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Il convegno / San Lazzaro

L’ex ministro Moavero Milanesi alla Cattolica: «Una rinnovata Ue che dia concretezza al suo impegno»

Il docente di Diritto dell’Unione Europea e già ministro per gli Affari Europei, stamattina a Piacenza. «Bisogna superare diffidenze e veti: i preoccupati cittadini europei hanno diritto a risultati effettivi che rassicurino»

«La realtà europea va ulteriormente consolidata, non a comparti separati, ma nel suo insieme, dando concretezza al suo impegno; in questo contesto il Parlamento deve assumere un ruolo anche di iniziativa legislativa (unitamente alla Commsssione) perché è l’espressione del voto dei cittadini. Nel caso di politica estera e di difesa si deve muovere in sintonia con il Patto Atlantico ma deve poter contare anche su un seggio permanente presso le Nazioni Unite». Concetti espressi da Enzo Moavero Milanesi docente di Diritto dell’Unione Europea al College of Europe e alla LUISS Guido Carli, già Ministro degli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale e Ministro per gli Affari Europei, intervenuto presso la Cattolica di Piacenza in occasione della 18° edizione della “Lezione Mario Arcelli”  organizzata dal Centro Studi di Politica Economica e Monetaria (CeSPEM) diretta da Francesco Timpano. La Lezione Arcelli del 2022 , di nuovo in presenza, è stata dedicata alle “Prospettive dell’Unione Europea: i profili chiave e i nodi da sciogliere”. La lezione dell’ex Ministro è stata preceduta dal saluto della preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara che, ricordando la figura di Mario Arcelli, ha sottolineato l’importanza della presenza del figlio Federico e della famiglia di Mario presenti ogni anno. «Modifichiamo - ha detto - le nostre abitudini, consapevoli che anche il nostro stile di vita influisce sulla realtà mondiale». Quindi dopo il saluto del vicesindaco di Piacenza Elena Baio, ha introdotto il tema della lezione il prof. Timpano che ha ricordato come, in questo momento così delicato, sia improcrastinabile la questione dell’identità europea e di una sua più solida e concreta ridefinizione proprio in presenza di una guerra.

«In Europa- ha esordito Moavero- ma non solo, la guerra della Russia contro l’Ucraina ha scosso equilibri fondamentali ed ogni previsione è difficile. Anche dopo la fine della Guerra fredda- ha ricordato- ci sono stati molti, lunghi e nefasti conflitti bellici e contrasti suscettibili di degenerare. Eppure, a torto, venivano considerati circoscritti, perfino quando vi partecipavamo o ne subivamo effetti indiretti. Ma mai come ora si è verificato un coinvolgimento emotivo e uno smarrimento così profondi. La risposta Ue dei 27, fatto non scontato, è stata unitaria, non militare ma civile, di sanzioni forti, uno strumento per superare l’attuale fase belligerante, sanzioni accompagnate da uno sforzo di pace e di dialogo. L’Italia, e di converso l’Unione europea, già scossa dalla precedente crisi finanziaria e poi dalla pandemia, non credeva di dover fronteggiare due rischi importanti: la repentina penuria di materie base essenziali per l’economia e il ritrovarsi con una guerra alle porte di casa. L’Europa da 70 anni ha intrapreso un grande cammino di pace e questa è la realtà da cui partire anche oggi».

Moavero ha ripercorso il lungo percorso europeo, partendo dall’intuizione del Ministro degli Esteri francese Robert Schuman che nel maggio 1950, aveva proposto la creazione di una Comunità europea del carbone e dell'acciaio, cui aveva con lungimiranza aderito De Gasperi, «ed oggi – ha sostenuto Moavero- è indispensabile una struttura costituzionale che deve essere in cima all’agenda». «Sul versante delle materie prime chiave, specie per l’energia e l’agricoltura, i rincari di bollette e alimentari sono visibili e in aumento ed è innegabile che questa dipendenza da altri paesi vada superati attraverso una comune politica energetica, così come è stato assurdo voler ridurre la produzione agricola. Ma è fondamentale che gli Stati diventino interconnessi nelle azioni da intraprendere. Si è incrinata l’era della globalizzazione, degli scambi via via più liberi su scala planetaria, delle nazioni che fondano relazioni e competizione su regole concordate, del ruolo maieutico di garanzia delle organizzazioni internazionali. Dobbiamo esserne coscienti e affrontarlo psicologicamente e materialmente, pur nell’imperativo di fare ogni sforzo per trovare una soluzione. Conforta che in questa prova ardua gli Stati Ue siano compatti fra loro e con gli alleati Nato.  Non era affatto scontato, le dispute intestine fra europei sono note e anche gli Usa hanno guardato all’Ue in modo altalenante. Può essere la svolta verso un rapporto migliore: la “coalizione delle democrazie liberali”, il cui senso vitale è oggi ben comprensibile».

Un’altra carenza da colmare- a parere di Moavero- «è quella della mancanza di una uniformità fiscale che ha creato trasferimenti di capitali ed imprese. In questo contesto il Parlamento deve svolgere anche un ruolo legislativo perché è espressione della volontà popolare attraverso il voto. Così come va rivisto il discorso delle decisioni che vengono adottate all’unanimità, un freno che va sostituito con una astensione costruttiva. Anche il Bilancio Ue è troppo esiguo, solo l’1% del Pil dei paesi aderenti rispetto al 20% degli Usa. Ora con i fondi del “Next generation europe” l’Italia è diventata un “banco di prova” per spendere bene i fondi,noi che fino ad ora li abbiamo usati male. Va modificato il patto di stabilità e crescita che va integrato con la sostenibilità del debito e con investimenti. Per la politica estera e di difesa- ha infine ricordato- il Trattato già prevede le norme (art. 42) perché si stabilisce che in caso di aggressione ad un membro, gli altri devono dare aiuto con tutti i mezzi; una comune difesa è anche un modo per risparmiare sulle spese dei singoli stati membri. Il tutto sempre in un’ottica in sintonia con il Patto Atlantico e con un seggio permanente assegnato all’Europa alle Nazioni Unite. Essere uniti sugli scopi sostanziali è basilare; adesso la cadenza della storia chiede di più all’Ue e ai suoi Stati membri. Occorre muoversi subito e su un arco di iniziative ben maggiore, superando inveterati preconcetti. Bisogna superare diffidenze e veti. Non basta l’unità d’intenti, i preoccupati cittadini europei hanno diritto a risultati effettivi che rassicurino».

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