Lavoratori di San Rocco al Porto: «Non siamo tutelati, vorremmo stare a casa»
«Lavoro al centro commerciale “Bel Po” di San Rocco al Porto e siamo molto preoccupati. In galleria vediamo abitanti di Fombio e San Fiorano. Non siamo tutelati. La cosa assurda sono le famiglie con bambini piccoli di pochi mesi in giro serenamente, o i ragazzini che giocano con i giochini a gettone dove chissà chi ci ha messo le mani, poi ci sorprendiamo quando sentiamo di nuovi casi. Noi commesse vorremmo tanto poter stare a casa con le nostre famiglie, prevenire, e assicurarci la nostra salute e quella dei nostri cari, ma non possiamo. Siamo obbligate ad andare, a sorridere da dietro la mascherina pensando "speriamo che questo cliente non abbia niente". Potremmo capire l'apertura del supermercato perché contiene beni di prima necessità, ma i vestiti? I profumi? I gioielli? Questa società ha le priorità totalmente sballate, al primo posto dovrebbe esserci la ragione e l'umanità, non il consumismo e il vil denaro. D'altronde sono stati chiusi o vietati i centri di aggregazione che non danno profitto, ma quelli che lo danno si guardano bene dal chiudere. Ci piacerebbe veder fatta la cosa giusta, una volta tanto. Ma le aziende non ci ascoltano e tanto meno i vertici del centro».
Una lavoratrice