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In Alta Valnure / Farini

"Ü basulon", mestiere porta a porta da 35 anni: «I clienti mi fanno sentire a casa»

Laura Isingrini da Groppallo viaggia con il camion nel circondario e tra le tante frazioni del territorio di Farini per servire i suoi clienti: «Prima di comprare mi invitano a bere il caffè, questo mestiere itinerante non mi pesa affatto»

«Il mio camion non è enorme, però su queste strette strade di montagna mi sento lo stesso un po’ un bisonte». L’attività di basulòn - il venditore ambulante di generi alimentari e di prima necessità – si declina anche al femminile. La 52enne Laura Isingrini con il suo camion, da Groppallo viaggia avanti e indietro nel circondario e tra le tante frazioni del territorio di Farini.

Nel momento in cui la “becchiamo”, è reduce da un giro a Villa, Poggio, Valle, un gruppo di abitazioni sopra il capoluogo Farini e altri paesini intorno a Groppallo. «Domani andrò a Unghia - spiega la donna - Cà Nova, Guglieri, Vigonzano, e poi mi sposterò verso la zona di Troncamorso, Boli e Cantoniera».Roberto Cavanna-2

Laura, originaria di Boccolo Noce, da trentacinque anni svolge quest’attività, iniziata con il marito groppallino Roberto Cavanna. «Lui faceva “u basulòn” come suo padre. Ai tempi d’oro partivamo alla mattina con due camion stracarichi: alla sera erano già vuoti. Però non mi lamento della situazione attuale».

In certi paesini Laura serve una sola persona. «Però fanno la spesa dalla A alla Z - racconta - mi attendono come se fossi il mercato settimanale, al quale non vanno, perché non vogliono tradirmi. E prima di comprare chiedono se voglio venire a bere il caffè o il tè. La clientela mi fa sempre sentire a casa ovunque vada con il camion, anche per questo il lavoro non mi pesa affatto». Anche quando nevica, Laura non perde mai un giro. «Piuttosto uso l’auto per spostarmi».  

Il marito Roberto purtroppo è deceduto nell’ottobre di sei anni fa, dopo una malattia. «Fino all’estate di quell’anno, lavorò con me o quantomeno mi seguì lo stesso, anche se era già debilitato». Dopo quel lutto non ha pensato di scendere dal camion neanche per un secondo. «Non potevo farlo, non me la sentivo di smettere un mestiere che avevamo svolto insieme per una vita. Mi hanno anche offerto altri lavori in quel periodo, ma a me piaceva continuare, amo i miei clienti, mi sento bene quando sono fuori, in giro».

Da quel momento Laura lavora da sola. Senza alcuna paura? «No, non ho mai avuto problemi, lavoro tranquillamente in queste zone. Nel mio piccolo non posso lamentarmi di niente. Non so cosa accadrà in futuro, per ora non emigro per fare un altro mestiere».

Tra tutti i paesi ce ne è uno preferito? «Mi piacciono tutti, davvero, poi se proprio ne devo scegliere uno, Pianazze è caratteristico». Laura in passato si riforniva a Piacenza, adesso i fornitori le vengono incontro sia per i generi alimentari che per frutta e verdura. «È stata un’estate molto positiva - traccia un bilancio - si è lavorato, c’era gente. Dopo il Covid noto che appena si ha l’opportunità di scappare dalla città, si sale più volentieri. Però molti salgono e girano poco, anziani e adulti hanno ancora paura della pandemia, preferiscono stare a casa e sempre meno in mezzo agli altri».

Come mai quest’attività sopravvive? «Ci sono io e c’è Gianni di Ozzola, siamo gli ultimi superstiti di un lavoro in via d’estinzione. Un tempo c’era anche Adriano Figoni di Montereggio, un nostro caro amico. Teniamo duro, il mestiere funziona ancora perché lo svolgiamo in territori vasti, distanti dai supermercati. La gente fa il conto che risparmia benzina e fatica, preferisce pagare qualche centesimo in più a noi, risparmia comunque».

Laura Isingrini-2

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