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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L’importanza delle vestigia farnesiane per comprendere la storia di Piacenza

Le grandi vestigia del nostro passato, a cominciare da Palazzo Farnese, il Castello farnesiano e le mura, sono lì a testimoniarlo, anche se il degrado, l’incuria, la maleducazione, l’uso improprio e privato di strutture che appartengono alla comunità, rischiano di minare per sempre questo patrimonio di memoria. La presentazione del libro di Renato Passerini

Quello che hanno rappresentato i Farnese per la storia di Piacenza, è ben noto a tutti. Le grandi vestigia del nostro passato, a cominciare da Palazzo Farnese, il Castello farnesiano e le mura, sono lì a testimoniarlo, anche se il degrado, l’incuria, la maleducazione, l’uso improprio e privato di strutture che appartengono alla comunità, rischiano di minare per sempre questo patrimonio di memoria. Per fortuna esistono persone come il giornalista Renato Passerini, attento collega del nostro quotidiano “IlPiacenza”. Con la sua vigile e calibrata “penna”, frutto di una consolidata esperienza professionale che non ha mai perso il gusto e la freschezza di una giovanile curiosità intellettuale, ha testimoniato, con puntuali e documentati articoli, questa (ed altra) storia cittadina, “raccontata” attraverso i suoi più significativi monumenti. Una meritoria “fatica” che è stata racchiusa nell’elegante volume dal titolo: "Vestigia Farnesiane", Luci ed ombre della grande bellezza piacentina, Edizioni Tip.Le.Co. di Piacenza, un’opera che è stata presentata ad un affollatissimo “parterre” di pubblico nella splendida cornice di Palazzo Galli.

Dopo il saluto del Presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza, avv. Corrado Sforza Fogliani (quante importanti testimonianze storiche sottratte alla nostra città), del vice sindaco Elena Baio e dell’assessore Jonathan Papamarenghi, ha preso la parola il prof. Marco Horak che ha coordinato gli interventi, per ricordare che il libro di Passerini, prende le mosse dal convegno che ha avuto luogo a Palazzo Farnese nel marzo del 2018, quattrocentesimo anniversario dell’inizio della costruzione del Palazzo stesso. Un testo che, grazie ai minuziosi articoli di Passerini, attraversa tutta la storia della Famiglia Farnese a Piacenza, dall’assassinio di Pier Luigi alle glorie militari di Alessandro. Se di Palazzo Farnese si conosce quasi tutto, molti concittadini e non, poco conoscono dell’esistenza del Castello voluto da Pier Luigi Farnese nella prima metà del Cinquecento. Pierluigi- ha ricordato Horak- è stato un innovatore del commercio, del libero scambio, delle poste, nell’urbanistica. «L’autore, grazie a tante testimonianze della storia anche “minore” della nostra città, attraverso il suo libro, ci consente di riappropriarci di una parte importante del nostro passato, che attesta l’identità di Piacenza e la centralità che ha avuto, anche rispetto a Parma, in determinati momenti della Storia, una conoscenza che permette un essenziale recupero culturale della memoria collettiva dei piacentini cui dovrebbe assolutamente seguire, un attento recupero architettonico di tante storiche testimonianze, come invece non è stato fatto». Sul libro di Passerini - come ha evidenziato il generale Eugenio Gentile Presidente dell’Ente Farnese-  vengono riportate tante pagine sul degrado di angoli della città che dovrebbero essere curati e valorizzati, deterioramento che va dall’incuria allo sfregio, dall’uso improprio di aree comuni, ad offese vere e proprie a monumenti di rilevanza storica. E non si comprende come ciò sia stato ad esempio possibile, nel completo disinteresse di chi, istituzionalmente, dovrebbe essere deputato ad evitare simili scempi. Pensiamo a Porta Boghetto!

«Passerini ha portato alla coscienza di tutti, quello che non si deve fare; abbandono tanto! I resti del Castello sono ben conservati solo all’interno delle aree militari». Giorgio Eremo nel suo successivo intervento ha messo in rilievo tutta l’importanza della “storia minore”, anzi del “guicciardiniano particulare”, citando alcune ghiotte curiosità, dalla lapide celebrativa dopo l’uccisione di Pierluigi Farnese, girata verso il muro per occultarne la scritta e poi dimenticata, fino alla prima pietra di Palazzo Farnese, a Lotario Tomba che fece “man bassa” di stucchi, camini e balaustre. Ed ancora: le colonne di granito utilizzate poi per sorreggere la statua della Madonna in Piazza Duomo o la Lupa a Piazzale Roma. «Piacenza con questo convegno - ha ribadito Pierfelice Degli Uberti, uno dei massimi esperti mondiali di araldica- è stata capitale della cultura perché ha saputo valorizzare la propria storia: il libro di Passerini testimonia tutta l’importanza della serietà documentale. I Farnese hanno dato vita a tutte le grandi dinastie europee, il lavoro di Renato ha onorato la storia della sua città e bisogna essere orgogliosi di trovare chi si impegna per conservane la memoria e mantenerne la storia».  Stefano Pronti, attraverso l’analisi cartografica, ha ripercorso l’evoluzione urbanistica di Piacenza con particolare riferimento allo sviluppo delle mura, quindi la parola per le conclusioni all’autore del libro che, da vero giornalista che ama poco la ribalta diretta ed affida agli scritti la propria competenza e passione, ha ringraziato gli studiosi che con la loro opera hanno reso possibile questo libro che vuole essere un pungolo, uno stimolo ad evitare gli scempi e conservare la grande ed avvincente storia della nostra città.

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