La chiesa scomparsa di San Salvatore rivive in una ricerca del geologo Rocca
La storia, l’ubicazione, le caratteristiche architettoniche dell’edificio e le tracce giunte a noi, in una originale ricostruzione digitale a tre dimensioni di Riccardo Rocca
C’era una volta la Chiesa di San Salvatore. Era posta tra gli sbocchi di via Roma e via Scalabrini, in posizione frontale rispetto alla provenienza da San Lazzaro. Di antichissima fondazione (dell’anno 802, secondo il Campi), fu dotata di un ospizio-ospedale. Fu rifatta attorno all’anno Mille e ampliata alla fine del 1400 con la costruzione delle due navate laterali.
La chiesa fu chiusa nel 1868 e adibita a magazzino, e la parrocchia fu assorbita da quella di Sant’Anna. Dodici anni dopo fu demolito il campanile gotico per
ricavare materiale da costruzione. Il piccone demolitore ritornava nel 1923 quando una notte fu abbattuta per far spazio ai progetti di ampliamento del futuro Piazzale Roma.
Ma dove era esattamente posizionato l’edificio, che volumetria e caratteristiche aveva? Queste domande se le è poste Riccardo Rocca, geologo piacentino appassionato di storia, che con meticolosa e appassionata ricerca ha recuperato antiche mappe e fotografie ed in base a queste ha realizzato un modello digitale tridimensionale della chiesa. Ma andiamo con ordine e lasciamo parlare Riccardo Rocca direttamente.
Sono venuto a conoscenza della storia di questa chiesa partecipando a una visita guidata sulle chiese scomparse di Piacenza, organizzata dall’agenzia Kronos della Cattedrale. Sono geologo ed ho svolto la mia attività lavorativa nella ricerca petrolifera, e da qui ho sviluppato una certa abilità nell’ubicare e rappresentare gli oggetti in mappa ed in tre dimensioni. Ascoltando le vicende di questa chiesa mi è venuto spontaneo chiedermi dove esattamente fosse ubicata rispetto agli edifici che esistono oggi. Così ho cominciato a cercare e sono riuscito a trovare molte planimetrie pubblicate nel sito “Movio” dei Beni Culturali. Ho trovato particolarmente interessante una planimetria del 1800, che rappresenta l’intero complesso di edifici associati alla chiesa, e mi sono messo a ubicarla sopra una mappa della città attuale tramite QGIS, un programma di cartografia che sono abituato a utilizzare nella mia attività di geologo. All’inizio, pensando che gli edifici attuali fossero stati costruiti sullo spazio liberato con la demolizione della chiesa, ho cercato di far combaciare la facciata della chiesa con quella dell’edificio che si trova attualmente su Piazzale Roma, ma mi sono reso conto che la sovrapposizione non era soddisfacente. Fortunatamente, tra le altre planimetrie nel sito dei Beni Culturali, ne ho trovata una del 1920, che rappresenta la situazione quando già la maggior parte degli edifici del complesso ecclesiale erano stati demoliti e al loro posto era stata progettata la costruzione di un edificio di case popolari che è quello che ancora esiste tra via Roma e via Scalabrini. In quell’anno, secondo la planimetria, il corpo principale della chiesa era ancora in piedi e la sua parete posteriore sarebbe stata condivisa con la facciata della casa popolare. È stato allora agevole sovrapporre la planimetria a una mappa attuale di GoogleEarth, prendendo la casa popolare come elemento di riferimento, e poi utilizzare questa planimetria per ubicare le altre (figure 1, 2, e 3).
Da questo esercizio sono arrivato a capire che la chiesa di San Salvatore non sorgeva al posto di un edificio attuale, bensì si estendeva verso Piazzale Roma, arrivando fin quasi alla rotonda. Difatti fu questa la ragione per la sua demolizione, l’esigenza di aprire spazio per la creazione del piazzale.
Figura 1: Planimetria del XIX secolo, dal sito “Movio”, con la pianta della chiesa, dell’oratorio e degli altri ambienti annessi
Figura 2: Planimetria del 1920, dal sito “Movio”, con la pianta della chiesa addossata alla nuova casa popolare esistente ancor’oggi
Figura 3: Piazzale Roma oggi, con l’ubicazione ricostruita della chiesa e dell’oratorio
A questo punto, riconosciuto che la facciata dell’edificio attuale coincideva con la parete posteriore della chiesa, ho cominciato ad osservarla con attenzione, sperando di riuscire a riconoscere qualche traccia del suo passato. Ed effettivamente ho notato che sulla facciata dell’edificio attuale appare ben evidente un elemento anomalo di forma arcuata, in mattoni, intenzionalmente lasciato allo scoperto attraverso l’intonaco (figura 4). Subito ho immaginato che questo elemento potesse essere il resto di una qualche struttura a volta della chiesa scomparsa, e siccome questa parete era il diaframma tra il corpo principale della chiesa e il suo coro, l’elemento arcuato poteva essere associato sia alla volta della navata centrale, sia a quella del coro. Per risolvere questo dilemma ho pensato che avrei potuto aiutarmi realizzando un modello tridimensionale della chiesa. In passato avevo utilizzato il software BLENDER per creare modelli di strutture geologiche in tre dimensioni, ed ho considerato che avrei potuto applicare le stesse tecniche anche per ricostruire un monumento.
Figura 4: Facciata della casa popolare attuale, con l’elemento arcuato di mattoni che spicca da sotto l’intonaco
Mi sono quindi messo a cercare immagini della chiesa ed ho trovato dei validi riferimenti nel libro di Valeria Poli su "La città di Piacenza e l'architettura religiosa scomparsa" e poi in altri libri su Piacenza antica presi a prestito alla biblioteca Passerini Landi, dai quali sono riuscito a raccogliere varie foto d’epoca (figure 5 e 6). Ho ascoltato anche il racconto di alcuni amici che ricordavano di un tempo in cui, sull’intonaco scrostato della casa popolare, era diventata visibile la forma inclinata di due spioventi. In questo caso, dopo un po’ di ricerca, sono riuscito a trovare una cartolina del 1983 dove era riconoscibile questa traccia (figura 7).
Figura 5: Foto d’epoca (probabilmente inizio ‘900) della chiesa di San Salvatore, da “Porta Galera…” di Libé e Fiorentini
Figura 6: Foto dall’interno della chiesa durante la demolizione nel 1923, da “Piacenza nei ricordi fotografici di Giulio Milani”
Figura 7: Cartolina del 1983, dove appare la traccia dei due spioventi di un tetto sull’intonaco scrostato della casa popolare, dal sito www.ilmondoincartolina.wordpress.com
La mia intenzione era di utilizzare queste immagini per mettere in risalto quei lineamenti che mi avrebbero permesso di disegnare la struttura complessiva della chiesa. Per fare questo ho dovuto prima elaborare le immagini con il software di cartografia per correggere le deformazioni della prospettiva e rendere paralleli e ortogonali gli elementi riconosciuti come tali (figura 8). Poi ho disegnato la sagoma della parte esterna della chiesa su una foto della facciata, e le linee delle strutture interne su un mosaico di foto associate alla parete posteriore (figure 9 e 10). In particolare ho distinto le tracce di due archi di volta posti uno sopra l’altro e possibilmente relativi alla navata centrale (quello più in alto) e al coro (quello più in basso).
Da questa analisi mi sono reso conto che la facciata della casa popolare deve essere una combinazione di elementi antichi e moderni, risultante dall’aver incorporato la parete posteriore della chiesa murando lo spazio della navata e costruendo attorno il resto della facciata (figura 11). È quindi plausibile che da sotto il suo intonaco affiorino elementi della chiesa antica.
Figura 8: Procedimento per correggere le deformazioni dovute alla prospettiva e rendere di nuovo paralleli e ortogonali gli elementi riconosciuti come tali
Figura 9: Facciata della chiesa e disegno della sua sagoma esterna
Figura 10: Mosaico di foto per integrare varie tracce della parete posteriore della chiesa e disegno delle strutture interne
Figura 11: Messa in risalto degli elementi antichi e moderni che sono stati inglobati nella costruzione della facciata della casa popolare.
A questo punto avevo gli elementi necessari per ricostruire la chiesa in tre dimensioni. Nel software BLENDER ho importato la mappa satellitare di GoogleEarth (noto software di cartografia digitale), la riproduzione 3D degli edifici cittadini da OpenStreetMap (altro sito di cartografia digitale), le planimetrie che avevo georeferenziato in QGIS, e le immagini con la facciata della chiesa e della casa popolare. Ho cominciato collocando tutti questi elementi nello spazio in modo coerente tra di loro. Poi, a partire dalla sagoma della facciata della chiesa, ho esteso le forme delle sue pareti esterne e del tetto. Quindi ho riprodotto le strutture interne, riferendomi alla rappresentazione delle colonne e delle volte a crociera secondo le planimetrie e fotografie d’epoca. In particolare, le volte della navata centrale e del coro le ho collocate su due livelli differenti, d’accordo con il risultato dalla mia analisi delle fotografie. Infine ho ricostruito anche l’oratorio basandomi sul suo disegno in pianta (figure 12 e 13).
Con il modello completato ho potuto finalmente dare significato all’elemento arcuato di mattoni che appare sulla facciata della casa popolare. L’interpretazione che ritengo più plausibile è infatti che rappresenti un pezzo dell’arco che dava accesso al coro (figura 14).
Figura 12: Modello 3D con i bottoni di controllo, mostrando la mappa di GoogleEarth, gli edifici di OpenStretMap e le foto delle facciate della chiesa e della casa popolare
Figura 13: Modello 3D con i bottoni di controllo, mostrando la planimetria del XIX secolo e le rappresentazioni tridimensionali della chiesa e dell’oratorio
Figura 14: Vista dell’interno della chiesa assieme alla facciata della casa popolare, che mostra la corrispondenza dell’elemento arcuato di mattoni con la volta del coro
Per rendere questo lavoro facilmente accessibile l’ho infine caricato su SKETCHFAB, un sito internet dedicato alla pubblicazione di modelli digitali tridimensionali. Utilizzando le opzioni che offre il sito, ho reso il modello interattivo aggiungendovi una serie di bottoni che permettono di far apparire e scomparire i vari elementi di cui è composto. È così possibile, ad esempio, “spegnere” gli edifici moderni per mostrare solo la chiesa e l’oratorio sopra la mappa della città (figura 13). Oppure selezionare l’interno della chiesa assieme alla facciata della casa popolare, facendo risaltare la relazione tra le volte della chiesa e l’elemento arcuato di mattoni (figura 14). Insomma, il modello riesce ad offrire una rappresentazione molto intuitiva di come fosse ubicata e conformata la chiesa, invitando l’utente a esplorarne i dettagli.
Credo che questo modo di ricostruire e rendere accessibile un modello in 3D sia molto efficace per riportare alla vita i monumenti scomparsi, e lo stesso procedimento potrebbe essere applicato anche ad altri casi come la chiesa scomparsa di Sant’Agnese o le porte storiche di accesso alla città.
Il modello tridimensionale è anche la premessa per realizzare un’altra tecnologia molto efficace, quella della realtà aumentata per cui, guardando un edificio attuale attraverso lo schermo di uno smartphone o tablet, vi apparirebbe sovrapposto il modello 3D del monumento scomparso.
Trovo queste tecniche molto interessanti e per parte mia continuerò a sperimentare in questi campi.
Per chi volesse qualche dettaglio in più sul come ho costruito il modello e naturalmente per visualizzarlo e manovrarlo, questi sono i link. La loro visione si apprezza meglio su uno schermo di dimensioni adeguate, come un personal computer o almeno un tablet:
https://sites.google.com/site/riccardorocca62/drone-projects/san-salvatore
https://riccardorocca.github.io/home/San_Salvatore.html
Riccardo Rocca, riccardo.rocca@hotmail.com, gennaio 2021
Fonti:
- Barbieri Rosalinda, Cavalloni Maurizio, Di Stefano Mario, Poli Valeria, “Piacenza nei ricordi fotografici di Giulio Milani”, 2004, Tipolito Farnese
- Libé Emilio e Fiorentini Fausto, "Porta Galera. Vita del quartiere piacentino di S. Anna nei ricordi di Milietto e dei suoi amici", 2002, Banca di Piacenza
- “Movio”, sito dei Beni Culturali:
https://www.movio.beniculturali.it/icar/aspiacenza_mappestampedisegni/it/122/s-salvatore
- Pantaleoni Gaetano e Romagnoli Giuseppe, “Piacenza popolaresca delle vecchie borgate” in due volumi, 1981, Editrice Humanitas
- Poli Valeria, "La città di Piacenza e l'architettura religiosa scomparsa", 2015, Edizioni L.I.R.
- Siboni Armando, "Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza (aperte, chiuse, scomparse), 1986, Banca di Piacenza