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«La produzione non sia asservita alla finanza»

Il segretario nazionale Ugl: «Così nascono i “poveri grigi” che non arrivano a fine mese. Serve più welfare per la famiglia». Durigon: «Servono certezze e stabilità per gli investimenti». Buttaroni (Tecnè): «La legge di Stabilità ha portato gli anni per i controlli fiscali da 5 a 8 e poi ci si chiede perché la gente è stanca e vuole cambiare»

Il lavoro deve ripartire dalla produzione non essere asservito alla finanza. Bisogna invertire la tendenza e far sì che non ci siano più i “poveri grigi”, cioè la classe media che ha un lavoro, una casa, ma non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. E poi ancora, per far riprendere il Paese andrebbero incrementati la produzione e i contratti stabili (per far crescere i redditi e quindi stimolare il consumo) e diminuito il lavoro pubblico, abbassate le tasse alle imprese. Sono i pilastri emersi all’incontro dell’Ugl, il 17 gennaio, dove il segretario nazionale Francesco Paolo Capone ha presentato il proprio libro “populeconomy, l’economia per le persone e non per le élite finanziarie”.

ugl platea 2-2Organizzato da Pino De Rosa («ipercapitalismo e comunismo sono due facce della stessa medaglia, vogliono livellare tutto»), segretario regionale del Terziario Ugl, alla tavola rotonda hanno partecipato i parlamentari Claudio Durigon (Lega), Paola Frassinetti (FdI), Roberta Toffanini (Forza Italia), oltre a Paolo Buttaroni, presidente di Tecnè. Ha moderato Alan Patarga, giornalista economico di News Mediaset. «Populismo - ha scandito Capone - significa stare dalla parte del popolo. In altre accezioni non mi interessa. Il mondo vero si muove sull’economia reale. Qui c’è un capitalismo anomalo, basato sul potere di poche famiglie che poi hanno svoltato verso la finanza. Il centrodestra ha fatto una scelta di campo e alcuni diritti non sono negoziabili: lo stare in famiglia, il tempo libero, la qualità della vita, la sanità, gli orari di lavoro». E se qualcuno chiede più flessibilità o produzione «le si contrattano». Purtroppo, una delle cause della crisi è la denatalità: «La conciliazione tempo-lavoro è fondamentale per una donna, serve a far crescere la famiglia. In Italia, però, c’è il minor numero di donne occupate, il lavoro nero e nessun welfare familiare. Come mai?».

Secondo Durigon, ex presidente della Commissione lavoro della Camera, «i segnali non sono buoni. Cala la produzione industriale e ugl platea-2aumentano le ore di cassa integrazione. Sono positivi i 285mila contratti in più dal 2019 al 2020. Ma questo è dovuto alla quota cento che ha fatto entrare molti giovani nel mondo del lavoro. L’Italia chiede certezze e stabilità, anche per gli investimenti. L’aumento dei controlli fiscali e anche la prescrizione sono misure folli che allontanano gli investitori». Per la Toffanin, «il reddito di cittadinanza ha creato solo assistenzialismo senza combattere il precariato. Il dato allarmante è che ogni anno 600mila ragazzi se ne vanno all’estero Occorre investire nelle imprese per farle sviluppare. Oggi c’è molto lavoro pubblico in Italia». Sulle aziende ha centrato il proprio intervento anche Frassinetti: «Il problema è la tenuta delle piccole e medie imprese. I grandi gruppi sono slegati dai territori, non si integrano. Serve una mediazioni con le multinazionali».

Buttaroni ha detto che anche nella ricca Emilia Romagna spira il vento del cambiamento perché c’è malessere. «I poveri grigi - ha sottolineato - portano risentimento. Solo il 4% degli italiani dice di aver migliorato la posizione, mentre il 30% l’ha peggiorata. C’è sfiducia. Se c’è fiducia i cittadini sono invogliati a spendere. Purtroppo, dal 2008 i redditi sono scesi dell’11%,le tasse sono aumentate e il lavoro è calato. Le imprese che investono 100 alla fine guadagnano 10: in altri Paesi il guadagno arriva a 20. Ci sono troppi costi di gestione amministrativa, la burocrazia, con un sistema che costa 63 miliardi in più di quanto dovrebbe costare. In Italia ci sono 8.100 regimi fiscali diversi». Buttaroni, dati alla mano, affonda il coltello: «La legge di Stabilità aumenta ancora il controllo fiscale per le aziende portandolo da 5 a 8 anni! Salgono i rischi e il capitale resta immobilizzato. Negli Usa l’investimento pubblico traina il provato, da noi c’è l’ossessione del debito pubblico. Poi però si aumenta la spesa corrente, in deficit, con il reddito di cittadinanza…poi ci sembra strano che la gente voglia cambiare».

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