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«Le acque termali non vanno sprecate, lì un punto prelievi per l’ospedale di Bobbio»

L’associazione ai nuovi proprietari che si sono aggiudicati all'asta il terreno: «Sull’area ex terme di Bobbio, alcuni punti da chiarire. Siamo per la bonifica del “deturpamento”, chiediamo che quell’area sia tutelata»

Dal 24 novembre, dopo 4 anni dal fallimento della Terme Bobbio Village Spa, l’area di San Martino ha di nuovo un proprietario. Con la loro offerta il Panificio Bergamini ha sparigliato la situazione. Ora l’associazione “Comitato Terme e val Trebbia” s’interroga sul futuro dell’area. «La domanda che tutti si son posti è: come verranno usati i 55.00 metri quadrati di terreno? Come risponderà l’amministrazione di Bobbio? C’è una prima risposta, parziale, perché interessi e motivazioni si chiariranno alla luce dei prossimi eventi».

«Abbiamo le prime dichiarazioni rilasciate dall’avvocato che ha assistito i Bergamini nell’asta: sarà  la popolazione - di Bobbio e della valle - il primo soggetto da ascoltare. Poi in una nota inviata all’amministrazione comunale di Bobbio leggiamo della disponibilità “a trasferire parte del terreno a titolo gratuito al comune, per risolvere il deturpamento”. Si auspica un “confronto con la popolazione per capire la vocazione dell’area e in quale dimensione, perché sia utile alla collettività”. Ascolto della popolazione, sia utile per la collettività, trasferimento a titolo gratuito: è un inizio rassicurante, coerente con la riparazione dello sfregio, ma perché sia anche sufficiente ci sono dei punti da chiarire».

«Primo: sul terreno c’è un’indagine sulle acque termali da concludere. In questi 4 anni l’associazione Comitato Terme e val Trebbia ha tenuto aperto un discorso che tutti davano per perso: non sprecare le acque termali della zona e non lasciare 55mila mq alla speculazione. L’associazione qualcosa l’ha ottenuto: oggi alla ricerca di acque termali su San Martino, come è noto a tutti, mancano 2 carotaggi e a mesi avremo le conclusioni. Di questi fatti chi ha presentato offerte per l’asta su s. Martino è senza dubbio al corrente. Soprattutto ne è al corrente, avendo firmato la delibera, il sindaco Pasquali, presidente dell’Unione comuni val Trebbia-Luretta».

«Acque termali per cosa? Un punto prelievo pubblico in collegamento con l’ospedale. Per qualificarlo come presidio di cura termale provinciale e non solo. Crediamo sia evidente per tutti la differenza tra un piccolo ospedale a tutti gli effetti e un OsCo, limitato a lungodegenze, come di fatto oggi l’ospedale di Bobbio è, se non cambia l’attuale Piano Socio Sanitario Territoriale».

«Secondo: la disponibilità dei Bergamini per un uso pubblico concordato con la popolazione è riferita ad una parte del terreno. Quanto? Metà, un terzo, un quinto? E per la restante parte? Vale l’indice di edificabilità stellare frutto di accordi falliti per la riapertura delle terme? Certo, lo scempio va abbattuto, ma lo sappiamo tutti che è uno scempio frutto di quelle concessioni edilizie e di una gestione del territorio che ha lasciato macerie dietro di sé. Per questo le villette vanno demolite e quelle concessioni vanno ridiscusse. La tutela del territorio di S. Martino che non c’è stata nel passato ci può essere oggi? Crediamo che il passato abbia insegnato qualcosa, quindi siamo per la bonifica del “deturpamento” e delle concessioni che lo ha reso possibile. All’amministrazione comunale e all’Unione Comuni val Trebbia e Luretta abbiamo chiesto da tempo e rinnoviamo la domanda di tutelare il terreno di San Martino. I vincoli non sono contro i nuovi proprietari, ma sono per restituire al terreno il suo valore non speculativo e restituire al termine “collettività- comunità” il suo significato: persone con legami di appartenenza dove l’interesse collettivo prevale su quelli individuali. Sul che fare ci sembra importante raccogliere l’invito dei Bergamini ad ascoltare la cittadinanza. Sul terreno di San Martino il Comitato ha raccolto dati, ha fatto informazione, incontri pubblici e incontri con tutti gli amministratori ed è pienamente disponibile a continuare il confronto».

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