rotate-mobile
Attualità Gragnano Trebbiense

«L'emergenza Coronavirus ha dimostrato che non mancano i medici ma gli specialisti»

Il sindaco di Gragnano, Patrizia Calza, interviene in merito alla situazione sanitaria italiana verificatasi durante la pandemia. «Ogni anno si laureano circa 9mila medici e più di 10mila attendono da anni di entrare nelle scuole di specializzazione»

«Durante l’emergenza Covid, è stato necessario ricorrere a medici venuti dall’estero o a richiamare in servizio specialisti in pensione: circostanza che ha evidenziato ulteriormente l’urgenza di investire in Sanità ed, in particolare, sul capitale umano. Da tempo si lamenta infatti la mancanza di medici. In realtà non sono questi  che mancano ma gli specialisti: Ogni anno si laureano circa 9000 medici. Più di 10mila attendono da anni di entrare nelle scuole di specializzazione. Nei prossimi anni migliaia di specialisti andranno in pensione e il problema esploderà». E' con queste parole che inizia la nota firmata dal sindaco di Gragnano, Patrizia Calza.

«Migliaia di giovani professionalità e intelligenze che hanno lavorato nell’ emergenza, chi sostituendo i medici di base, chi in guardia medica, chi nelle squadre Usca costituiscono un capitale umano che pur presente, viene “sprecato”. E’ noto ‘l’imbuto” dove sono finiti circa 10mila camici grigi, coloro cioè che sono rimasti esclusi dalle borse di specializzazione messe a disposizione dal concorso nazionale e che sono sempre inferiori al numero di giovani che si laureano. Lo scorso anno  a fronte di 8mila borse i candidati erano ben 18mila. Con l’ ultimo d.l. sono state proposte 4200 borse per  le specializzazioni nazionali che si aggiungono alle 8mila già previste per un totale di 12mila borse ma quest' anno i candidati saranno 24mila: i camici grigi, i laureati 2018 e i neolaureati con laurea abilitante del 2019/2020.I giovani medici chiedono che se ne finanzino molte di più», continua. «Ieri l’Assessore Regionale Donini incontrando una Patrizia Calza-7rappresentanza  di questi ha giustamente ricordato l’impegno della Regione Remilia-Romagna che ha già finanziato 100 Borse aggiuntive per una spesa complessiva di 1 milione e 750 mila euro. Tuttavia sarebbe opportuno che in queste borse che ogni anno sono finanziate dalle Regioni in aggiunta a quelle nazionali, ci fossero dei requisiti per l’ accesso in modo di agevolare i medici che risiedono e intendono lavorare nella nostra Regione, come fanno altre numerose Regioni  italiane. L’emergenza ha altresì evidenziato l’importanza della Medicina del Territorio che ha contenuto il numero di ospedalizzazioni dando sollievo ai medici ospedalieri e offrendo un contributo fondamentale all’evolversi in positivo della lotta all’epidemia. E’ opinione diffusa che anche questo settore andrà potenziato, con un riguardo particolare anche al ruolo del medico di base».

«L’anno scorso, al Concorso Regionale per Medicina Generale, si sono presentati circa 1200 candidati a fronte di 167 borse finanziate dalla nostra regione oltre a 78 borse ex d.l Calabria per chi ha più di 24 mesi di esperienza. In tanti quindi si sono visti negare il diritto alla formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro. Appare necessario pertanto che la Regione aumenti i posti nelle scuole di formazione per medicina generale sia per la graduatoria del concorso ordinario  che per quella del  d.l Calabria al fine di potenziare la medicina generale cioè i medici di famiglia. Le scuole di specializzazione che  ora sono solo negli ospedali universitari  non avranno posto per tutti  quindi serve cambiare il percorso dando modo anche agli ospedali non universitari di accogliere gli specializzandi. E’ inutile, se non sbagliato, aumentare gli ingressi alla Facoltà di Medicina  se poi i laureati  non potranno specializzarsi. Serve una migliore programmazione e anche in questo può offrire il suo contributo la Regione», si legge nella nota. «Un laureato  in Medicina e Chirurgia che non può specializzarsi o in Medicina Generale (concorso regionale) o nelle altre specializzazioni (concorso nazionale) può solo effettuare guardie mediche e brevi sostituzioni di MMG cioè dei  medici di base : in pratica è condannato alla precarietà o alla fuga all’estero. Ciò mentre la nostra Sanità  avrebbe tanto bisogno del suo impegno, per andare a rinforzare le corsie ospedaliere italiane messe a dura prova anche dalla pandemia del coronavirus. Credo che la  battaglia di questi giovani medici debba diventare anche la battaglia  dei Sindaci e in generale degli amministratori locali Bene ha fatto a sollevare la questione il sindaco Zangrandi in occasione dell’ultima seduta della Ctss. I nostri presidi ospedalieri, salvaguardati in occasione della  riorganizzazione della Rete Ospedaliera facendo ricorso al criterio della specializzazione o clinical competence faticano  a ricoprire certe figure professionali e alcuni incarichi rimangono scoperti proprio perché mancano gli specialisti».

«Certe  battaglie locali si possono risolvere  solo affrontando le questioni a livello regionale o nazionale» - conclude il sindaco Calza. «E’ mia opinione che gli  importanti investimenti in sanità  che verranno richiesti a Stato e Regione per il nostro territorio non possano non prevedere, tra il resto, anche una forte richiesta di investimento in questa direzione , quello del fabbisogno e della formazione del personale sanitario: più borse di specializzazione, accesso agli specializzandi  anche agli ospedali non universitari, revisione dei criteri di accesso, migliore programmazione».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«L'emergenza Coronavirus ha dimostrato che non mancano i medici ma gli specialisti»

IlPiacenza è in caricamento