalle ingenti quantità fino ai cinque chili di olive portati da una signora del posto: questa signora è tornata a casa con la sua boccettina di olio da soli 600 ml, era felicissima», aggiunge Matti.

Come scuola - specifica Francolini, - abbiamo messo a disposizione uno degli spazi del nostro istituto, ovvero la ex fabbrica di lavorazione del tabacco in via Montanara, a Castel San Giovanni, ambiente che già ospita la nostra cantina. Abbiamo messo in questo progetto le nostre conoscenze tecniche derivate dal settore enologico e le competenze analitiche esercitate attraverso il nostro laboratorio di chimica. Oltre a questo, abbiamo contribuito inserendo il personale, tra cui stagisti che oggi hanno la possibilità di conoscere e imparare anche questo strumento. Inoltre, ovviamente, abbiamo contribuito con la nostra passione». 

La prima oliva è stata spremuta all’inizio dello scorso ottobre e ad oggi sono un centinaio i privati che si sono presentati al frantoio di Castel San Giovanni. Il punto di forza di questo progetto consiste nel poter accontentare anche i semplici appassionati, coloro che, tanto per intenderci, possiedono anche solo una pianta di ulivo nel proprio giardino. «Alcuni cittadini ci affidano così poche olive che dalla spremitura si riesce a ottenere meno di un litro, eppure sono felici al pensiero di poter condire i piatti con il proprio olio. E’ una soddisfazione per noi e un bellissimo modo di valorizzare il territorio. Non a caso, raggiunto questo traguardo, abbiamo ora un ulteriore un sogno: istituire a Piacenza una festa annuale dedicata proprio all’olio nuovo, che in gergo tecnico rappresenta il corrispettivo del vino novello», concludono Matti e Francolini.


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