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La dieta sostenibile richiede strategie integrate anche economiche e sociali

Su queste attualissime problematiche ha preso il via (il secondo incontro si svolgerà venerdì prossimo sul latte e le diete) il ciclo di webinar “I venerdì della sostenibilità”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore

Parlare di diete sostenibili, per usare un aggettivo di moda, non significa solo trattare di cibi, di modelli dietetici. Vuol dire mettere in atto strategie integrate che coinvolgano scelte economiche, sociali ed ambientali, ed azioni di educazione che portino a cambiamenti con piccoli passi ripetuti nel tempo e nel contempo avviare precise scelte politico-sociali, il tutto supportato da un’attività di ricerca formativa e di una scientifica multidisciplinare.

sostenibUnicatt2-2Su queste attualissime problematiche ha preso il via (il secondo incontro si svolgerà venerdì prossimo sul latte e le diete) il ciclo di webinar “I venerdì della sostenibilità”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Cremona. Il primo seminario virtuale dedicato a “La sostenibilità in tutte le sue declinazioni”, è stato caratterizzato dalle relazioni di Roberto Zoboli, Università Cattolica del Sacro Cuore su “Sostenibilità: una strategia per molti valori”, da quella di Massimo Iannetta di ENEA su “L’innovazione sostenibile nella filiera agroalimentare”e da Laura Rossi di CREA-NUT dedicata a “Alimentazione corretta ed impatto ambientale. Moderatori, Federico Mereta- giornalista e Lorenzo Morelli microbiologo e direttore DiSTAS - Università Cattolica del Sacro Cuore. L’iniziativa è promossa all’interno delle attività di Ircaf, del Progetto CRAFT Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi, (CRemona Agri-Food Technologies, promosso da Università Cattolica del Sacro Cuore con il finanziamento di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia) ed in collaborazione con Assolatte, Associazione Italiana Lattiero Casearia.

«La sostenibilità - ha detto Morelli nella sua introduzione - è il tema cruciale di oggi e di domani. Non è retorico dire che in gioco c’è il nostro modello di vita, e in particolare il modo con cui produciamo e consumiamo beni e servizi. Perciò riguarda tutti e riguarda tutto, a cominciare dalla nostra alimentazione. All’inizio il problema era stato posto, comprensibilmente, in termini strettamente “ambientali”, presto si è compreso che la discussione doveva tener sufficientemente conto di aspetti nutrizionali, economici, sociali. Un certo cibo, quindi, non può essere considerato in sé amico o nemico dell’ambiente senza tener conto del suo valore nutrizionale. Infatti, lavori scientifici suggeriscono che si ottengono valori diversi quando il costo ambientale di un certo alimento, compresa l’emissione di CO2, viene espresso in relazione ai nutrienti essenziali per l’organismo, che quell’alimento fornisce. In questa ottica anche un cibo di origine animale come il latte, può essere amico del Pianeta, se si considera il suo prezioso apporto in amminoacidi essenziali, minerali e vitamine. Un esempio del dibattito aperto tra gli scienziati: come varierebbe il costo ambientale della fornitura quotidiana di calcio all’organismo se lo dovessimo prendere da alimenti di origine vegetale anziché animale, considerando anche la biodisponibilità?».

«Tutti parlano di sostenibilità - ha detto Zoboli - e ne siamo un po’ disorientati. Ci sono quattro chiavi di lettura. La continuitàZoboliUnicatt (1)-2 patrimoniale, i limiti, l’integrazione di valori ed i problemi di scelta». «C’è bisogno - ha rimarcato - di un sincretismo di idee e conoscenze sulla sostenibilità integrata che punti su precisi obiettivi. Certo, optare per certi valori può significare lasciarne altri. Dobbiamo renderci conto che le strategie integrate possono determinare questi problemi che sono anche scelte politiche. Clima ed ambiente fanno parte della strategie di modernizzazione dell’economia e pertanto qualcuno (come per esempio le energie fossili) possono perdere da queste transizioni, così come le scelte nel sistema finanziario nel selezionare le imprese. Per questo alla base ci deve essere una grande attività di ricerca formativa e di impatto e la sostenibilità deve basarsi su una scienza multidisciplinare e sul buon senso». «Entro il 2050 - ha ricordato Iannetta - il suolo si ridurrà del 50%, raddoppieranno i consumi e la domanda di materie prime e tutto ciò inciderà sui prezzi. La criticità sarà dunque di mantenere il suolo utilizzabile e produrre di più con meno risorse». «Bisogna - ha detto - attribuire un valore aggiuntivo a chi produce e per evitare lo spopolamento delle aree agricole e diminuire gli sprechi alimentari. La sfida è creare un sistema resiliente che lavori per consumatori e produttori, un’economia circolare che contemperi sostenibilità ed economicità. Deve avvenire una transazione green e digitale, bisogna investire in ricerca, innovazione e tecnologia, avvicinando la scienza alla società». 

«Una dieta sostenibile - ha ribadito Laura Rossi - va coniugata in modo diverso: una dieta sana e sostenibile. Quella mediterranea è un modello dietetico. Deve essere conveniente, a basso impatto ambientale, culturalmente accettabile e nutrizionalmente adeguata. Ma va ottimizzata in base ai consumi reali della popolazione di riferimento. Il cambiamento- ha sostenuto- si ottiene con piccoli passi ripetuti nel tempo. Questo sta dando risultati interessanti. Va aumentato l’uso dei legumi, va diminuita la carne e bisogna combattere lo spreco attraverso la riduzione dei consumi eccessivi. Scegliere dunque con oculatezza gli alimenti, evitare gli sprechi, imparare a gestire la dispensa».

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