Iran, i manifestanti piacentini chiedono la sospensione di tutte le relazioni con il regime
Anche questa settimana si è tenuto il presidio in solidarietà delle donne e del popolo iraniano a Piacenza, in piazzetta San Francesco
Anche questa settimana si è tenuto il presidio in solidarietà delle donne e del popolo iraniano a Piacenza, venerdì 27 gennaio, in Piazzetta San Francesco. Tante sono le città in cui stanno nascendo comitati e tante sono le manifestazioni e gli atti di vicinanza alle giovani donne iraniane che con la loro lotta cercano di cambiare un regime «fascista». Il presidio, ancora una volta, è stato l’occasione per mostrare i volti delle giovani e dei giovani che il regime teocratico iraniano ha deciso di condannare a morte solo per la loro coraggiosa decisione di manifestare in piazza contro la violenta repressione in atto.
Sono intervenuti: Eli F. della comunità iraniana del comitato Donna Vita Libertà di Piacenza, Lidia Pastorini per Unicef Piacenza, la Scuola Azzurra di via Roma omaggiando i presenti con una performance di Riccardo Buscarini, Giovanni Zavattoni per la Cgil di Piacenza. Le loro parole hanno dato voce ai bambini, alle donne ed agli uomini dell’Iran che hanno sacrificato le loro vite in nome di un ideale, la libertà, senza il quale la vita stessa perde di significato. L’appello più pressante ed urgente alle istituzioni italiane affinché traducano i discorsi in azioni di manifesta chiusura esplicita verso questo regime, le cui azioni esulano e violano tutti i princìpi democratici ed ogni libertà di autodeterminazione delle donne. La delegazione della comunità iraniana piacentina, sempre presente e afferente al comitato, ha attraverso la voce di Eli nel suo intervento ha letto il tragico bollettino settimanale dei morti condannati, dei carcerati, il numero di bambini coinvolti. Condannati che non hanno diritto ad un processo. Morti che sono vittime di un sistema corrotto, patriarcale, ingiusto. Un regime assassino. Secondo le ricerche di Amnesty International, il regime dell’Iran dal 17 settembre al 20 gennaio ha assassinato e arrestato più di 525 persone: tra loro 71 minorenni, 34 dei quali hanno perso la vita perché colpiti da proiettili che miravano direttamente al cuore, al capo e ad altri organi vitali. Sono in atto in Iran 1.260 azioni di protesta- sono in arresto 717 studenti e studentesse, 170 di questi sono minori. Risultano avulsi da qualsiasi tentativo di censimento certo gli stupri a donne e uomini, le inumane torture e l'improvvisa e drammatica scomparsa di moltissimi individui. Drammatico il numero di donne intenzionalmente colpite al volto o alle parti intime.
Le atrocità del regime iraniano continuano e si inaspriscono, e finché non finiranno il comitato di Piacenza sarà la voce del popolo iraniano, una voce che diventa un coro grazie al supporto di altri comitati e associazioni piacentine convergenti. Successivamente all’inserimento da parte del Parlamento Europeo dei Pasdaran - il corpo delle guardie della rivoluzione islamica- nella lista dei terroristi, il Consiglio Comunale di Piacenza con un atto di grande responsabilità, il 23 gennaio ha approvato all’unanimità la mozione di risoluzione che impegna la Presidente del Consiglio Comunale ad inviare alla Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti di Camera e Senato, formale richiesta che gli stessi si adoperino a sostegno della giustizia e libertà per il popolo iraniano con iniziative di sensibilizzazione. Lo stesso documento verrà anche inviato all’ambasciata iraniana in Italia. Sempre nel testo della risoluzione si legge che verranno invitati tutti i 330 consigli comunali delle province dell'Emilia Romagna ad adottare la stessa risoluzione. È un segnale importante e raro che il Consiglio Comunale si faccia promotore di un appello a tutte/i le/i consigliere/consiglieri della regione, su una questione che non è prettamente cittadina o nazionale. Questo risultato lo sentiamo anche nostro e di tutta la collettività che sceglie di stare dalla parte giusta.
Per questo chiediamo con ancora maggiore forza alle autorità italiane.
1. La sospensione di tutte le relazioni d’affari con l’Iran e l’applicazione di più sanzioni, per la salvezza della vita degli iraniani.
2. L’attribuzione all’IRGC, il corpo delle guardie della rivoluzione islamica, del titolo di “gruppo terroristico”
3. La chiusura dell’ambasciata del regime iraniano a Roma, in quanto luogo unicamente atto a fornire al regime iraniano informazione sulle proteste in Italia.
4. Il contrasto deciso ed immediato di ogni possibile forma di esportazione di armamenti, utilizzati da Paesi terzi per reprimere illegalmente il dissenso, e l’attuazione di un monitoraggio più stringente sul blocco delle esportazioni di armamenti e munizioni previste dalla legislazione italiana e dalle misure restrittive europee.
Il regime iraniano si sente più potente grazie alla legittimazione internazionale. Tutte le nazioni devono fare la loro parte. Pertanto ricordiamo e chiediamo al Governo italiano di fare tutte le pressioni diplomatiche possibili e di non concedere alcuna credibilità al regime iraniano.
In particolare invitiamo il Governo a:
- Richiamare l’Ambasciatore italiano da Teheran per svolgere delle consultazioni.
- Comunicare all’ambasciatore iraniano in Italia la nostra ferma protesta per le azioni del regime teocratico e la volontà di sospendere i rapporti economici e commerciali con l’Iran sino a quando non cesseranno i massacri e le violenze.
- Prendere l’iniziativa per fermare la pena di morte comminata contro i manifestanti.
- Prendere apertamente posizione, a tutti i livelli istituzionali e politici, per sostenere la voce e la lotta di centinaia di migliaia di donne e uomini iraniani che si stanno battendo per la libertà contro la violenza di un regime spietato, armato e sanguinario.
- Provvedere immediatamente, tramite le organizzazioni dei diritti umani, all’invio di un comitato di accertamento dei fatti presso le carceri iraniane ai fini di prevenire le violazioni dei diritti fondamentali degli incarcerati, e di intervenire ai fini della liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri politici.
Questa battaglia non può essere solo delle donne e del popolo iraniano. Insieme a loro continueremo a gridare Zan, Zendegi, Azadi: Donna, Vita, Libertà.
Comitato
“Donna Vita Libertà” - Piacenza
Il discorso di Eli F. (studentessa e lavoratrice iraniana, in Italia da 4 anni):
Come sapete, dopo la morte di Mahsa Amini, l'Iran è scoppiato in proteste di massa internamente e internazionalmente, contro la disuguaglianza sociale, l'instabilità economica, distruzione dell'ambiente naturale, mancanza di diritti umani fondamentali, soprattutto per le donne ma anche per uomini e LGBTQ+. In questo momento ci sono più di 20.000 persone tra attivisti politici e sociali, ambientalisti, cantanti, giornalisti e manifestanti che stanno spendendo il loro tempo in prigione, solo perché hanno parlato di ciò che sta accadendo in Iran. La Repubblica islamica ha portato via oltre 527 vite, tra cui 71 bambini, usando la guerra armi e gas chimici contro persone a mani assolutamente nude, solo per prova non hanno ucciso, Mahsa Amini, stanno sparando alla gente negli occhi! Immaginare, e dimmi se questo non è un atto di terrore. E vorrei aggiungere che i numeri citati sono un dato di fatto ma la verità è quella con ogni persona che viene uccisa, molte vite sono andate in pezzi, quindi in pratica loro non uccidere una persona, ma uccidono l'intera famiglia. Quindi noi, come comunità iraniana, stiamo scoppiando a ridere ogni singolo giorno, a ogni notizia, abbiamo paura di svegliarci il giorno dopo, perché semplicemente potremmo perdere uno di noi, essere giustiziato, una persona innocente, proprio come noi, essere massacrato per le strade e prigioni. L'IRGC ha una quantità davvero enorme di budget che sta spendendo per uccidere gli iraniani e gridare la gente e questa protesta. Quindi una cosa importante che tu potrebbe fare per aiutarci a combattere è che puoi scrivere e-mail al tuo MP (un membro di parlamento) chiedendo perché l'IRGC non sia ancora completamente sanzionato dopo aver attaccato brutalmente Iraniani e non solo, ma inviando droni in Ucraina, per aiutare la Russia a ucciderne alcuni più persone. Queste persone sono nutrite di sangue.