«Intraprendente con rispetto come le mie nonne: il titolo che mi hanno conferito lo dedico a loro»
Per il 16enne Giovanni Buttafava, nominato "Alfiere della Repubblica", «il volontariato è qualcosa che tutti possono fare, devi trovare la parte che ti piace». Sognava i servizi in ambulanza, ora ama il suo ruolo di coordinatore della consegna di viveri a domicilio: «Mi ha fatto crescere»
«Il volontariato è qualcosa che tutti possono fare, bisogna trovare la parte che a ognuno piace». Quando sabato mattina ha saputo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli aveva conferito l’attestato di merito di “Alfiere della Repubblica” era fuori Piacenza e tra sé e sé ha esclamato un “semplice” «wow!». Poi ha chiamato i genitori e nel frattempo ha ricevuto tante telefonate e messaggi di congratulazione da amici di scuola, colleghi di Croce Rossa e parenti. Il prestigioso titolo che gli è stato conferito, Giovanni Buttafava, volontario nella Cri di soli 16 anni, lo dedica alle nonne Maura e Edelweiss e presto ci spiega il perché. Giovanni vive a Gossolengo con mamma Lia, papà Stefano, i fratelli Pietro (ingegnere meccanico), Giacomo (settore edile), Cecilia (studentessa di Infermieristica a Piacenza). A febbraio 2020, quando anche l’Italia viene raggiunta dalla pandemia, era nell’associazione da pochi mesi e, come tanti altri volontari, si è trovato catapultato in una situazione che nessuno si sarebbe mai immaginato. Come tanti altri suoi coetanei si è trovato a seguire le lezioni dalla sua cameretta in didattica a distanza e, per riprendere le motivazioni che hanno portato il presidente della Repubblica a conferirgli l’attestato d’onore, «nei momenti più difficili della pandemia, Giovanni si è impegnato come volontario e ha contribuito a promuovere e organizzare l’azione volontaria di tanti giovani in favore di persone costrette a casa, per la quarantena o per problemi di mobilità. Ha svolto un ruolo di coordinamento nel progetto "Il tempo della gentilezza", promosso dalla Croce Rossa Italiana in collaborazione con il Comune di Piacenza. Con professionalità e dedizione, ha consentito a più di cento volontari di prestare servizio nella consegna a domicilio della spesa e dei farmaci a quanti non potevano provvedere autonomamente. L’impegno di così tanti giovani ha costituito una ventata di speranza per una città duramente colpita dal virus. Questa azione di solidarietà, peraltro, non ha impedito a Giovanni di proseguire gli studi con costanza e profitto».
Giovanni, intanto complimenti. Il presidente di Croce Rossa Alessandro Guidotti ha detto che sei «bravo a scuola e bravo nel volontariato». A 16 anni hai coordinato un centinaio di persone mentre andavi a scuola e lo stai facendo tuttora: come ti sei organizzato?
«Con la Dad (didattica a distanza, nda) è stato tutto molto semplice. Ero a casa e, dopo lezione, non ci mettevo molto a collegarmi con un altro mondo totalmente diverso. Tra le mezz’ore che separavano le lezioni riuscivo a rispondere a telefonate ai messaggi per capire com’era la situazione: era tutto più flessibile. Poi via via mi sono dato degli orari: le lezioni hanno la precedenza rispetto al volontariato. Quello sì è può essere al primo posto nei momenti pandemici come quello che abbiamo vissuto ma scuola e lavoro devono essere la priorità per tutti. Ora il servizio che abbiamo avviato si è strutturato, abbiamo trovato la “quadra” per mandarlo avanti e l’impegno si riesce a conciliare con lo studio».
Sempre il presidente di Croce Rossa ti ha definito come un leader: da chi hai preso in famiglia?
«Non voglio dire che qualcuno è leader in famiglia sennò poi mi linciano (ride scherzando, nda). Forse ho preso da mia nonna Maura».
Lo dedichi a lei questo titolo che ti è stato conferito?
«Alle mie nonne, a lei e a nonna Edelweiss: le ho conosciute entrambe e le ho viste proprio intraprendenti, leader in quello che facevano ma nel rispetto degli altri e quello che oggi è il mio atteggiamento posso dire che me lo hanno insegnato loro».
Giovanni come ti sei avvicinato a Croce Rossa?
«Studio al Liceo Colombini e avevamo seguito una lezione tenuta da alcuni volontari della Cri sui disturbi alimentari. Rimasi molto colpito dal fatto che si poteva entrare nell’associazione a 14 anni, anche se il mio obiettivo era andare sulle ambulanze»
Quindi in futuro ti vedi su questi mezzi?
«Ora mi piace molto quello che faccio, nulla toglie che in futuro mi possa interessare anche quel mondo che ha tutte le sue caratteristiche ma ora non è cosa per me: uno perché sono minorenne e quindi non potrei svolgere servizi in ambulanza, due perché sono già molto impegnato con il mio ruolo (delegato Area giovani Croce Rossa, nda). Anche se in Croce Rossa non c’è nessun servizio di serie A o di serie B».
Ti ha fatto crescere questo incarico?
«Se mi guardo ora posso dire che sono cambiato rispetto al periodo prima della pandemia. Sono cambiato, senza peccare di superbia, anche in termini di responsabilità: se prima l’unica era quella di fare i compiti e di studiare ora ne ho in mano tante altre che mi hanno fatto e che mi fanno crescere».
C’è qualche consiglio che vorresti dare ai tuoi coetanei?
«Il volontariato è qualcosa che tutti possono fare, bisogna trovare la parte che a ognuno piace: c’è chi ama gli animali, chi il sociale. In termini generali fa crescere molto».
E da grande?
«Da grande mi vedo nell’ambito della Medicina clinica e nello specifico Oncologia. Ora sono in quarta Liceo e c’è ancora tanto tempo ma l’idea è quella di studiare Medicina e poi specializzarsi in quella branca».