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La Sacra Sindone in mostra nella parrocchia della Santissima Trinità

Tra le reliquie della chiesa Santissima Trinità, vi è ora un frammento della Sacra Sindone alla quale, dal IV secolo in poi, sono ispirate tutte le raffigurazioni di Cristo

Nell’Oratorio della parrocchia della Santissima Trinità è aperta da sabato scorso e continua fino a domenica  4 ottobre, una mostra dedicata alla Sacra Sindone (il telo di lino sul quale è impressa la figura del corpo di un uomo torturato, considerato da molti una reliquia di Gesù Cristo). La visita alla mostra fornisce occasione per scoprire cosa sappiamo, quali studi e quali progressi scientifici sono stati portati avanti, e soprattutto come si inserisce nel rapporto tra Scienza e Fede.

Domenica scorsa poi è stata mostrata alla comunità parrocchiale la reliquia della Santa Sindone, un frammento lungo circa 1 centimetro, autenticata nel 1839 dal cardinale Giuseppe della Porta. Non sarebbero più di quattro i fili staccati dalla reliquia originale, tra questi quello che costituisce la reliquia ora alla Santissima Trinità, donata alla parrocchia dalla Santa Sede, grazie l’interessamento di una persona che mantiene l’anonimato.

La Parrocchia avrà presto una seconda importante reliquia: una piccola ampolla con il sangue di san Giovanni Paolo II, prelevato negli ultimi mesi della malattia del Papa: l’ostensione di questa  sacra reliquia è prevista il prossimo 22 ottobre, Festa liturgica dedicata al Papa polacco.

Il tema della Sacra Sindone e del mistero che la avvolge, quasi fosse un “quinto Vangelo” che permette di affacciarsi sulla soglia della Risurrezione di Cristo, è stato trattato sabato scorso alla Santissima Trinità dalla sindonologa Emanuela Marinelli, laureata in Scienze Naturali e Geologiche, una delle maggiori esperte di Sindone a livello internazionale ed autrice di diversi libri sull’argomento.

L’ABSTRACT DELL’ARTICOLATO E INTERESSANTE INTERVENTO DELLA PROF. MARINELLI

La Sindone (dal greco sindon, lenzuolo) è un lungo telo di lino (442 cm per 113 cm) che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo torturato. Un’antica tradizione la ritiene il lenzuolo funebre di Gesù Cristo. La preziosa reliquia è stata in possesso dei Savoia dal 1453 fino al 1983, quando Umberto II la donò al Papa. Dal 1578 la Sindone è conservata a Torino.

Le prime notizie storiche certe dell’esistenza di questa reliquia risalgono a metà del XIV secolo, quando Geoffroy de Charny consegnò la Sindone ai canonici di Lirey, in Francia. Sua moglie, Jeanne de Vergy, era una pronipote di Othon de la Roche, un cavaliere crociato che molto probabilmente la portò via da Costantinopoli durante il saccheggio della IV crociata (1204). La Sindone potrebbe essere giunta a Costantinopoli il 16 agosto del 944 proveniente da Edessa (oggi Urfa, in Turchia) con il nome di Mandylion, un panno su cui si riteneva miracolosamente impressa l’immagine di Gesù. Tutte le raffigurazioni di Cristo, dal IV secolo in poi, sono ispirate alla Sindone. Un’antica tradizione attribuisce a San Giuda Taddeo Apostolo il trasporto da Gerusalemme a Edessa della stoffa con l’impronta di Cristo.

Nel 1988 la Sindone fu datata con il metodo del Carbonio 14. In base a questa analisi, risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 ed il 1390 d.C. Però le modalità dell'operazione di prelievo, la zona del campionamento e l'attendibilità del metodo per tessuti che hanno attraversato vicissitudini come quelle della Sindone sono ritenute insoddisfacenti da un numero rilevante di studiosi.Emanuela Marinelli-2

Nel 2013 tre nuove analisi, condotte presso l’Università di Padova, hanno datato la Sindone all’epoca di Cristo. Si tratta di due datazioni chimiche, basate sulla spettroscopia vibrazionale, e un metodo di datazione meccanico.

I risultati dall’analisi statistica dei dati grezzi, ovvero i dati derivati dalle singole misurazioni del 1988, sono stati pubblicati in un importante articolo, scritto da Tristan Casabianca, Emanuela Marinelli, Giuseppe Pernagallo e Benedetto Torrisi, apparso su Archaeometry nel 2019.

Questa analisi statistica dimostra definitivamente che i campioni esaminati non erano omogenei, dunque non possono ritenersi rappresentativi dell’intero lenzuolo. L’esito del test del 1988, perciò, non permette di ritenere la Sindone medievale. È notevole che questo articolo sia apparso su una rivista scientifica dell’Università di Oxford, proprio dove si trova uno dei laboratori che effettuò l’analisi radiocarbonica del 1988.

Molte altre analisi scientifiche avvalorano l’autenticità della Sindone: la grande abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e di aloe e mirra; la manifattura rudimentale della stoffa; la presenza di aragonite simile a quella trovata nelle grotte di Gerusalemme; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del primo secolo; cospicue tracce di DNA mediorientale.

Sulla Sindone è visibile l’impronta in negativo del corpo che vi fu avvolto, oltre alle macchie del suo sangue. C’è una perfetta coincidenza fra le ferite che si osservano sulla Sindone e quanto descritto dai Vangeli: flagellazione, coronazione di spine, trasporto della croce, crocifissione con chiodi, colpo di lancia al fianco, breve permanenza nel lenzuolo. L’impronta umana, dovuta a disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, si può spiegare solo ammettendo che il corpo abbia emesso una radiazione luminosa. La Sindone ci porta dunque fin sulla soglia del mistero della Resurrezione.

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