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La tradizione dei centenaresi prosegue con Silvia, orafa a Ferriere

La 31enne Silvia Bonizzi ha aperto un’attività nel capoluogo dell’Alta Valnure, al posto di una oreficeria che chiudeva: «In montagna riesco a conciliare meglio l’attività professionale con quella di mamma»

Cavanna, Fugazzi, Sordi, Maiocchi, Bocciarelli, Campominosi e Sbarbori. Centenaro di Ferriere ha dato i natali a tante famiglie di orefici, orafi e gioiellieri noti per la propriaSilvia all'opera-2 attività professionale nel Piacentino e nel Milanese. In questo gruppo adesso fa parte anche la 31enne Silvia Bonizzi, che da poco tempo ha aperto un suo negozio (“Silvia B.”), a Ferriere.

La giovane è cresciuta a Milano, ma tre nonni sono originari di Vaio di Centenaro. Dopo la laurea in architettura al Politecnico, ha scelto di frequentare la scuola Orafa Ambrosiana. «Ho voluto farla - racconta - perché il mio interesse sono sempre stati i gioielli, ma prima mi sono laureata». «Fin da bambina – descrive la sua passione - facevo le collanine con il filo d’argento e le pietre. Mettevo insieme le perline, mi divertivo a giocare con “La fabbrica dei gioielli” e con il découpage, sfruttavo ogni fil di ferro e di rame in cui m’imbattevo».

Nel sangue un po’ di tradizione c’era. Il nonno Andrea Bocciarelli aveva una oreficeria a Rho. «È scomparso prematuramente, il negozio non è stato portato avanti. Però mio nonno, come altri di Centenaro, vendeva, senza creare. Di orafi che lavorano i preziosi ne sono rimasti pochi».

Silvia, dopo l’università, frequenta i corsi: oreficeria professionale, infilatura delle collane, riparazione del gioiello e modellazione della cera, terminando questo ciclo di formazione nel 2013. «Al termine, ho messo su famiglia con Stefano, trasferendomi a Ferriere». Sono così nati Edoardo (oggi 6 anni) e Gabriele (3).

«Quando mi sono trasferita qui – prosegue - dove già trascorrevo i miei fine settimana, all’inizio è stata una doccia gelata. I familiari erano lontani, avevo altri ritmi. Poi mi sono ambientata, i coetanei con cui trascorrere il tempo libero c’erano anche qui e le distanze non rappresentavano più un problema, perché ti accorgi che se ci metti un’ora per raggiungere Piacenza, perdevi comunque lo stesso tempol'arte orafa-2 per raggiungere l’università».

Con la famiglia vive a Cerreto, poco distante dal capoluogo. «Ci si conosce un po’ tutti, per me è come vivere in una grande famiglia allargata. Mi sento più protetta, ci controlliamo i bambini a vicenda, il contatto umano è più presente. A Milano ovviamente questo modo di vivere la comunità non c’è e mi capitava anche di “correre” tra un impegno e l’altro con molta frenesia, senza saperne il perché».

I bambini, intanto, crescono e Silvia decide di osare. «Dovevano iniziare, rispettivamente, la prima elementare e il primo anno d’asilo, così pensavo di aprire una Partita Iva per lavorare come orafa da casa». Ma c’è stata una coincidenza. «Sono stata raggiunta da una proposta nei mesi precedenti: a Ferriere chiudeva l’oreficeria Cavanna, i titolari – centenaresi come me - andavano in pensione. Sapevano che avevo studiato da orafa: mi hanno chiesto se lo spazio m’interessasse». Ecco il grande salto: un’attività nel capoluogo. Silvia era pronta per inaugurare a Pasqua, poi il lockdown ha rallentato le cose e il negozio ha aperto i battenti a giugno.

Cosa vuol dire aprire un’attività nell’anno, dal dopoguerra a oggi, più disgraziato? «Ho pensato che se stavo in piedi quest’anno – risponde Silvia - non potevo più fermarmi». L’estate, poi, ha portato tanti frequentatori sull’Appennino. «Sì, c’era molta gente in giro a luglio e agosto, è andata bene, si è lavorato e sono contenta». Cosa fai in particolare? «Lavoro soprattutto l’argento, le pietre dure o l’infilatura delle collane. L’oro, dopo lo scoppio della pandemia, come prezzi, è andato alle stelle, meglio puntare su altro. Non mi sono legata a una marca in particolare, ho alcuni oggetti già fatti e le mie creazioni. Adesso sto preparando quelle per la prossima estate».

Ma è un altro l’aspetto che Silvia apprezza dell’aver aperto il negozio in montagna. «Una cosa bella è che a Ferriere riesco a conciliare maggiormente l’attività professionale con quella di mamma. Si lavora molto nei due mesi estivi e sotto Natale, quando c’è più gente, però per il resto gli orari sono più elastici. In questi giorni di gennaio, in cui c’è poco, al pomeriggio tengo chiuso per stare con i miei figli. Non sono costretta a pagare un affitto alto – e altri costi - come può capitare in città o da altre parti e quindi non devo per forza lavorare a ritmi incessanti per mantenere in equilibrio i conti e guadagnare qualcosa. Qua l’attività è più sostenibile, si può fare».

Silvia con i figli-2

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