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L’associazione Piacentini nel Mondo presenta il nuovo calendario

Il presidente dell’associazione, Giovanni Piazza, ha illustrato in anteprima al sindaco e presidente della Provincia Patrizia Barbieri il calendario 2020 che, realizzato in 5mila copie, sarà destinato ai concittadini emigrati in altri Paesi

Il presidente dell’associazione “Piacentini nel Mondo”, Giovanni Piazza, ha illustrato in anteprima al sindaco e presidente della Provincia Patrizia Barbieri il calendario 2020 che, realizzato in 5mila copie, sarà destinato ai concittadini emigrati in altri Paesi. 

Domenica 27 ottobre, a New York, in occasione dell’annuale festa dei piacentini residenti nella metropoli americana è infatti in programma la prima presentazione pubblica davanti a una platea di circa 300 persone, cui seguirà la distribuzione attraverso i canali istituzionali sul nostro territorio e la spedizione ai sodalizi costituitisi all’estero: dal Regno Unito alla Francia, sino all’Argentina. 

Il calendario è stato prodotto grazie al contributo della Consulta Emiliano-Romagnoli nel Mondo, che ha patrocinato la realizzazione del progetto,  con il sostegno e la fattiva partecipazione di numerosi partner: Fondazione di Piacenza e Vigevano, Provincia di Piacenza, Regione Emilia Romagna, Associazione nazionale Alpini, Piacenza Calcio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Editoriale Libertà, Unione Comuni Alta Val Nure, Istituto Superiore San Colombano Bobbio e Liceo Statale Melchiorre Gioia. 

«Attraverso queste immagini – ha sottolineato Giovanni Piazza – vogliamo portare a casa delle persone più anziane e di coloro che sono lontani da Piacenza i ricordi dei luoghi in cui hanno vissuto, dove hanno lasciato affetti e ricordi intensi, per rinsaldare il legame con le loro origini». Parole cui fanno eco quelle di Patrizia Barbieri, che ha elogiato l’iniziativa «per l’importanza fondamentale nel trasmettere il valore delle radici e del senso di appartenenza a una comunità, che neppure la lontananza geografica può affievolire. Un messaggio che raggiunge, come un abbraccio ideale, non solo coloro che hanno dovuto lasciare la propria terra già nell’immediato Dopoguerra, portando per sempre Piacenza e le sue vallate nel cuore, ma si rivolge anche ai giovani, come testimonianza dei luoghi in cui sono nate le precedenti generazioni della loro famiglia e come vera e propria eredità affettiva».

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