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L’asilo donato dagli Alpini a Roossosh e il ricordo della battaglia di Nikolajevka

Corrispondenza di Carlo Devoti dal lungo viaggio nei paesi dell’Est Europa per condividere gli aspetti organizzarvi del festival internazionale dei giovani

A ridosso del fiume Don. Attraversando questi territori a ridosso del fiume Don, non posso non pensare alle numerose battaglie che vi si sono combattute; in particolare quelle della Seconda Guerra Mondiale che ha visto i nostri Alpini protagonisti, insieme ad altri soldati, di una ritirata in cui persero la vita migliaia di giovani, alcuni ancora ragazzi. Numerose sono le testimonianze di quella guerra che qui e là scorgo mentre percorro la strada che attraversa questo territorio collinoso che non ti permette di vedere molto lontano.

Mentre viaggio ascolto il disco del Coro Ana degli Alpini di Bettola e il canto richiama alla mia mente il bel libro “Il Sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, romanzo autobiografico in cui egli, raccontando la ritirata di Russia, parla anche di questi luoghi. Sono testimonianze piene di nostalgia e di tristezza che ancora oggi si ripropongono con una guerra di vicinato che vede coinvolti Russia e Ukraina, due popoli che la storia ha visto spesso alleati anche se con qualche distinguo. Da quei paesi sono già venuti in Italia molti giovani artisti che hanno partecipato con successo al festival internazionale; tra i vari gruppi anche quelli di Voronez, Rostov on Don, Roossosh. Quest’ultima città è fra le più frequentate dai nostri Alpini che vi si ritrovano per commemorare i caduti della grande ritirata in cui si sono vissuti momenti particolarmente drammatici, soprattutto nella battaglia di Nikolajevka. Già altre volte sono stato in questa città, sempre ben accolto dalle famiglie dei giovani venuti in Italia, dal sindaco della città e dal presidente della provincia. Con loro ho fatto visita all’asilo costruito dagli Alpini italiani tra i quali una squadra di piacentini, con una missione ben precisa e condivisa, così come si legge nella targa di un monumento che sorge davanti all’asilo; una targa che sembra quasi voler sostenere il cappello degli Alpini; le parole incise sono di grande speranza: “Da un tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione”.

L’asilo è un’opera monumentale costruita in stile sovietico ed è considerato uno fra i migliori oggi esistenti in Russia. Nel museo sottostante ci sono aule scolastiche, dove la maestra bergamasca Gianna Valsecchi insegna la lingua italiana a maestre del luogo. Il direttore dell’importante museo è il professor Morozov, persona molta stimata dagli Alpini. Pur essendo domenica, mi accoglie con simpatia, pur dispiaciuto per l’assenza dei bambini. Mi parla del suo rapporto con l’Italia, mentre mi accompagna in visita al suo museo che raccoglie la storia di Rossosh, quella degli Alpini e alcune mostre di quadri d’importanti pittori della città e altre testimonianze che aiutano a comprendere il rapporto di simpatia e la profonda stima che la comunità nutre nei confronti degli Alpini e degli Italiani in genere. Si sofferma in particolare sull’arrivo degli italiani in città, nel 1942, appena dopo quello dei Tedeschi.

Gli Alpini visitavano le fattorie e proponevano ai contadini scambi alla pari: limoni per uova. Gli Alpini chiedevano 2 uova per un limone ma dopo estenuanti trattative accettavano la proposta di 3 limoni per un uovo. I Tedeschi, invece, pretendevano, senza alcun compenso, fosse loro consegnato il cibo.

Nel pomeriggio, nello stupendo palazzo del Centro della Gioventù, partecipo a una grande festa dei bambini di Rossosh che anche nei prossimi anni verranno in Italia per partecipare al nostro festival contribuendo così a rafforzare sempre di più i legami di amicizia e simpatia fra Italia e Russia.

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