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Italia Nostra: «La nuova legge urbanistica non riuscirà a contenere il consumo di suolo agricolo»

Le riflessioni del consiglio direttivo di Italia Nostra dopo il dibattito organizzato in Fondazione sulla nuova legge urbanistica regionale

«Durante il convegno di Italia Nostra – informa in una nota lo stesso consiglio direttivo dell’associazione - dal titolo "Né costituzionale né sostenibile?", tenutosi il 14 aprile presso la Fondazione di Piacenza e Vigevano, i relatori hanno affrontato i vari problemi creati dalla nuova Legge Urbanistica dell'Emilia Romagna, recentemente approvata nonostante numerosi cittadini e associazioni ne invocassero la sostanziale  modifica. Questa legge ha infatti gravi limiti, riassumibili nei due ambiti sintetizzati dal titolo del convegno di Italia Nostra. Uno è infatti relativo alla sostenibilità: la legge non riuscirà affatto a contenere il consumo di suolo agricolo, come dichiara invece di fare. Questo obiettivo è importantissimo e condiviso – teoricamente – più o meno da tutti. Ma il limite, fissato dalla nuova legge, del 3% di possibile espansione oltre al territorio già urbanizzato rischia di venire di gran lunga vanificato dalle molteplici deroghe che la legge – come di consueto – consente, in particolare per gli ampliamenti degli insediamenti produttivi o per gli interventi di carattere strategico (stabiliti da chi?). In pratica, questo significa che se per esempio si presenta un operatore della logistica proponendo l’occupazione di uno o due milioni di mq di suolo agricolo, e se questo intervento viene ritenuto strategico per il territorio, la nuova cementificazione potrà essere realizzata, smentendo di fatto il rispetto del limite del 3%.

Siccome la nostra provincia è da qualcuno ritenuta a prioritaria “vocazione” logistica (ignorando quelli che vorrebbero invece privilegiare la vocazione agricola, per esempio, o quella turistica, che non vanno proprio d'accordo con la prima...), queste deroghe consentiranno ulteriore consumo di suolo prezioso, peggiorando impermeabilizzazione e inquinamento di un territorio già pesantemente cementificato. Questo è stato chiaramente dimostrato dai relatori del convegno, tra i quali importanti urbanisti e il redattore capo del sito eddyburg.it. L'altra questione, con il "Né sostenibile", è quella costituzionale. Come ha autorevolmente affermato il dott. Losavio, già magistrato in Cassazione, attraverso la formula degli accordi operativi (gli accordi cioè tra Comune e operatori privati) si sottrae ai Comuni la potestà di pianificare il territorio, che è attribuita loro direttamente dalla Costituzione. Da questo derivano in sintesi i dubbi sulla costituzionalità di questa Legge regionale.

Nessuno nega che gli operatori privati abbiano la legittimità di fare proposte, ma queste devono essere inquadrate all'interno di indirizzi stabiliti dal Comune che privilegino il non consumo di suolo, la rigenerazione e il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, in modo di minimizzare la perdita di ulteriore suolo agricolo. Comune, che deve essere messo anche tecnicamente nelle condizioni di contrattare con i privati, con appositi e attrezzati uffici di Piano, per far prevalere l’interesse comune e non soccombere di fronte alla forza economica e di pressione degli operatori immobiliari. Questo sarebbe un obiettivo dichiarato della nuova Legge Urbanistica regionale, ma in mancanza degli strumenti adeguati si rivela di assai improbabile attuazione.

Sicuramente sarebbe opportuno che chi, nei partiti e in Regione, ha sostenuto e votato questa legge dimostri che tutte queste preoccupazioni, espresse da subito e ribadite nel convegno, sono infondate, e dunque attendiamo risposte».

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